Bleach Soul Society

[Gdr-on] Una giornata inaspettata

Ruolata tra Atasuke e Alizabetha

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    Quella mattina, la gelida atmosfera del Rukongai era allietata da un tenue peto, altrettanto inerte e aguzzo come delle affusolate scanalature. Gli studenti si muovevano silenziosi e languidi tra gli edifici della cittadina, rincasanti dalle pericolose lezioni a cui avevano reso la propria partecipazione. Sconosciuto era ad Atasuke ciò che succedeva dentro il Seiretei. L'umidità pressante nel Distretto79, faceva sembrare le mura degli edifici d'un nero intrico, quasi assomiglianti alle oscure fattezze dei demoni. Tutto ciò, portava ad evidenziare alcune cose, come a riguardo che tutti gli altri distretti pensavano futili, e ignoravano come la crudeltà avesse preso possesso del mondo, tutti tranne quello.In quel cinerino panorama, una di quelle tante persone, indolente e accorata, camminava in quelle oscure e silenziose vie, trapelando edifici e negozi. Fino a qualche giorno prima, quel panorama, nonostante gli fosse oramai tanto familiare, avrebbe suscitato nel suo animo tormentato, quel pensier di paura, che lo perseguitava fin da quando aveva abbandonato la vita terrena. Ad ogni rumore, ogni sussulto faceva si che si voltasse, con l'amar gusto in gola di ritrovare quel famelico mostro di nuovo davanti ai suoi cerulei, e altrettanto perlacei occhi. Uno sbuffo di vento, fece alzare lo sguardo al ragazzo che intravide la maestosa e dorica magione del Seiretei, nascosta in quella colonna di nebbia. Riprese a camminare, a lunghe falcate, senza nemmeno saper dove si stesse dirigendo, troppo forte erano i pensieri che gli vagano imperturbati per la mente. Nemmeno un suono, solamente il fruscio del vento che ammaliava le lignee foglie che adornavano quella zona del Distretto. Il sole ancora non albeggiava nella gabbia bigia che proteggeva il villaggio. A Kusajishi, si poteva ben notare, che la loro nitida pelle, i loro cerulei occhi erano come una prova a poter dimostrare questo, come che quell'ammasso enorme arancione, ovvero il sole,non era stato in grado di scalfire. Come credevano che nel mondo ci fosse pietà...come che la violenza fosse solo un futile motivo da poter evitare..



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    No matter what! No matter how!? This world's heroine is me!
    Splendid! No questions asked! I'm the only proof!

    "In every direction, whenever, wherever; if I come, it's paradise
    In every season, relaxed and unnoticed! Both today and tomorrow is a great adventure!"

    I quickly run away at unpleasant times; I quickly raise my hand at pleasant times
    I don't do anything rash, but I make tea and avoid jumping at sweet temptations

    There are countless things I want
    The daring and wonderful eyes aiming for something is invincible!

    As I thought! Intelligently!? This world's heroine is me!
    It seriously can't be turning on its own, right!?
    Even you, even anyone will be dragged in, because it's fine
    A lot of talents and achievements will emerge from a lot of heart-throbbing dreams! Or something like that☆

    "In every direction, whenever, wherever; if I come, it's paradise
    Seeking my own interest! Today, too, the world will turn around at my convenience!!"


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    lizadisguise02
    Le porte del garganta si aprirono con un delicato sibilo tra due case dei muri pericolanti.
    Come un ascensore apparso dal nulla le due ante si ritirarono così come erano apparse, spalancando una profonda ferita nel multiverso, una voragine aperta su un mondo del tutto diverso, un mondo fatto di opulenza, di ricchi mobili istoriati e di una legione di servitori pronti ad eseguire ogni comando.
    Tuttavia, chi stava fuoriuscendo da quell' ingresso, non era affatto contento di vivere in quel luogo, almeno non di passarci l' intera vita.
    Una scarpa bianca come la neve, di ottima fattura, fuoriuscì dal portale,poggiandosi delicatamente su quello che un tempo era stato un lastricato, ma a tutt'oggi pareva più una discarica.
    Un'altra calzatura la seguì, imitata a ruota da un frusciante abito di seta bianca, da una cascata di capelli biondi e da un grazioso parasole dai bordi decorati da pizzi e merletti.
    Come la creatrice di quel garganta fu passata, entrambe le metà si richiusero, rendendo il vicolo la stessa oasi di tristezza e miseria che era prima.
    La giovane ragazza si guardò intorno e storse il naso, alla vista di quel pozzo di sporcizia e inciviltà.
    Si era aspettata di ritrovarsi in uno degli eleganti quartieri del primo distretto, non certo in un posto squallido come questo.
    Con un singhiozzo abbattuto Alizabetha Coraciero aprì l' ombrello parasole e iniziò ad avviarsi verso quella che pareva essere la strada maestra, con un po' di fortuna forse sarebbe riuscita ad arrivare al Jurinan in un paio d'ore.
    In teoria con due sonido ci sarebbe potuta arrivare in pochi secondi, tuttavia sarebbe stato equivalente a firmare la sua condanna a morte.
    Già era problematico contenere la sua energia spirituale al minimo, e doveva ringraziare la sua innata capacità di assorbimento e controllo del reiatsu, se poteva riuscire ad ingannare i delicati strumenti degli dei della morte, anche se doveva ancora camuffare il suo aspetto per evitare di destare sospetti.
    Si passò una mano tra i lunghi capelli color grano della parrucca che aveva fatto fare su commissione proprio in vista di occasioni simili.
    Non era proprio male, anzi, ci si sarebbe quasi potuta abituare.
    L' unico problema erano le sue pupille, rosse come rubini, certo destavano parecchi problemi, era forse l' unica cosa che la denotasse come arrancar a prima vista, dato che i residui di maschera ed il foro erano coperti dagli abiti e dalla parrucca.
    Si abbassò l' ombra del parasole sino a coprire la parte superiore del volto ed iniziò il suo secondo viaggio nel Rukongai
    Al terzo passo calpestò quello che sembrava essere un avanzo di cibo lasciato a marcire al sole
    Cielo che squallore, devo essere arrivata nel buco peggiore di tutta la Soul Society, o al limite esserci arrivata vicina...
    Sbottò innervosita.
    Non c'era anima viva, nessuno che passava.
    Nel corso degli anni si era fatta una idea molto diversa del luogo dove in teoria sarebbe dovuta andare una volta purificata...
    Ma diamine, se fosse finita in un luogo del genere forse avrebbe rimpianto la sua sua scelta.
    Sembravano i sobborghi di Las Noches, in quanto a stato di conservazione, tuttavia questi ultimi erano certamente più puliti...
    Gli hollows inferiori non lasciavano mai niente dopo il loro passaggio.
    Ripulendosi la calzatura con un fazzolettino di seta, l'espada in incognito riprese a camminare, maledicendo il rukongai e tutti i suoi incivili abitanti.
    La prima volta che era venuta qui, camuffata come ora, era apparsa in una famosissima via dei primi distretti, o almeno così aveva capito si chiamassero.
    Aveva guardato un po' in giro e aveva deciso di comprare quello che sembrava essere uno splendido separè decorato a stampe, una pregevolissima opera d'arte che nessun arrancar avrebbe mai saputo imitare.
    Tuttavia non aveva la valuta locale con sè, e sapeva benissimo che le Almas non erano accettate nella Soul Society, così aveva dovuto rinunciare.
    Ma stavolta era pronta, aveva recuperato con altri canali un bel po' di Kan, una piccola fortuna, anche per un ricco mercante, ed era intenzionatissima a portare a termine i suoi affari.
    C'era solo un problema, dove sarebbe dovuta andare per arrivare ai primi distretti?
    Doveva chiedere indicazioni, ma non c' era anima viva.
    Sollevò lo sguardo, solo per ritrovarsi a fissare il bollente sole della calda estate della Soul Society.
    Faceva caldo laggiù, molto più che nella tenebra dell' Hueco Mundo o sotto la cupola di Las Noches...
    Persino più che nel mondo reale.
    Chiunque avesse creato quel mondo di sicuro non pensava al benessere dei suoi occupanti.
    Ormai le era chiaro, doveva sbrigare i suoi affari il più in fretta possibile, e non solo per via del caldo, o per il rischio che la sua identità diventasse pubblica.
    Ma più il tempo passava e prima Beatriz ed Helena si sarebbero accorte che lei non era a lavoro.
    Le sue fughe nel mondo reale non erano una novità, ma nella Soul Society?
    Questa sì che era grossa.
    Lei, una espda, e per di più in possesso del numero quattro, che passeggiava così vicino alla Seireitei?
    In effetti era inconcepibile e di una gravità inaudita.
    Ragione di più per non farsi scoprire.
    Sua eccellenza Aizen di per sè non era mai stato contrario a queste sue scappattelle nella sua infinita bontà, tuttavia la sua sottoposta e sua sorella...
    lizadisguise
    Beh, loro erano tutt' altro paio di maniche.
    Avrebbe dovuto sbrigarsi, sì, e senza perdere tempo.
    Con un sospiro di rassegnazione girò l'angolo, solo per trovarsi faccia a faccia con quattro tipi alti e truci, dall' aspetto decisamente poco raccomandabile.
    Così su due piedi pensò di chiedere loro informazioni, ma quando vide i coltellacci nelle loro mani cambiò idea.
    Non erano decisamente persone affidabili, anche a giudicare da come la guardavano.
    Erano la schiuma del Rukongai, ladri e predoni della peggior specie.
    I loro volti si distorsero in un ghigno sadico mentre si avvicinavano sino a circondarla, le spade snudate e pronte all' uso.
    Avevano scelto la vittima sbagliata, decisamente...
    Senza neppure degnare di uno sguardo le loro armi, conscia che non avrebbero mai potuto ferirla, semplicemente chiese, con aria meravigliata.
    Andiamo ragazzi...
    Con calma serafica spostò l' ombrellino da una spalla all' altra e aggiunse, sinceramente meravigliata
    State scherzando vero?
    Era venuta per riposarsi, e non aveva alcuna voglia di menare le mani, men che meno con feccia del genere.
    IN qualunque altra occasione li avrebbe eliminati dalla faccia della terra, liberandola dalla loro oppressiva presenza, ma in questo caso li avrebbe solo dovuti stordire...
    Ed era molto più difficile prendere in mano una formica, cercando di non schiacciarla.
    Per la terza volta in pochi minuti si guardo in giro cercando una via d'uscita.
    Altrimenti, i quattro balordi avrebbero avuto un pessimo, ma davvero pessimo, quarto d' ora.


     
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    Ti ho fregato i codici. Che dio sia con me.


    (II):I'm a Hermit without a place where to go.

    "I'm just so fucking depressed
    I just cant seem to get out this slump
    If i could just get over this hump
    But i need something to pull me out this dump
    I took my bruises took my lumps
    Fell down and i got right back up
    But i need that spark to get psyched back up
    and in order for me to pick the mic back up"





    Ogni passo smuoveva quelle sottili foglie aghiformi che giacevano assopite sul terriccio molle ed umido del Distretto. Come in un gracidio perpetuo l’avanzare del ragazzo oneroso era accompagnato da un lento requiem naturale,che lentamente assopiva la sua mente in una sorta di criogenia forzata.
    Se solo diventassi uno Shinigami, potrei attingere da quel potere a me nascosto.
    L'aria pesante ed umida soffocava il ragazzo, rendendone la lunga marcia sempre più faticosa.
    Da diverse decine di minuti il giovane aveva oramai lasciato la sua casa e le gigantesche mura, la cui imponenza le rendeva visibili anche a diversi chilometri di distanza nello spoglio paesaggio, anche se solamente come ombre confuse tra le nebbie, era già scomparsa oltre la sottile linea dell'orizzonte, che si confondeva con le gigantesche masse grigie che caratterizzavano quei luoghi.
    Pochi deboli aliti di vento smuovevano appena i banchi di nebbia, che, aleggiando nel già soffocante aere di quel giorno, rendevano estremamente difficoltoso seguire una precisa direzione.
    Al contrario, quell'opprimente ed umida arsura non dava la benchè minima impressione di svanire, continuando ad opprimere Atasuke ad ogni suo passo.
    Lo scricchiolio degli aghi di pino, schiacciati e smossi dal peso del ragazzo accompagnava costantemente il suo lento incedere, la sua faticosa marcia in quell'opprimente atmosfera, formando quasi un lento motivo musicale che, come per incanto, sembrava risucchiare le energie del ragazzo.
    Da tempo ormai odiava la vita monocroma del Rukongai, sempre le solite cose.
    Lavoro, Mangiare, Dormire. Le tre parole che ogni volta accompagnavano la vita solitaria di Shiranto-San. Quant'avrebbe voluto far parte degli Shinigami, di indossare quel lungo Kimono nero che nella sua mente era come un simbolo con il solo scopo di fargli credere di più in sè stesso.
    Non sapeva cosa avesse fatto nella vita passata, se fosse stato un uomo crudele o un ragazzo benevolo e gentile. Nessun ricordo riusciva ad affievolire dalla sua mente perduta.


    Camminava da un paio d'ore, senza nemmeno saper dove stesse andando. Era in preda ad uno dei suoi momenti di tristezza, una caratteristica del suo carattere lunatico. Ma era ora di tornare a casa, guardò verso l'alto il sole che era nel punto più alto del cielo. La sua finta famiglia lo stava aspettando per mangiare. E come in ogni buona famiglia si sà, se si fa tardi subito incominciano ad imprecare il loro Dio finto che niente potesse accadere ai propri figli.
    Con un leggero sbuffo girò l'angolo, avrebbe tagliato parte del percorso per ritornare, fu subito attirato dallo schiamazzare di alcune persone che forse stavano per litigare. Le feccie del Rukongai, neanche degne di sudarsi dalla fronte i propri guadagni. E per di più infierire su una giovane ragazza, uomi ignobili dal falso orgoglio.
    Hey voi, perchè non ve la prendete con me?
    Entrambi portavano una capigliatura piuttosto singolare inoltre.
    I loro capi erano avvolti in piccoli rasta tirati su tutto il cuoio,erano biondi come il sole,lucenti ai risvolti paradisiaci dello stesso.
    Nonostante paressero identici ad un rapido sguardo,uno di loro era leggermente più alto,con una “capigliatura” ben più lunga del secondo.
    Un’altra caratteristiche che attirò la lieve attenzione del giovane Shiranto,riguardò il loro abnorme arsenale. Con passo lento e deciso arrivò fino al fianco della giovane ragazza, portava uno strano vestitino da vedere nelle strade del rukongai, si proteggeva dai raggi del sole tramite un insolito ombrellino. Era una bella ragazza, sembrava graziosa e gentile.
    Signorina meglio che tu vada via, gira l'angolo e vai verso destra. Qui finirà male.




    Edited by ~BloodyHell. - 20/7/2011, 21:55
     
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    The answers yesterday are irritating! Tomorrow I'll show a blank expression?
    From the beginning, it's a private matter, right? There's a lot of that mischief

    It's probably fine even if there's too much talking
    It's impossible to solve the difficult daily mistakes

    No matter what, I'll apply the method in high spirits!
    There's no such thing as caring for your appearance; only the people who stand out will win!
    Dancing in the space in Buddha's hand?
    That kind of ominous fairytale will be shattered into pieces!

    I'll carve my own legend!!

    As I thought! Intelligently!? This world's heroine is me!
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    -Koihime musou ED 1-








    CITAZIONE
    Hey voi, perchè non ve la prendete con me?

    Liza sospirò a fondo, mentre si massaggiava la fronte con aria scocciata.
    Era mai possibile che tutte dovessero succedere a lei?
    Perchè proprio durante una delle sue rarissime visite alla Soul Society dovevano succedere tutti quei casini?
    Forse qualche potenza avversa ai suoi piani doveva avercela con lei.
    Oppure qualche misterioso avversario voleva intralciare il suo sogno di provare ogni emozione esistente in natura...
    O ancora peggio in un qualche modo Beatriz doveva aver saputo della sua visita e averle teso una trappola per scoprire dove si fosse nascosta.
    La quarta Espada in incognito si massaggiò le tempie ed inspirò a fondo, mentre cercava disperatamente di calmarsi e di ritrovare l' equilibrio dopo l' impressionante sequenza di sfortunati eventi.
    No, non doveva essere così negativa.
    Probabilmente si trattava solo di sfortuna, di pura e semplice sfortuna...
    Tuttavia, sebbene avesse il limite di dover rimanere in incognito, era pur sempre una ragazza orgogliosa, ed erano ben poche le persone che potevano sminuirla offendendo il suo onore...
    E meno ancora erano quelle che dopo un simile gesto potevano ancora avere la presunzione di andarsene sulle loro gambe.
    Si portò la mano destra sulla fronte, e fingendo di non aver sentito bene mormorò alquanto perplessa, sperando di non ricevere la risposta che si era aspettata.
    Hm? Aspetta aspetta...Forse non ho capito bene...
    Era vagamente incredula a quello che stava udendo.
    Davvero quel damerino, sebbene non impomatato o profumato, stava cercando di prendere le difese di una delicata fanciulla?
    Un proposito lodevole invero, ma certo non intendeva proteggere LEI, da quei buzzurri.
    Ci riflettè un secondo e si corresse mentalmente, il ragazzo non poteva sapere chi lei fosse realmente, altrimenti per schierarsi dalla parte del più debole avrebbe dovuto proteggere quegli sfortunati malviventi.
    Ghignò in maniera decisamente poco nobile e sibilò con aria velenosa, mentre faceva scrocchiare le dita in una foggia decisamente poco rassicurante.
    Trattenne invece il suo soverchiante reiatsu che persino ad un esame poco attento di un qualsivoglia passante avrebbe chiaramente rivelato la sua vera natura e sicuramente fatto accorrere metà Soul Society...
    Ed incontrare uno o più capitani non era certo una esperienza che voleva provare.
    Ne aveva incontrato già uno, e le era bastato.
    Ma era pur sempre una Vastolorde, e le sarebbe bastata la mera forza fisica, inusitata per un corpo così apparentemente fragile da diciottenne, per sbriciolare le ossa di tutti i presenti.
    CITAZIONE
    Signorina meglio che tu vada via, gira l'angolo e vai verso destra. Qui finirà male.

    Dimmi un po' ragazzino....
    Mugugnò innervosita guardandolo da vicino.
    In effetti non era proprio brutto, anzi, lo si sarebbe potuto definire quasi un tipo affascinante, e forse se fosse stata ancora una umana lo avrebbe potuto persino ritenere attraente.
    Ma ormai aveva molti più anni di quanti trasparissero dalla sua forma fisica, e nessuno, ammise con sicurezza impressionante, avrebbe potuto occupare nel suo cuore quella posizione che era occupata dal suo più grande amore, dall' oggetto di tutti i suoi pensieri.
    Quella carismatica e splendida creatura che era sua eccellenza Aizen.
    Lo shinigami traditore, il signore di Las Noches, colui che le aveva dato una nuova vita, e che per altre due volte gliel'aveva salvata, e che nonostante la sua devozione, neanche una volta l' aveva guardata con uno sguardo diverso.
    Accantonando le sue pene amorose però, la arrancar si costrinse a focalizzare l' attenzione sulla minaccia -se davvero questo rappresentavano i tre malviventi- davanti a sè.
    Non erano certo un pericolo, ma temeva per il suo inutile e non necessario salvatore.
    Forse avrebbe potuto insegnare anche a lui una lezioncina di vita.
    Davvero sembro la classica fanciulla in pericolo?
    Disse con un tono velenoso, inarcandosi leggermente in avanti e preparandosi all' attacco, con un movimento istintivo, ma degno di un lottatore professionista, invisibile sotto le pieghe e gli sbuffi del voluminoso abito candido.
    Forse era vero, sembrava una giovane ragazza in pericolo...
    Ma di certo non lo era.
    Un piccolo dente leggermente appuntito fece capolino da un angolo della bocca, mentre sogghignava divertita pregustando il massacro che sarebbe seguito.
    Beh sappi una cosina molto divertente.
    Un refolo di vento increspò I suoi lunghi capelli biondi, posticci certo, ma che ormai sentiva come una parte di sè.
    Strinse e rilassò il pugno destro come era sua consuetudine prima di un combattimento, e attese un istante nel vedere la reazione dei tre bruti.
    Poi con un unico gesto fluido, gettò in aria l' ombrellino parasole ed un raggio di sole si riflesse sulle sue pupille rosso cremisi, sconcertando I tre balordi.
    Poi improvvisamente sparì alla vista, e il bagno di sangue ebbe inizio.
    Sono perfettamente capace di difendermi da sola!
    Il primo degli aggressori non seppe neanche cosa l' avesse colpito, il pugno chiuso della vatolorde lo colpì in pieno plesso solare facendolo crollare senza fiato, con una mezza dozzina di costole rotte e gran parte degli organi interni in condizioni pietose.
    Il suo cervello stava appena registrando il dolore subito quando un secondo colpo, stavolta di gomito, alla base del collo lo precipitò a terra a mangiare la polvere mentre un fiotto di schiuma prorompeva dalle sue labbra, gli occhi riversi all' indietro ormai privo di conoscenza.
    Il secondo, una sorta di bue in forma umana mosse a malapena due passi, ed ebbe appena il tempo di registrare quello che era accaduto, prima che una mano delicata, ma dalla presa di acciaio gli afferrasse il polso in una presa d'acciaio, storcendoglielo e spezzandolo come fosse stato un ramoscello ancora verde.
    Poco contava che il suo braccio fosse almeno tre volte più largo della mano che lo aveva fracassato.
    Non riuscì neppure a gridare, che già il delicato braccio sinistro della fanciulla stava delicatamente spingendo di lato il suo bacino.
    Non fu altro che un fugace tocco, ma pareva che un camion l' avesse investito, tanta fu la violenza con il quale il massiccio corpo sfondò la staccionata adiacente, il bacino fratturato in più punti, laddove non era stato sbriciolato dalla violenza del colpo.
    Il terzo e il più sveglio del gruppo quello che sembrava essere il capo, invece, si era tenuto in disparte attendendo il momento propizio per colpire, e aveva cercato di colpire per primo, ma tanta era la velocità della sua piccola avversaria, che quasi arrivò sul bersaglio prefissato ad azione conclusa.
    Gli altri due stavano ancora cadendo, quando il suo pugnale si diresse infallibile verso il collo scoperto della arrancar.
    Quest'ultima neppure si voltò a guardare, il suo pesquisa, anche se ridotto al minimo per non destare sospetti, le aveva già detto quello che non aveva bisogno di vedere.
    Con un sorrisetto compiaciuto, che avrebbe fatto accapponare la pelle a chiunque, la hollow si girò con velocità sovrannaturale, e sferrò un micidiale pugno al mento dell' uomo.
    L'esile mano guantata attraversò senza sforzo alcuno la lama del pugnale mandandola in mille pezzi, quasi fosse stato vetro e non ferro, ed impattò con violenza contro la tempia del kompaku, spedendolo a volare in aria.
    La massiccia sagoma nera volò via come una foglia al vento, atterrando pesantemente nel fango.
    Il sangue che ruscellava dal naso e dalle orecchie dell'uomo bastava come prova per testimoniare chiaramente come l' impatto gli avesse fracassato il cranio, come se l' innaturale posizione del collo non provasse oltre ogni ragionevole dubbio con chiarezza come l' osso del collo avesse seguito la medesima sorte.
    Aveva sicuramente fatto un a notevole impressione a quel ragazzino, ma per rintuzzare l' idea osservò con distacco una singola goccia cremisi sul suo avambraccio, e con consumata teatralità la lecco via, salvo sputarla subito dopo.
    Erano almeno sei mesi che non aveva più bisogno di divorare anime umane, l' arrancarizzazione l' aveva liberata da questo fardello, e non intendeva ricascare nello stesso errore.
    Con la stessa solennità con cui aveva compiuto quel gesto tese la mano di lato ed afferrò con prontezza e senza guardare, l' ombrellino che stava cadendo a terra, tornando a coprirsi il viso con quello.
    Poi sorrise ancora con l' espressione di un predatore ed aggiunse.
    Ora...dicevamo?
    Mentre studiava il comportamento del suo momentaneo ed unico ancora cosciente spettatore si ricordò del motivo che l' aveva spinta in quei luoghi, e forse, per un suo capriccio, decise che non avrebbe insegnato anche a quel fanciullo le buone maniere, in fondo si trattava di un bravo ragazzo il cui scopo non era far colpo e che magari era solo mosso dalla gentilezza e dalla compassione.
    Una parte di Liza si sentì morire...dalle risate.
    In dodici anni della sua vita da hollow, seppur con nomi e menti diverse, aveva assistito a centinaia di battaglie, a decine di morti di ogni tipo, aveva conosciuto ogni genere di persona, ma l'altruismo era senza dubbio la sola cosa che mai avesse trovato.
    L'unica cosa che più gli si avvicinava era l'ipocrisia di alcuni shinigami, ma alla fine bene o male tutti agivano per sè stessi.
    Tanto valeva quindi che anche lei pensasse un poco al suo tornaconto senza curarsi degli altri.
    Con aria altezzosa e imperiosa aggiunse, ignorando completamente i tre corpi alle sue spalle.
    Ah giusto, già che mi sembri essere di queste parti, sai mica dirmi dove si trova il primo distretto?
    Fissò il proprio sguardo in quello del ragazzo e notando l' aria perplessa che assai probabilmente avrebbe avuto aggiunse con una punta di fastidio.
    Odiava essere guardata come un fenomeno da baraccone, le dava I brividi ma soprattutto le dava sui nervi.
    Poteva capire quando un tempo guardavano Eishi, o Juggernaut, ma adesso che aveva un aspetto totalmente umano, beh...
    In effetti la timidezza era uno dei lati negativi dell' aver riottenuto le proprie emozioni umane, ma era un prezzo che era dispostissima a pagare.
    Huh? Che c'è ora?
    Chiese inclinando la testa di lato con fare interrogativo, mentre I leggeri sandali di stoffa bianca danzavano sul terreno coperto di polvere.
    Poi come se avesse improvvisamente ricevuto una rivelazione improvvisa, l'espada esclamò sorpresa.
    Ah giusto...non mi sono presentata...
    Fece un leggero inchino, mentre iniziava a parlare, salvo fermarsi subito dopo, il tono educatissimo interrotto bruscamente, a troncare le parole che le uscivano dalla bocca.
    Io sono Ali...ehm, volevo dire, Eh...
    Le parole le morirono in gola.
    Negli ultimi mesi aveva unicamente utilizzato la formula di rito, e quasi sempre con il suo titolo completo, ma presentarsi come Alizabetha Coraciero, la cuarta espada di sua eccellenza Aizen, dopo lo spettacolo che aveva offerto non avrebbe fatto grande impressione.
    No, decisamente anche ad un popolano come lui, che difficilmente avrebbe saputo cosa diavolo era un hollow, la cosa sarebbe sembrata sospetta.
    Se fosse scappato avrebbe dovuto ucciderlo, ma non le andava di seminare un'altro cadavere sulla sua strada.
    Quei tre meritavano tranquillamente la morte che aveva dispensato loro, ma quel ragazzo, beh, lui era un caso a parte, sino ad ora non aveva fatto niente di male.
    Doveva quindi trovare un nome falso, posticcio, il primo che le venisse in mente andava bene.
    Sì, E...liza, Eliza....Kisaki.
    Era un nome inventato così su due piedi, il cognome invece non le suonava così male, dopotutto era il suo....
    O meglio lo era stato molti anni fa, quando ancora parlava e pensava come un essere umano, negli anni precedenti alla sua morte.
    Tuttavia poteva leggere la volontà di fare delle domande, sul volto del ragazzo, e decise di fermarlo con un fuoco di fila di parole.
    Meno cose chiedeva e meglio era per lei...
    E forse anche per lui.
    Chiese dunque precipitosamente, cercando di essere il più formale e nobile possibile.
    E tu saresti?
    Cercava di atteggiarsi il più possibile ad una persona di alto rango, nella speranza che questo lo trattenesse dal fare domande scomode o pericolose.
    Tuttavia ad una cosa non poteva rinunciare.
    Andarsene senza avere prima punzecchiato questo aspirante cavaliere nella splendente armatura non si addiceva al suo carattere.
    Aggiunse quindi con tono irrisorio.
    ...mio salvatore?
    Mise tutta l' ironia possibile nel tono della voce.
    Chediamine, non l'avrebbe lasciato andare senza un po' di divertimento, e la strada per il primo distretto era ancora lunga.
    Avrebbe avuto modo di divertirsi a sufficienza lungo il tragitto, poco ma sicuro.



     
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    (II): Surprise





    Il tempo trascorreva nella sua inesorabile sorte, ogni secondo scandito da ogni movimento di Atasuke.
    Sembrava uno di quei film western dove lo sceriffo minacciava i cattivi. Con la mano vicino la pistola e chi avrebbe sparato più velocemente avrebbe vinto.
    Ma era tutto diverso, ora. Shiranto- San fece un piccolo ghigno, forse esaltato dall'imminente rissa. Pare che in quel distretto la fame e le rapine erano spesso frequenti, e quasi come se il fato gliel'avesse imposto, Atasuke si trovava sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato.
    Con la coda dell'occhio vide la giovane fanciulla sembrava essere in uno stato di trans, continuava a massaggiarsi la fronte e le tempie sbuffando più volte. Sembrava essere una ragazza graziosa in fin dei conti.
    Tipo una di quelle perfettine che se ne va girando con l'ombrellino per non scaldarsi al sole. Ma era strano che una nobildonna come si dimostrava lei andasse girando per i distretti, per di più il 79 dove più volte gli uomini non si erano mostrati affidabili. Tre settimane prima aveva già partecipato ad una rissa, fuori il locale dove lavorava e cercava di mettere su qualcosa per vivere meglio. All'ora di chiusura un paio di baldi giovani aveva tentato di rubargli l'incasso che cautamente Shiranto-San doveva portare al proprietario. Erano anni ormai che si stava allenando per migliorare la sua prestanza fisica e la sua resistenza. Oltre a questo si esercitava nel combattere un manichino nella sua stanza. Purtroppo non conosceva nessuno che l'avrebbe aiutato nelle arti marziali, ma durante gli allenamenti quotidiani imparava sempre qualcosa di più. Doveva farlo, per difendersi. Non poteva più sottostare alle calunnie di quei nullafacenti.
    CITAZIONE
    Hm? Aspetta aspetta...Forse non ho capito bene...

    Ehm. Li incito a prendersela con me, forse?
    Perchè le aveva risposto così? In fin dei conti la paura dopo aver incontrato quei brutti omoni le aveva invaso la mente e lo Shock le aveva giocato brutti scherzi. L'armonia dell'incessante canzone del vento, come un'onda di spuma bianca che avanza su uno stagno immobile, resero quel momento sereno, tanto ch'ebbe l'impressione di venir cullato. L'immagine dell'astro solare gli si riflettè negli occhi facendoli risplendere nel blu del loro color argenteo. Le iridi diamantine dei suoi occhi parvero danzare insieme al vento che smuoveva i sinuosi capelli della ragazza. Doveva proteggerla, anche a costo di rischiare una bella coltellata nell'addome. Un flebile rumore si perse nell'aria, proveniva... dalla ragazza! Il suo volto da grazioso qual'era, ora era torvo. Un sorriso, piuttosto malefico a farle da contorno. Le sue mani unite, sembrava come se le stesse spezzando, più volte si sentì lo scrocchiare di quest'ultime... Tipo quindici volte.
    [color=blue]Guarda che così te le consumi. Capisco che sei nervosa, ma.

    Era molto strana, sembrava volesse partecipare anche lei a quella rissa. Ma cosa poteva fare un esile fanciulla? Non aveva ne la corporatura e da quanto sembrava neanche la forza per sostenere e ricevere delle forti contusioni.
    * Certo che è strana. *
    Lentamente si portò le mani fra i capelli, anche se stava fermo sudava per la forte tensione che c'era in quel momento. Non sapeva se l'avesse scampata ma non poteva andarsene lasciando quella fanciulla.
    CITAZIONE
    Dimmi un po' ragazzino....

    *Chiama a me ragazzino? Ma non ha visto che è una nana? *
    Quasi come se volesse violentarlo, la giovane fanciulla si avvicinò a lui quasi borbottando. Shiranto fece pochi passi indietro per la forte irruenza che la ragazza aveva avuto. Si portò la mano dietro al capo facendo un piccolo sorriso, sembrava non sapesse che fare. Sembrava molto decisa ma nello stesso tempo pensierosa. Chissà cosa stava pensando. Da quel che vedeva sembrava che la fanciulla non volesse seguire le sue direttive, e proprio così in testa come un tormento gli si ritorse una domanda contro. Perchè? Perchè voleva dimostrare questo coraggio? Non aveva mai conosciuto una ragazza così, le poche che erano restate al rukongai erano succube degli adulti.
    CITAZIONE
    Davvero sembro la classica fanciulla in pericolo?

    Veramente fino a poco fa lo sembravi. Ma... ora sei nettamente diversa.
    Sembrava una recita, la bambina arrabbiata e il padre che la doveva accudire. Si sentì aria da palcoscenico, come se l'acerbo afrore delle scartoffie provenisse dalle quinte. Realtà o immaginazione? A chi importa? Sarebbe stato tutto come un proscenio e, proprio là, avrebbe avuto luogo la rappresentazione di una storia. La giovane fanciulla si mise in posizione di partenza, sembrava stesse per iniziare una gara. Ghignò ancora.
    CITAZIONE
    Beh sappi una cosina molto divertente.

    Lo spirar del vento mosse la sua folte criniera.
    Hey ma dove vai?
    Ma era diventata pazza? Doveva fermarla in qualche modo. Non poteva di certo scampare ad un probabile bagno di sangue? Anche se era una ragazza quei rozzi uomini non sarebbero fermati di fronte a nulla. Prima di partire però, lanciò in aria il suo ombrellino che si frappose tra Shira e quella ragazza e il sole. Per un momento rimasero all'ombra.
    Sono perfettamente capace di difendermi da sola!
    Non ti credo.
    Sembrava un campo di battaglia, era velocissima. Ma che aveva fatto arti marziali? Era indemoniata, ogni sol tocco provocava lunghe ferite sul corpo di quei tre uomini, erano martiri dell'indole omicida di quella ragazza. Neanche la forza bruta dei maschi l'aveva sopraffatta. Le urle di quegli uomini si celavano nell'ambiente. Shiranto- San quasi spaventato cadde a terra dopo aver fatto pochi passi indietro. Ma chi era? Come poteva avere tutta quella forza..quella..quella nanetta? Che prendeva Steroidi? Ma era quasi impossibile. Era finito, i corpi di quegli uomini agonizzanti a terra. Avrebbero pensato più di una volta di rifare quell'azione, quella ragazza gli aveva servito una bella lezione. Ma sadima, o sadica, sul braccio si era unta con del sangue... e.e. cosa fa? Se lo lecca. Ma, ok, è pazza. Il sangue non ha gusto, a meno che non speziato. Suvvia, non scherziamo. Tutto questo successe in pochi secondi, l'ombrellino non ancora caduto ora di nuovo nelle sue "esili" mani.
    CITAZIONE
    Ora...dicevamo?

    Beh... Che dire, sei forte? Hai fatto Arti Marziali?
    Era strana, ora ne era sicuro. Non doveva farla arrabbiare o avrebbe avuto la stessa sorte che il fato aveva imposto a quegli uomini. Non era di certo al livello combattivo della fanciulla, sembrava appartenesse al gruppo degli uomini in nero. Possibile mai che uno dio della morte si trovasse nel Rukongai. Erano sempre solitarie e futili passeggiate quelle fatte dagli Shinigami.
    CITAZIONE
    Ah giusto, già che mi sembri essere di queste parti, sai mica dirmi dove si trova il primo distretto?

    E' piuttosto lontano, ora ci troviamo nel Settantanovesimo distretto. Ti posso accompagnare fino al primo distretto se vuoi.
    Dopotutto non poteva mostrare la sua vera natura di fronte a quella, graziosa, fanciulla. Era gentile sopratutto se si trattava di una ragazza. Cazzo, è un pervertito! Ad un ragazzo cosa può piacere se non le ragazze? Per pochi secondi la ragazza lo fissò negli occhi, come se avesse un aria di sfida, quasi altezzosa.
    CITAZIONE
    Huh? Che c'è ora?

    Mi dici come hai fatto a batterli?
    Sembrava molto turbata, forse dall' intenso ma nel contempo perplesso sguardo di Atasuke.
    CITAZIONE
    Ah giusto...non mi sono presentata...

    Dopo aver detto queste poche parole, fece un lieve inchino fermato a mezz'asta per poi ritornare alla postura iniziale.
    CITAZIONE
    Io sono Ali...ehm, volevo dire, Eh..

    .
    Su che non ti mangio, dopotutto non vorrei diventare come uno di quelli là.
    CITAZIONE
    Sì, E...liza, Eliza....Kisaki.

    * Ma non incominciava con Ali? Forse era un soprannome che non ha voluto rivelarmi. Penso sia proprio questo.*
    Era molto titubante, pensierosa e perplessa.
    CITAZIONE
    E tu saresti?...mio salvatore?

    Io sono Shiranto Atasuke. Piacere di conoscerti. Ehm, non hai notato che hai fatto tutto tu?
    Disse con un piccolo sorriso imbarazzato.
    Sembrava essere ritornata all'altezzoso atteggiamento di prima, ma, non conosceva le sue origini. Forse era una nobile, chi lo sà.
    Scusa se ve lo chiedo, ma da dove venite? Non è che si vedano molto delle persone così benvestite per il rukongai.

     
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    (III): Bravery, Beauty, Flowers, and Butterflies
    -Wings of words-



    Within the world covered in doubts, I still haven't found the answer
    Nevertheless, I advance forward- Why?
    Cypress trees stretch into the sky; the road pointed straightforward
    Let's believe in the miracle called 'now'

    A dreamlike reality- If it's something that I can change with my hands

    Within the difficulty of accomplishing my 1 and only wish, I
    Want to show you that I'll protect you to the end, for something irreplaceable
    I vow to my pounding heartbeats, I'll keep on running until I burn up
    Within the eternal love, which I can feel it indeed surviving, it's a promise that I want to fulfill

    KOKIA: Tatta Hitotsu no Omoi
    -Gunslinger Girl -Il Teatrino- OP 1-




    Due cose:
    La prima è di fare attenzione a quello che scrivi.
    Usare un linguaggio ricercato e poetico è bello, coinvolgente, e anche io ricorro spesso a questo espediente nella narrazione, ma fai attenzione a scegliere bene le parole, molti dei termini che usi sono completamente fuori posto, rendono difficile se non impossibile seguire la narrazione.
    "Da diverse decine di minuti il giovane aveva oramai lasciato la sua casa e le gigantesche mura, la cui imponenza le rendeva visibili anche a diversi chilometri di distanza nello spoglio paesaggio, anche se solamente come ombre confuse tra le nebbie, era già scomparsa oltre la sottile linea dell'orizzonte, che si confondeva con le gigantesche masse grigie che caratterizzavano quei luoghi." è un chiaro esempio di quello che intendo.
    Pertanto personalmente ritengo che usare uno stile un po' meno aulico, più semplice, almeno nelle parti salienti, potrebbe aiutare non poco l' eventuale lettore.

    La seconda cosa invece è un po' più importante.
    Fare attenzione a quello che scrivono gli altri.
    Se ci fai caso quando ho parlato dei colpi che infliggo ai teppisti, specifico che si tratta di pugni, spinte, gomitate, colpi che non causerebbero mai ferite esterne da lacerazione, così come il collo spezzato, la cui unica fuoriuscita di sangue è un "sottile rigagnolo dal naso e dalle orecchie".
    Inoltre specifico che solo uno dei tre è morto, e che ho fatto tutto questo in maniera tale da non provocare clamore.
    Tu invece hai descritto in questo modo
    -Era indemoniata, ogni sol tocco provocava lunghe ferite sul corpo di quei tre uomini, erano martiri dell'indole omicida di quella ragazza. -
    e oltretutto descrivi anche
    -Le urla di quegli uomini si celavano nell'ambiente-
    -Era finito, i corpi di quegli uomini agonizzanti a terra. -
    Io ho detto specificatamente che li stendevo senza che neanche avessero tempo di urlare proprio per non attirare l' attenzione.
    Poi un ultima cosa, sò che l'immagine può trarre in inganno, ma il mio personaggio è alto un metro e sessanta, definirlo una nanetta è un po' troppo anche se sei alto due metri XD.

    Ora in un GDR-on può non contare tanto, ma in una quest una disattenzione del genere sarebbe stata pesante.

    -P.S Invece è il mio turno di scusarmi, ho fatto un po' di confusione con l' ordine delle domande, spero mi perdonerai ^_^






    CITAZIONE

    Beh... Che dire, sei forte? Hai fatto Arti Marziali?

    Con occhio clinico Liza gratificò il ragazzo di uno sguardo carico di perplessità.
    In effetti non si intendeva di arti marziali...e neanche lei.
    Altrimenti sarebbe stato un gioco da ragazzi capire che nelle sue mosse non c'era tecnica, nessun particolare raffinato metodo di combattimento, solo puro istinto ed un corpo d'acciaio.
    Arti marziali, tecniche e stili di combattimento era qualcosa che gli umani avevano creato per sopperire alla loro mancanza di forza e velocità: due difetti che lei certo non aveva.
    Ma come spiegarlo ad un semplice kompaku? Come dirgli che lei era il suo nemico atavico, l'apice dell' evoluzione degli hollows che tutti gli dei della morte cercavano di sconfiggere?
    Semplice, evitando la domanda con un motto di spirito.
    Io? No ragazzino, affatto, sono solo...particolarmente fortunata.
    Forse avrebbe anche frainteso le sue parole scambiandole per modestia, ma tutto ciò non le importava, l'importante era che non facesse più domande che la potessero tradire.
    Ora come ora lei era Eliza Kisaki, una kompaku molto attraente e fortunata intenta a fare acquisti.
    Niente di più e niente di meno.
    Solo una maschera per celare la sua vera identità...
    Ma d'altronde di maschere ne aveva indossate tante.
    CITAZIONE
    Scusa se ve lo chiedo, ma da dove venite? Non è che si vedano molto delle persone così benvestite per il rukongai.

    Con un movimento secco della mano destra sfiorò due cuciture sulle spalle dell' abito, che immediatamente cadde a terra in un frusciare di seta bianca, trine e merletti.
    Sotto di esso apparvero gli abiti di emergenza che si era portata dietro in casi come questo.
    Una giacca alla marinara nera come la pece con finiture rosso acceso, una gonna lunga sino al ginocchio e calze nere.
    Poi con un rapido movimento dei piedi lanciò via i sandali bianchi, per estrarre dalla borsa che si portava dietro un paio di stivali di pelle, anch'essi neri.
    Aveva preso tutte le precauzioni prima di venire nel rukongai e non essere riconosciuta, non da ultima un abito perfettamente normale per una kompaku.
    Se fosse stata fortunata sarebbe potuta passare per un'anima appena sottoposta al konso e nessuno le avrebbe fatto domande, specie vedendola con quel ragazzo.
    Con attenzione spostò le maniche corte in maniera tale da coprire il tatuaggio con il numero quattro sulla spalla destra e si riaggiustò la parrucca con la pretesa di volersi pettinare un secondo i capelli.
    Quel tipo era alto una buona trentina di centimetri più di lei e avrebbe potuto notare la parrucca posticcia sebbene Rafael avesse fatto un lavoro splendido.
    Sicuramente hai ragione...ecco qua, problema risolto.
    Che dire, mi piace l' anonimato quando faccio acquisti...

    Si stiracchiò leggermente e poi con nonchalance degna di una figura di alto lignaggio si sfilò i candidi guanti e li lanciò nel mucchio di vecchi abiti, facendo attenzione ad ignorare la singola macchia di sangue sul polso del guanto destro.
    Avrebbe dovuto incenerire quegli abiti, ma a giudicare dal luogo in cui si trovava probabilmente in cinque minuti non ne sarebbe più rimasta traccia, tanto i derelitti che abitavano quei luoghi erano poveri e bisognosi di vestiario.
    Adesso sì che si sentiva viva.
    Da quando aveva riguadagnato i suoi sentimenti poteva dirlo...si sentiva bene.
    Peccato per quei tre idioti.
    Due di loro si sarebbero salvati...per il terzo, beh, forse aveva fatto loro un favore.
    Se non altro aveva fatto in modo che non presentassero ferite esterne degne di nota.
    Poi il suo presunto salvatore si presentò...
    CITAZIONE

    Io sono Shiranto Atasuke. Piacere di conoscerti.

    Se si fosse aspettato un ringraziamento cortese, beh, sarebbe rimasto male.
    Si sentiva felice, allegra, e quegli abiti le ricordavano il periodo in cui era ancora Kinaru Kisaki, la studentessa.
    Prima della sua morte, prima di Painter.
    Si limitò a sorridergli e a fargli un cenno con la mano prima di mormorare con l' aria sorniona di un gatto appena svegliato.
    Piacere di conoscerti...Shicchan.
    Un diminutivo allegro, forse troppo, per un tipo alto oltre due metri.
    Sicuramente con quell' aspetto era abituato più ad essere elogiato e rispettato che ad essere trattato come un bambino.
    Ma quelli come lui di solito tendevano a divenire shinigami...
    Quindi un po' di umiltà gli avrebbe fatto bene.
    Parlarono quindi del più e del meno, sino a quando non si ricordò di una cosa...
    Una frase in particolare la fece recedere dal proposito di mantenere un basso profilo.
    CITAZIONE
    Su che non ti mangio, dopotutto non vorrei diventare come uno di quelli là.

    Questo era troppo, davvero troppo anche per lei da sopportare.
    Era un banale motteggio, una frasetta ironica, ma decisamente aveva colto il bersaglio sbagliato.
    Dire a lei una hollow, una cosa del genere sarebbe stato anche divertente.
    Forse un tempo l'avrebbe semplicemente ignorato dicendogli qualcosa del tipo
    "Dovrei essere io a mangiare te, ma non mangio schifezze", e probabilmente nè Painter nè Juggernaut l'avrebbero divorato.
    Ma Alizabetha Coraciero era una Arrancar, una vastolorde, una divoratrice di anime che aveva impiegato la sua esistenza a cercare di sopire la fame, una impresa in cui un solo divoratore di anime era riuscito, e persino per lui era stato difficile se non impossibile...e a riprova di questo era l'unico a cui fosse concesso di portare il numero uno.
    Hu...huhu...huhuhu...hahahahaha!
    Rise, cupamente, sinistramente, con aria incredibilmente inquietante, abbastanza da far accapponare la pelle a chiunque l'avesse sentita.
    Un po' si sentiva come uno di quei vampiri del romanzo "Dracula" di Bram Stoker.
    Così diversa dagli umani, incredibilmente superiore, ma portatrice di un fardello ben più pesante...
    Lei, che molti chiamavano "Vampiro" spirituale.
    Beh, a differenza di quelle creature della fantasia lei poteva liberamente godere della luce del sole, e finalmente era anche riuscita a debellare la fame grazie all' intervento di sua Eccellenza Aizen.
    Tuttavia la sua condizione non era una cosa su cui si potesse scherzare.
    Il moccioso aveva appena versato sale su una ferita ancora aperta e sanguinante.
    Con aria imbronciata si avvicinò sino ad arrivare appena sotto il mento del suo interlocutore, e con aria scocciata ed innervosita gli sibilò a pochi metri dal volto.
    Tu? Mangiare me?
    Sciocco, ignorante, innocente... forse troppo.
    Certo, sul viso portava i segni di coloro che avevano incontrato la morte, gli occhi di ghiaccio di chi non si aspetta più niente di buono dalla vita, quello sguardo che ti rende impossibile immaginare cosa passi per la loro testa.
    Certo, viveva in un posto orribile dove la morte lo accompagnava ad ogni passo, dove la vita non valeva più di un soldo bucato, dove ogni giorno celava un pericolo.
    Certo, aveva sicuramente assistito alla morte dei suoi cari da impotente, si doveva essere maledetto per la sua debolezza, doveva aver ricercato il potere...
    ookami00
    Una vita dura, più difficile da sopportare di altre.
    Ma non quanto la sua.
    Non parlare di cose che non sai ragazzino, certe cose, non dovresti nemmeno pensarle.
    TU hai la possibilità di scegliere.

    Disse, con gli occhi cremisi che sintillavano alla luce del sole.
    Sul suo volto era sparita l'espressione allegra, sostituita da una che probabilmente avrebbe fatto ghiacciare il sangue nelle vene a molte creature.
    NOn era offesa, era solo genuinamente arrabbiata.
    Certe parole non vanno MAI pronunciate con leggerezza...
    Chi meglio di lei poteva saperlo?
    Chi più di lei che aveva provato i morsi della fame, il terrore dell' inedia, l' obbligo di divorare per continuare a sopravvivere...
    Hai capito? Specie in mia presenza.
    Lui era come gli altri, tanti, forse troppi, coloro che avevano subito una perdita.
    Coloro che cercavano vendetta, giustizia, o forse solo una via di fuga dalla loro debolezza.
    C'erano sin troppi del genere nella sua lunga vita: Kazama, Kennosuke, Yamada, Fuentes...e anche Miguel Vueda.
    Ultimo della lista, ma forse il più presente nella sua memoria.
    Per un istante soltanto le era sembrato capace di poter uscire da quel baratro di odio, ma subito vi era risprofondato cercando di ucciderla.
    Solo l'intervento di sua Eccellenza l'aveva salvata, ma non era mai riuscita a capire il perchè di quel singolo istante di esitazione dell' Ex quarto Espada.
    Ne ho visti a decine di tipi come te, giovani, spavaldi, pensate che il mondo sia ai vostri piedi, pensate di poter fare tutto quello che volete, vi credete onnipotenti....
    Certo che li conosceva, e perchè no, anche lei un tempo era stata come loro.
    Poi Painter aveva preso il sopravvento e tutto era cambiato.
    Poteva finalmente essere libera, libera di vivere, libera di essere felice.
    E non avrebbe permesso ad un giovane come lui di ripetere i suoi errori.
    Avrebbe fatto in modo che lui non sacrificasse la propria vita dietro alla ricerca del potere.
    Lei che era particolarmente sensibile al reiatsu lo percepiva, la sua anima era macchiata del sangue di molte persone...
    Ma se solo lui fosse stato capace di guardare quella di lei, allora sì che avrebbe capito.
    Cosa significava uccidere un innocente, cosa significava rinunciare alla propria umanità.
    Ma non sapete niente del mondo...
    Non avete la minima idea di cosa significhi soffrire : Seppellire i vostri cari, farvi scudo con i vostri compagni, strisciare nel fango e sperare di sopravvivere un altro miserevole giorno, un altro giorno di sofferenze e privazioni il cui unico vostro pensiero va al sole che sorgerà l' indomani.

    Era la descrizione della vita di Atasuke...
    E neppure si avvicinava a quello che aveva passato lei negli anni della sua vita da hollow.
    Pensi che questo posto sia l'inferno? Tu non l'hai mai visto l'inferno, e prego per te che non accada.
    Poi sibilò con l' intento di terminare la discussione
    Hai capito...Atasuke Shiranto ?
    Non valeva la pena sprecare fiato con persone del genere...
    Non capivano mai...
    Se non quando era troppo tardi.
    Poi si allontanò con un paio di saltelli ed aggiunse sempre con aria un po' scocciata.
    Beh, che ci facciamo ancora qui? Muoviamoci !
    Poi roteando la borsa con il polso destro disse ancora.
    Però ti devo ringraziare comunque, prendere poi le mie difese così, a spada tratta, oh è stato eroico davvero!
    Sembravi quasi uno shinigami sai?

    Non aveva voluto rispondere a nessuna delle ue domande, e invece gli aveva lanciato un importante avvertimento...
    Se l'avesse colto o no solo il destino avrebbe potuto dirlo, così come solo il tempo avrebbe rivelato se l' incontro con Liza sarebbe stato per lui un caso fortunato o una maledizione.
    La giornata però er ben lungi da finire, e la strada era ancora tanta.


     
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5 replies since 20/7/2011, 12:56   196 views
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