Bleach Soul Society

Another step forward

Test energia viola (Felio Sanada)

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    ~Sunshine from the sky~

    Her smile was like the sun in a rainy day
    Her voice like the gentle droplets of rain
    Her hair like the golden rays of a Dawn
    I watched at her dazzzling face with joy
    Cause she was happiness made human.
    And like a gentle wind of Summer
    She brought with her good news




    Le sue comode scarpe in cuoio, un vezzo nella composizione della sua uniforme che data la sua posizione si poteva permettere, scivolarono rapidamente sull' acciottolato reso umido dalla pioggia mentre camminava placidamente tra le abitazioni della Seireitei.
    I muri coperti di intonaco candido scintillavano alla luce del caldo sole mattutino che illuminava la Soul society riscaldandola con i suoi tiepidi primi raggi, asciugando le sparse pozze di acqua piovana che si erano raccolte nelle irregolarità che componevano il pavimento del manto stradale.
    La piccola shinigami si fermo un secondo nel mezzo della strada mentre il risplendente dico solare faceva timidamente capolino da dietro il bordo di uno dei tetti delineando l' ombra del profilo di tegole.
    La dea della morte (giovane in realtà solo in apparenza) chiuse gli occhi assaporando il tepore del sole che le irrorava il corpo, sciogliendo i muscoli e allentendo la tensione mentre dissipava gli ultimi scarsi rimasugli del sonno dal suo viso.
    Inspirò profondamente l'aria mattuttina dal caratteristico sentore di muschio umido tipico del sottobosco dopo una precipitazione; inspirò una seconda volta mentre sopra di lei sfrecciava una coppia di rondini che si scambiavano vicendevolmente vibranti richiami d' amore.
    Alla vista dei due volatili non potè trattenere un sorriso divertito.
    Già,la rondine.
    Dopotutto pensare a lei le faceva venire immediatamente alla mente le immagini di quel giorno.
    Il capitano Zaraki che rideva, poi l'esplosione e la polvere...
    Scosse la testa come a scacciare quell'idea, alla fine tutto si erarisolto per il meglio e anche quella brutta storia adesso era acqua passata.
    I due leggeri esseri alati tracciarono un paio di lunghe ellissi nel cielo azzurro e privo di nuvole, lanciando gli ultimi garruli richiami che risuonarono per la via, prima di sparire dietro l'alto muro di pietra in stile orientale di un giardino.
    Suzu Serizawa, vicecapitano della terza divisione del Gotei XIII e attuale ufficiale in comando della sua divisione squadrò l' alto muro di pietra bianca prima di ritornare sui suoi passi.
    Era sempre così, tutte le volte che vedeva un edificio in stile orientale non poteva fare a meno di ripensare ai pochi frammentari ricordi della sua vita passata.
    Ricordi, era difficile chiamare così quella singola immagine, tutto ciò che rimaneva del suo passato.
    Lei nel letto, coperta da un sottile lenzuolo bianco,che guardava con rimpianto il bianco muro della sua tenuta.
    Accanto a lei sua madre, i lunghi capelli biondi (così simili ai suoi) che danzavano nel vento mentre le arreggeva la piccola mano cantandole una canzone dal suono malinconico; più in lontananza, al centro del giardino, stava il vecchio Ginko dalle foglie bilobateormai gialle chesi perdevano sotto il soffio costantedella brezza primaverile.
    Non ricordava le parole della canzone di sua madre, ma abbastanza della melodia da poterla canticchiare a mezza voce.
    image
    Era arrivata a metà della seconda strofa quando due figure nere come la notte girarono l'angolo parlottando fittamente tra loro.
    Erano due degli shinigami intenti nel loro giro di pattuglia.
    Come la videro passare si fecero immediatamente di lato e chinarono la testa in un profondo inchino salutando a gran voce
    B-buona giornata Serizawa-dono!
    Buona giornata Serizawa-dono!
    Non riconobbe la loro divisione di appartenenza, tuttavia se agivano in questo modo era segno che dovevano averla riconosciuta, anche perchè non portava il distintivo da aiutante di seggio.
    Tuttavia anche se non erano suoi sottoposti era comunque naturale per lei ricambiare la loro cortesia.
    Non condivideva affatto il modo di agire di alcuni tra gli ufficiali e capitani del Gotei XIII, che trattavano coloro che non servivano sotto di loro come spazzatura, detestava specialmente il modo di fare dell'algido e impassibile capitano della VI Divisione e dell capitano Soi-fon, la sua ex-superiore di quando militava ancora nel Gotei II, le unità mobili segrete, prima di venire trasferita alla III Divisione.
    Salve ragazzi, come procede il giro di sorveglianza?
    Tutto quello che ricevette in risposta fu un assenso smozzicato.
    Nonostante cercasse di metterli a loro agio quei due dei della morte apparivano sin troppo rigidi ed intimiditi, dovevano appartenere ad una compagnia molto ligia al regolamento.
    Probabile che il loro corpo ufficiali fosse composto da persone assai intransigenti.
    Odiava una cosa del genere, da quando era arrivata nella III divisione aveva cercato di fare in modo di rilassare non poco l'atmosfera, anche perchè dopo la fuga e il tradimento del capitano Ichimaru il morale dei componenti era piombato ai minimi storici.
    Proseguì dunque corricchiando, mentre si girava per salutare con la mano alzata.
    Ho capito, buon lavoro allora! Ah, mi raccomando, godetevi questa giornata, un tempo così non capita tutti i giorni!
    I due scattarono sull' attenti erompendo in un corale
    Ricevuto!
    Ricevuto!
    Suzu si allontanò rapidamente scuotendo la testa abbattuta, non c'era niente da fare.

    Una trentina di minuti dopo le strade avevano inizato a rempirsi di dei della morte.
    Gruppi sempre più numerosi di Shinigami avvolti nei loro shihakusho percorrevano la Seireitei diretti ai Dangai verso qualche missione in una parte del globo terrestre oppure verso gli alloggi della loro divisione dopo una notte passata a bere e a scherzare.
    Dopo tutto la Seireitei per quanto militarizzata era pur sempre una città e gli shinigami erano pur sempre esseri umani.
    Con qualche eccezione...
    Rise delicatamente la vicecapitano ripensando al vice dalle sembianze feline e al capitano della VII divisione.
    Ferini nell' aspetto, ma sin troppo umani nell'animo, come aveva piacevolmente scoperto nel corso della sua permanenza nella corte delle anime pure.
    L' esatto contrario di Zaraki Kempachi, il bestiale capitano del Gotei XI.
    Tanto era assorta nei suoi pensieri che nemmeno si accorse del grosso muro intonacato sino a quando non ci sbattè contro con un sonoro tonfo.
    image
    Unyaa~, che dolore...
    Mormorò con voce rotta mentre gli occhi si coprivano di un velo di lacrime.
    Ancora peggio, il muro con cui si era scontrata era lo stesso che aveva incrociato mezz'ora prima.
    Non era possibile, aveva girato in tondo per tutto quel tempo.
    Non è giusto....
    Singhiozzo
    Non posso aver girato in tondo per un ora....shigh...
    Stava per scopiare in un pianto a dirotto quando udì una voce familiare chiamarla.
    Serizawa-sama! Cosa è successo? Va tutto bene?
    L' avrebbe riconosciuta tra mille, si trattava di Kyosuke Tsurugi uno dei suoi sottoposti, non particolarmente brillante nell'arte della spada ma un vero esperto nell' uso del kidou.
    In un attimo si illuminò, allora forse aveva ancora una speranza.
    Kyosuke-chan,senti...
    Lo interruppe prima che potesse aggiungere qualcosa lasciandolo completamente senza parole.
    Ho bisogno di un favore urgentissimo, sapresti dirmi dove si trova la casa di Felio-tan? Sono due ore che giro alla sua disperata ricerca eporto un messaggio importantissimo,ho già rifatto tre volte tutta la Seireitei ma non riesco a venirne a capo, per favore aiutami!!!!
    Disse con enfasi.
    Il giovane shinigami trattenne a stento le risate, mentre sipiegava su un fianco per nascondere la sua espressione.
    Suzu non capì, era così strano? Eppure il fatto dei suoi bizzarri appellativi non era certo una novità tra i membri del Gotei III
    Non apena ebbe riacquistato la compostezza il dio della morte dai lineamenti affilati e spiccatamente nobiliari le sirivolse con un tono di vocce soffocato, ancora pregno di ilarità.
    Serizawa-sama...non vorrei dirglielo ma...la casa alle sue spalle, quella contro cui ha sbattuto.
    La vicecapitano inclinò la testa di lato con fare interrogativo
    Sì?
    Kyosuke si schiarì la gola prima di continuare
    Ehm...è quella la residenza del terzo seggio Sanada.
    Suzu rimase senza parole per alcuni istanti ripensando a tutta la strada che aveva percorso e alla mattinata che aveva perso.
    Oramai era già quasi mezzogiorno.

    EEEEEEEEEEEH???



    Pochi istanti dopo bussava alla porta di casa Sanada
    Felio-Tan? Sono io,il tuo adorabile vice-capitano e superiore, posso entrare?
    Se -ipotesi quanto mai improbabile visto il carattere del suo terzo seggio- le avesse chiesto di aspettare o quantomento di attendere un po' non se lo sarebbe fatto ripetere.
    Avrebbe sfondato una finestra e sarebbe entrata da là.
    Oggi si sentiva veramente irritabile.

     
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    Nella stanza vi era un silenzio quasi perfetto: le pareti immacolate, le tavole di legno che costituivano il pavimento perfettamente liscio e le poche -essenziali- pergamene che decoravano l'ambiente non lasciavano dubbi su quale potesse essere l'utilizzo di questa stanza che da sola occupava quasi un terzo del piano superiore di casa Sanada.
    Qui il proprietario si era allenato per quasi un centinaio d'anni, spesso da solo e raramente con qualche commilitone della Terza: la stanza diceva molto sul carattere del proprietario.
    Spartana.
    Funzionale.
    Eppure per nulla fredda, o ostile.
    Era un posto dove in pochi si sarebbero sentiti fuori posto: una stanza in cui era possibile allenare corpo e mente indistintamente. Chiaramente un luogo del genere -privo di protezioni- non avrebbe mai potuto sostenere un allenamento intenso, o tutta la forza dei suoi occupanti... Ma almeno fino a quando questi ultimi si fossero limitati ad un impiego "umano" di forza non vi sarebbero stati problemi.
    Non era certo lì che l'unico rappresentante dei Sanada all'interno del Seireitei dava fondo a tutte le sue energie: vi erano luoghi ben più adatti di quello.
    La finestra aperta sul giardino garantiva un continuo ricambio d'aria, e la luce quasi dorata di mezzogiorno dava alla stanza un'atmosfera quasi surreale: chiunque -respirando a pieni polmoni l'aria della Soul Society- non avrebbe potuto non sentirsi parte di quel mondo idilliaco.
    Lo Shinai, sostenuto con entrambe le mani compì per l'ennesima volta un arco sopra la testa della figura che l'impugnava: un sibilo monocorde della durata di un istante accompagnò quel gesto rivolto al nulla mentre le braccia si serravano a conclusione del colpo.
    Ancora non era sufficiente.
    Ne aveva di strada da fare.
    Nel Dojo di casa Sanada, una persona era intenta ad allenarsi cercando di mettere tutta sé stessa in una sequenza di esercizi fondamentali che qualunque Studente dell'Accademia avrebbe trovato incredibilmente noiosi e ripetitivi.
    Cento colpi. E dopo altri cento. E quindi ancora un centinaio... In una ricerca paradossalmente non intenzionale di quel limite ogni volta sempre più distante oltre il quale il corpo avrebbe smesso di rispondere.
    Era ormai un'ora e mezza che i fondamentali stavano andando avanti, ed ancora aveva davanti a sé altrettanto tempo da impiegare in maniera analoga: il suo maestro era stato fin troppo chiaro a riguardo.

    "Parti dai fondamentali e falli tuoi.
    Più ampi e naturali saranno i tuoi colpi, più forte risulterà la tua scherma.
    "

    Non avrebbe potuto essere più chiaro neanche lo avesse voluto: era un sensei capace -almeno ai suoi occhi-, e non desiderava certo venire meno ai suoi consigli... Se desiderava rafforzarsi chi meglio di lui, che la natura aveva dotato di un fisico anche meno robusto della norma, avrebbe potuto tracciare la strada migliore?
    Asciugandosi il sudore dalla fronte, l'entità vestita di un hakama bianco e blu focalizzò ancora la propria attenzione sull'avversario invisibile davanti a sé: non vi era nessuno, ovviamente... Ma doveva cercare di immaginarselo nel modo più realistico possibile.
    Non era ancora giunto il momento di affrontarne uno in carne ed ossa, non dopo il -relativamente- poco tempo che aveva avuto a disposizione per fare proprie le tecniche basilari dell'arte del maneggio della spada che ora stava memorizzando.
    Perché vi era molto da imparare anche su come tirare un fendente: tante piccole lezioni che -se applicate- rappresentavano quell'effimero concetto chiamato "esperienza"
    Ognuna di esse era una frazione di secondo guadagnata, un briciolo di energia non sprecata... Ed in uno scontro mortale ognuna di esse rappresentava una speranza in più di vittoria contro un avversario di pari o superiori capacità.
    Certo, vi sarebbero stati muri al momento insormontabili... Ma il suo maestro gli aveva detto e ripetuto più volte che nulla era impossibile, dedicandovisi con costanza e dedizione tutti i giorni.
    Quello che stava costruendo in quel momento era la base di ciò che un giorno sarebbe divenuta la sua forza.
    Non poteva permettersi errori di sorta. Ripetere ed affinare il colpo innumerevoli volte sino al raggiungimento del livello più alto possibile ora che poteva permetterselo.
    Era una strada -quella che aveva scelto- che non consentiva scorciatoie. O meglio, non ne consentiva se non ai geni, ai talenti naturali... Categorie queste preclusegli, facendo parte di quella moltitudine di persone "ordinarie" e prive di altre armi al di fuori della determinazione e dell'allenamento costante.
    Cominciava ad avvertirla, la stanchezza.
    Le braccia cominciavano a farsi pesanti, ed i calli sulle dita e sui piedi nudi iniziavano a mostrare i primi segni di cedimento... Ordinaria amministrazione, col tempo neppure ci avrebbe fatto caso.
    Ripensando ai primi giorni però la cosa era quasi tranquillizzante.
    La prima settimana aveva potuto praticare solo per due giorni prima di ritrovarsi a letto, incapace anche soltanto di alzarsi in piedi.
    Era stata una sua decisione quella di iniziare ad imparare l'arte della spada... Lo aveva fatto inizialmente più per curiosità.
    E per ammirazione nei suoi confronti; aveva impugnato per la prima volta quello Shinai per capire -almeno in parte- cosa spingesse una persona simile a percorrere una strada tanto faticosa ed insanguinata quanto quella di un Dio della Morte.

    "Perché? Bella domanda... Perché amo tutto questo, immagino."

    Così dicendo, il maestro aveva allargato le braccia come a comprendere quella stanza, i suoi occupanti, il giardino al di fuori della casa... E chissà fin dove si spingeva il significato di quelle parole.
    Era ancora troppo presto per capirlo... Ne sarebbe dovuta passare di acqua sotto i ponti prima di arrivare a capire una mentalità limpida quanto complessa al tempo stesso di colui che -a malincuore- si era offerto di mettersi a sua disposizione per quanto riguardava l'apprendere almeno le basi della scherma degli Dei della Morte.
    Voleva seguirlo, o quantomeno percorrere una strada analoga alla sua.
    Solo in questo modo -pensava- avrebbe potuto scoprire davvero che tipo di persona fosse.
    Ora però simili speranze erano molto al di là delle sue possibilità: doveva allenarsi ancora, e a lungo. Granello dopo granello avrebbe potuto costruire un monte là dove prima non c'era nulla... Ed ognuno di quei colpi -nella sua mente- rappresentava uno di quegli infinitesimali frammenti.
    Lo Shinai oscillò nuovamente indietro, e quindi ancora in avanti proiettandosi con forza verso il punto in cui si trovava la testa del suo opponente. Aiutandosi con lo slancio della gamba sinistra e con il movimento delle anche persino una figura minuta come la sua poteva raggiungere bersagli distanti un paio di metri, colpendoli con forza quasi simile a quella che un'individuo di stazza assai più robusta avrebbe potuto dimostrare.
    Un risultato niente male dopo un anno pieno di allenamento: ma non si trattava di una propria considerazione... Era stato il suo mentore ad esprimersi in questo modo.
    E per uno come lui -da quanto ne sapeva erano molti gli allievi che da tempo immemorabile erano passati sotto il suo sguardo severo- si trattava di un complimento non da poco. Forse un briciolo di talento davvero lo possedeva...
    Il bambù dell'arma si piegò nuovamente per effetto della forza impressagli nel nuovo colpo: man mano che gli attacchi simulati si susseguivano i muscoli doloranti perdevano sensibilità... Ed in mancanza di quella piccola moltitudine di distrazioni, ogni fendente si faceva pian piano più veloce, o preciso.
    Ancora non era in grado di garantire entrambe le qualità... Ci sarebbe voluto molto più allenamento per questo.
    Se avesse avuto più tempo a disposizione -forse- avrebbe potuto migliorarsi più velocemente, ma il sensei era stato inflessibile a riguardo.
    Indipendentemente dalle sue aspirazioni... doveva studiare.
    E solo i Kami sapevano quanto sul serio il suo mentore avesse preso sul serio l'impegno didattico nei suoi confronti.
    Aveva perso il conto dei libri che aveva dovuto leggere e -a tratti- persino memorizzare!
    Matematica, letteratura, la storia della Soul Society e perfino del mondo terreno... Era consapevole che i konpaku come loro potevano vivere per secoli, ma gli sarebbe bastato un simile arco vitale per apprendere tante e tali nozioni? Il suo cervello avrebbe potuto contenere tanta cultura senza esplodere?
    Due ore al giorno, ecco quanto aveva concesso il maestro, non un minuto di più. Sforzarsi maggiormente -aveva detto- avrebbe potuto tradursi in sovraaffaticamento, e dato il suo livello di partenza, pressoché nullo, difficilmente avrebbe potuto reggere anche solo un minuto di più prima di crollare a terra senza forze.

    -Le due ore sono trascorse. Procede tutto bene?-

    Una voce familiare.
    Familiare quanto inaspettata, proveniva dall'unica uscita del dojo. Dal corridoio poco più in là si accedeva al bagno superiore, alle camere da letto e degli ospiti... E alle scale per il piano terra da dove evidentemente l'individuo era giunto.
    La figura -ansimando leggermente per lo sforzo sostenuto sino a quel momento- si ricompose, non volendo farsi vedere spaventata agli occhi del ragazzo ora di fronte a lei.
    Indossava un kimono estivo, di buona fattura e privo di decorazioni. Grigio, un colore povero considerato il loro status... ma perfettamente in linea con la sua filosofia di vita.
    Occhi verdi come i suoi, leggermente più scuri; un'espressione rilassata e rilassante come il primo giorno in cui si erano conosciuti... Un volto né bello né brutto, che più di ogni altra cosa lasciava trasparire un'età effettiva che non corrispondeva affatto a quella che chiunquegli avrebbe potuto attribuire.
    Il fisico di un ragazzo venticinquenne unito ad un'anima più vecchia e saggia di molti veterani all'interno di quella muraglia che era il Seireimon.
    Terzo Seggio della Terza Divisione, la seconda carica più importante della sua Brigata, suo Sensei e maestro di vita... E sopra ogni altra cosa suo unico parente all'interno della Soul Society.
    Felio Sanada.
    Una figura emblematica, in bilico tra il ruolo di tutore, padre e fratello maggiore.
    Ciò che adesso aveva, lo doveva a lui.
    image

    -No... Ancora non ci siamo, nii-san.-

    Con questo pensiero in mente, Naru Sanada lasciò cadere lungo il fianco la mano destra tornando a concentrarsi sulla mancina: serrando delicatamente mignolo, anulare e medio lungo la base dell'impugnatura oscillò ancora l'arma alla ricerca della corretta postura.
    Era incredibile quanti fossero i dettagli che -se trascurati-potevano influenzare negativamente un colpo altrimenti corretto: la ragazza non sapeva spiegarselo bene, ma sentiva distintamente che quello non era il modo giusto di procedere.
    La forza nelle dita, il movimento delle braccia, la coordinazione lungo tutto il movimento che costituiva quel colpo banale solo in apparenza... Un numero imprecisato di fattori ai quali l'ultima appartenente al clan Sanada doveva prestare attenzione. Con un carattere come quello che si ritrovava non si sarebbe accontentata di un risultato mediocre.
    Simili traguardi li avrebbe volentieri lasciati agli altri studenti.
    Con un movimento poco accurato ma assai utile per sciogliersi i polsi la ragazza dai lunghi capelli del colore del fiore di ciliegio fece perno su ambedue le mani facendo roteare accanto a sé lo shinai in cerchi veloci e fluidi: per quanto le sarebbe piaciuto farsi immediatamente un bel bagno freddo (il laghetto vicino casa era così invitante in quella stagione...) era necessario un minimo di deaffaticamento.
    La presenza di Felio sanciva la fine dell'allenamento, almeno per quel giorno: l'ora di pranzo si avvicinava e -nonostante tutta la voglia che le restava di proseguire- cominciava ad avere fame.
    "Nii-san" -questo era l'appellativo che era solita rivolgergli- le aveva spiegato che in genere era un buon segno: le anime nella Soul Society perdevano la necessità di nutrirsi, a meno di non trovarsi in carenza di energia... E a giudicare dal suo appetito e dal suo tasso di crescita nel tempo trascorso come una Sanada sembrava proprio che di energia ne consumasse, e pure parecchia!
    Perfino lei si sentiva cambiata rispetto a prima.
    Quanto tempo era passato dal suo arrivo alla Soul Society? Oramai erano quasi due anni, un periodo -questo- volato via senza neanche che se ne fosse accorta.
    Quel luogo, la sua nuova famiglia... Non avrebbe potuto chiedere una fortuna maggiore di quella che le era toccata in sorte neanche se lo avesse desiderato: i ricordi della sua vita nel mondo terreno erano ormai scomparsi, sostituiti da un bagaglio di esperienze sempre in aumento lì nel solo posto che ora poteva chiamare "casa"
    A distrarla dai suoi pensieri, improvvisamente, un rumore.
    Un gorgoglio imbarazzante che -complice il trovarsi difronte a suo tutore- la fece inesorabilmente arrossire per l'imbarazzo: era consapevole di essere affamata... Ma avrebbe preferito lasciarsi morire di fame piuttosto che permettere a Felio di assistere ad uno spettacolo tanto indecoroso da parte sua.

    -...Gomen, Sono mortificata!-

    Si, aveva decisamente fame.
    Era nell'età dello sviluppo, ed il ragazzo dai capelli corvini si era sempre dimostrato contento davanti a simili dimostrazioni di appetito da parte sua. Era tremendamente imbarazzante, e per una ragazza orgogliosa come lei questi sintomi involontari erano fonte tanto di debolezza quanto di maleducazione nei suoi confronti.
    La cucina del suo mentore era... perfetta, non c'era altra parola per descriverla. E rappresentava solo la punta di tutto ciò che lui aveva fatto per lei sin dal suo arrivo nella Soul Society.
    Naru scostò una ciocca di capelli dal volto, in un gesto poco spontaneo che ne tradiva l'irritazione: dare la miglior immagine di sé agli altri era un imperativo categorico per lei, a maggior ragione se a guardarla c'era la persona che più di tutte le altre si meritava il suo rispetto.
    La fiducia in sé stessa e nei suoi mezzi era grande... Ma proprio per questo non poteva permettersi fallimenti. Non dubitava che lo Shinigami dal volto sfregiato glieli avrebbe perdonati con un sorriso -oramai lo conosceva abbastanza bene- ma il suo orgoglio non avrebbe mai potuto fare altrettanto.
    Doveva essere la migliore.
    Voleva essere la migliore... E con tutto l'impegno di cui era capace, un giorno ci sarebbe riuscita.
    Chiuse gli occhi e respirò a fondo, focalizzando la sua attenzione su ogni muscolo che componeva il suo corpo ancora acerbo: lentamente e senza fretta distese tutte le fibre del suo essere fino ad un rilassamento quasi totale della sua persona.
    Solo i muscoli che le permettevano di restare in piedi erano ancora tesi, il respiro sempre più lento e regolare mentre il corpo eliminava a gran velocità l'adrenalina generata dallo sforzo sostenuto sino a qualche minuto fa.
    Difficile non era soltanto mantenere fiato e concentrazione nel corso di quegli esercizi, ma anche riuscire a smettere da un momento all'altro senza per questo perdere la propria forma o -peggio ancora- la concentrazione.
    Perché abbassare la guardia, gli era stato insegnato, poteva essere il tuo ultimo errore. A poco importavano i gradi o la capacità distruttiva... Una singola distrazione poteva essere fatale per chiunque.
    E lei non sarebbe caduta -quando avesse finalmente intrapreso la via che tanto agognava- in un modo tanto stupido.
    Non avrebbe reso vani gli sforzi che Felio aveva fatto per tirarla su in quei due brevi e meravigliosi anni.

    -Non preoccuparti Naru-chan, volevo avvisarti che il pranzo è pronto e...-
    ...E' successo qualcosa, nii-san?

    A giudicare dal cambiamento di espressione del Dio della Morte qualcosa doveva essere successo. Felio aggrottò per un attimo le sopracciglia quasi avesse sentito qualcosa che a lei era sfuggito: la cosa poteva non essere tanto lontana dalla realtà, considerando quanto i sensi del suo maestro fossero sviluppati rispetto ai suoi.
    Diceva che era normale, e con il tempo anche lei sarebbe arrivata a percepire le stesse cose se non addirittura di più... Ma ciò non toglieva che i suoi occhi cogliessero particolari a lei invisibili e le sue orecchie avvertissero cose ben al di là della soglia uditiva della ragazza.
    Da dove si trovavano il più vecchio Sanada dell'abitazione poteva avvertire distintamente il sibilio delle pentole sul fuoco in cucina, gli uccelli cinguettare dal lato opposto dell'abitazione... E perfino lo specchio d'acqua nel giardino sottostante infrangersi sul dorso delle pregiate carpe che questi allevava nel laghetto da molto prima che Naru entrasse a far parte della sua vita.
    Cosa aveva sentito questa volta Felio?
    Beh... A giudicare dalla sua reazione doveva trattarsi di qualcosa di inaspettato ma non necessariamente di spiacevole.
    Stiracchiandosi la ragazza dai capelli rosati separò lo tsuba dal resto dello shinai in un gesto che di femminile aveva ben poco: avrebbe avuto bisogno di qualche lezione di stile... Ma nella zona vi erano ben poche donne o anche solo ragazze da cui poter trarre utili insegnamenti.
    E a Naru concetti come grazia o femminilità non erano mai interessati, non all'interno di un dojo almeno.

    -Abbiamo visite, sembra. Apro io, datti pure una rinfrescata.-
    -Oss. Strano orario per venire qui, non trovi?-
    -In effetti... Non aspettavo nessuno, almeno per quanto mi ricordo.-

    Chi mai poteva venire a bussare alla loro porta ad un ora tanto tarda, specialmente quando Felio era in congedo? Nei mesi la piccola ed inizialmente timida Naru aveva avuto modo di conoscere vari membri della Divisione del suo tutore e sensei, ma nessuno di essi sarebbe giunto qui a disturbare la seconda carica del Goteii senza un valido motivo più che valido.
    Sapeva fin troppo bene quanto il ragazzo si impegnasse nel suo lavoro e di come prendesse sul serio la grande responsabilità che gli era stata affidata... E fortunatamente se ne rendevano conto anche i suoi subordinati, i quali prima di venire a scuotere la tranquillità delle sue -poche- giornate libere erano soliti fare tutto il possibile per risolvere loro stessi o rimandare -quando la situazione lo consentiva- il problema sino al ritorno del veterano Dio della Morte.
    Con questo dubbio in mente Naru si fermò all'ingresso alle prese con le semplici calzature che si era tolta al momento di iniziare l'allenamento.
    Felio nel frattempo era già sceso.
    Non avrebbe dovuto attendere molto per scoprire l'identità del misterioso visitatore, almeno.




     
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    ~Sunshine from the sky~

    I was amazed when i saw her standing at the door
    She was there, right in front of the doorstep
    Her small foot tapping on the wooden threshold
    Her cute face smiling, cheerful as always.
    She greeted me with her melodious voice.
    Her big green eyes sparkling bright
    She hold her golden hair on a shoulder.
    I thought...that for a moment.
    She looked like a Fairy



    Stavolta bussò più energicamente sul legno, facendo scuotere il pesante portone di ingresso.
    Era strano che Felio impiegasse così tanto tempo a scendere le scale.
    Era stata una mattinata dura, e lei non aveva voglia di perdere troppo tempo con una faccenda così triviale come l' incarico che le era stato affidato.
    Spinta da un desiderio terribilmente egoistico, in gran parte frutto della frustrazione di poco prima, decise di entrare senza troppi indugi, e con un balzo atterrò in cima all' altomuro di cinta, tentennandoper alcunoi istanti mentre scivolava parzialmente sullesconnesse tegole rosse della candida costruzioner in muratura;poi fece un passo in avanti e si lascio cadere , leggera come una piuma, nel giardino di quella che ora sapeva essere casaSanadadirigendosi con passi rapidi e sicuri verso la parete est della residenza.
    Si perse con lo sguardo a contemplare l'ampio giardino che circondaval'abitazione del suo terzo seggio, il rigoglio dell' erba verdeggiante,il sentiero di pietre squadrate,le rocce levigate dall' età che circondavano un laghetto popolato da carpe koi multicolori;simili a fiamme di tramonto imprigionate dietro la parete a specchio della superficie dell' acqua.
    Chiuse gli occhi e inspirò l' aria fresca godendosi la tranquillità di quell' angolo di paradiso; per alcuni attimi regnò il silenzio, poi Suzu Serizawa mosse un altro passo in avanti, giungendo di fronte aduna ampia finestra a vetri che scintillava alla luce del sole.
    Una finestra bloccata, oltretutto.
    Sfoderando un sorriso felino la luogotenente della terza compagnia infilòuna mano affusolata dentro l'Obi che le stringeva lo shihakusho al corpo e ne estrasse un sottile listello di acciaio spirituale, che con perizia ed abilità, affinata da anni di pratica, mise nell' intercapedine tra le due ante della finestra e dopo tre rapidi movimenti dell' esile polso gli infissi si staccarono ,rimuovendo la choiusura.
    La bionda shinigami emise un risolino divertito
    Hee hee hee grazie Soi-fon Taichou, per una volta quelle interminabili sessioni di addestramento al buio sono servite a qualcosa
    Mentre sussurrava questo pensò soddisfatta ai risultati che aveva ottenutoquando ancora militava nei Black Ops,le unità mobili segrete....
    C'era stato un periodo in cui avrebbe potuto forzare un lucchetto come quello in meno di un secondo,senza fare neppure il benchè minimo rumore.
    Ma i tempi fortunatamente erano cambiati e da una cinquantina d'anni a quella parte non aveva mai dovuto impiegare le sue capacità nel campo dell' infiltrazione; almeno sino a quel momento.
    Almeno si disse con una punta di autocompiacimento e di orgoglio Non ho ancora perso il tocco...ehe
    Spiccò quindi un balzo e penetrò all'interno della spaziosa abitazione.
    Era entrata da meno di dieci secondi che qualcosa attirò la sua attenzione: da qualche parte in quella casa c'era qualcosa di irresistibile, un qualcosa di mistico e incredibilmente allettante.
    Un qualcosa che l'avrebbe aiutata a risolvere il suo più pressante problema.
    No! si disse con convinzione adamantina.
    Non posso certo farmi distrarre, Felio mi scoprirebbe subito
    Oramai si era calata tanto nella parte che il suo passato da agente della Seconda divisione aveva preso il sopravvento, si era completamente immedesimata nel ruolo di ladra da scordare del tutto la sua missione.
    Percorse rapidamente un paio di corridoi in legno,le sue calzature in cuoio non produssero neanche un siuono mentre si muoveva per le ampie stanze di legno.
    Improvvisamente percepì un reiatsu noto...Felio!
    Si trovava nella stanza accanto.
    Non c'era nessun problema.
    Era un ombra, era invisibile,il suo respiro ridotto a zero.
    Stava applicando tutte le tecniche che erano in suo possesso, per alcuni momenti persino il suo cuore smise di battere.
    Era arrivata a metà della stanza quando improvvisamente un tremendo gorgoglio riempì l'intera casa.

    Grooooooooooowl~


    UN lento e modulato rumore di stomaco in subbuglio echeggiò per le sale,segnalando chiaramente la sua presenza ad ogni occupante di quella costruzione.
    In pochi Istanti il Terzo seggio apparve davanti a lei,l' espressione sul suo volto parlava da sola.
    Arrossendo in preda all' imbarazzo Suzu borbottò qualcosa di intraducibile e aggiunse a mezza voce,ostentando un sorriso estremamente forzato, grosse gocce di sudore percorsero il suo viso...
    Ehm...O-ohayo Felio-tan...anche tu qui? Che straordinaria coincidenza...
    Improvvisamente un aroma delicato e penetrante sollecitò le sue narici illuminandole il volto e schiacciando l' imbarazzo come si farebbe con una mosca fastidiosa.
    Con una espressione che poteva ricordare un fanatico religioso o un otaku che abbia appena visto la nuova edizione de lsuo anime preferito finalmente in vendita esclamò
    Quasi dimenticavo....cosa c'è per pranzo?
     
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    ~ II ~
    A certain airheaded officier




    Chi può essere a quest'ora?
    Dalle scale alla porta d'ingresso vi erano meno di venti metri, e strada facendo il Dio della Morte dai capelli corvini si tolse il poco presentabile grembiule bianco, secondo capo di abbigliamento più indossato dopo lo Shikakusho. Sarebbe stato alquanto imbarazzante se uno dei suoi sottoposti lo avesse sorpreso in un abbigliamento tanto casalingo.
    Era uno Shinigami famoso per la sua semplicità nel vestire e, fatta eccezione per Koumaru -il nastro scarlatto che sempre più di rado portava nel corso delle missioni- nessuno avrebbe potuto osservare nella sua divisa la benché minima differenza da quella di qualunque altro suo commilitone.
    Si, per quanto pratico fosse dato il tempo che trascorreva tra i fornelli, vi erano indumenti poco adatti ad essere indossati in pubblico, e quello che soleva vestire in cucina rientrava assolutamente in questa categoria.

    -image-

    Canticchiando una melodia improvvisata sul momento, Felio Sanada aprì la porta, solo per scoprire che al di là di essa non vi era nessuno. Davanti a lui soltanto il vialetto che -attraverso il giardino di cui si prendeva personalmente cura- conduceva all'ingresso esterno.
    Per qualche istante il Terzo Seggio rimase interdetto: gran parte del corpo ufficiali risiedeva in quell'area e di conseguenza la sorveglianza era assai più alta rispetto al resto dei quartieri della Terza.
    Questo lo portò automaicamente a escludere l'ipotesi di uno scherzo: nessuno sarebbe stato tanto sciocco da disturbare un ufficiale di seggio per semplice divertimento, men che meno lui ormai ben noto per la sua poca tolleranza verso simili comportamenti tanto goliardici.
    Tirandosi indietro i capelli con la mano in un gesto che ne tradiva la rassegnazione, il Dio della Morte si voltà per tornare in cucina.
    L'ora di pranzo era sacra in casa Sanada tanto per Felio quanto per Naru: il tempo che i due trascorrevano in sala discutendo del più e del meno tra una portata e l'altra poteva arrivare anche ad un paio d'ore, e non era cosa rara che la conversazione si spostasse naturalmente in giardino essendo già arrivata l'ora del té.
    Quanto erano cambiati i rapporti tra lui e la ragazza dai capelli color del ciliegio rispetto a due anni addietro?
    Naru lo aveva decisamente sorpreso, non tanto per l'incredibile sviluppo fisico, quanto per i progressi e la tenacia che aveva dimostrato in quel periodo di tempo tanto breve. Dopo neanche sei mesi dal suo arrivo si era liberata del tutto della corazza di mutismo nella quale l'aveva trovata, trascorso un anno si era ormai completamente adattata alla vita all'interno del Seireitei, ed ora - trascorsi poco più di due anni- stava dimostrando tanto un talento con la spada quanto nello studio, e nelle faccende domestiche tale da suscitare a tratti persino la sua invidia.
    Era quella che chiunque avrebbe potuto definire un "talento naturale", quanto di più diverso ci potesse essere da lui insomma.Il giovane Dio della Morte uscì in giardino, coprendosi gli occhi con una mano per non restare abbagliato dal sole del mezzodì tanto forte in quel periodo dell'anno. Attorno a lui la natura compressa in quel piccolo fazzoletto verde trapoccava letteralmente vita: Felio aveva impiegato quasi cento anni di vita a renderlo un luogo tanto bello da vedere quanto rilassante verso coloro che vi entravano... E giustamente ne andava fiero.
    Alcuni tra i piccoli bonsai lungo il percorso avevano raggiunto un'età ed una forma invidiabili, ed un paio -acquisiti mediante spese inaccessibili per normali Shinigami- avevano qualcosa come tre o quattro volte i suoi anni.
    Anche Naru amava quel luogo, e di ciò il Terzo Seggio ne era felice: ben poche cose potevano equipararsi alla serenità che aveva passeggiare in quel luogo con al proprio fianco una persona degna di stima e fiducia come sua figlia adottiva.
    Una ventata di particolare intensità scompigliò i capelli del ragazzo dai capelli corvini, il quale dovette arretrare di qualche passo riparandosi dentro l'ingresso: sebbene il cielo della Soul Society difficilmente conoscesse nebbia, pioggia o neve simili fenomeni atmosferici erano fin troppo comuni specialmente in quella stagione.
    Assaporando il suono prodotto dalle cime fruscianti degli alberi a lui vicini Felio Sanada chiuse gli occhi.
    E rifletté.
    Era passato talmente tanto tempo da quando aveva abbandonato il proprio clan da quasi non ricordarsi più che volto avessero i suoi genitori. Quello di Aira si che lo ricordava bene, non era qualcosa che sarebbe stato in grado di rimuovere con facilità quand'anche lo avesse voluto.
    Chissà come se la stava passando nel Dojo di famiglia? I loro genitori avrebbero concesso almeno a lei il poter vivere una vita libera da costrizioni o l'avrebbero forzata come avevano tentato di fare con il secondo tra i maschi a percorrere la via del Capofamiglia?
    In entrambi i casi, lo avrebbe scoperto entro breve. Era rimasto lontano dalle proprie origini per troppo tempo, ed ora era necessario ristabilire quei rapporti che da molto si erano lacerati. La cosa non riempiva Felio di felicità, ma si trattava di un qualcosa di necessario.
    Anche in quel momento il clan stava "allevando" nuovi potenziali Shinigami disposti a perseguire l'obiettivo che questo si prefiggeva sin dalla sua fondazione.
    Ci avrebbe pensato lui a spezzare una volta per tutte un tale circolo vizioso.
    Una volta per tutte.
    Rientrando in casa, il giovane Ufficiale si premurò di chiudere la porta dietro di sé, nella speranza di non essere più disturbato prima dell'inizio del pasto: Naru avrebbe già dovuto essersi cambiata e -conoscendola- avrebbe dovuto già trovarsi in sala da pranzo pronta a rendere onore ai piatti che il ragazzo non smetteva di prepararle nella segreta speranza di potere -un giorno- farsi un'idea migliore e più precisa su quali potessero essere i suoi veri gusti.
    Perché sino a quel momento Felio non era riuscito a trovare un solo piatto che la ragazza non avesse assaggiato e trovato squisito... E per quanto le doti culinarie del Terzo Seggio fossero sviluppate e forgiate nell'esperienza questo non bastava a scrollargli di dosso l'impressione che la ragazza dai capelli color del ciliegio in fiore fosse in realtà una incredibile buongustaia.
    L'istante seguente, un rumore tanto forte quanto inconfondibile serpeggio tra le stanze di casa Sanada avvertendo Felio della comparsa di un ospite inatteso.
    CITAZIONE

    Grooooooooooowl~


    Anzi, di un'ospite inattesa, tanto lo Shinigami era sicuro della sua identità. Non vi era la benché minima traccia della sua presenza, ad eccezione del fin troppo avvertibile gorgoglio di uno stomaco desolatamente vuoto ed in attesa di essere riempito.
    In tutta la Soul Society non vi era che una sola persona in grado di nascondere tanto bene la propria energia spirituale... E di farsi scoprire per un motivo tanto assurdo!
    E Felio la conosceva bene, altroché!
    Prima che Naru-chan potesse scendere giù nel caso in cui anche quest'ultima avesse avvertito la presenza dell'intrusa,il Dio della Morte attraversò la porta che separava l'ingresso dalla sala da pranzo.
    Sogghignando, non si chiese neppure cosa Suzu Serizawa -Vicecapitano della Terza Divisione e sua insostituibile senpai- ci facesse in casa sua: in quel momento era troppo impegnato a gustare ogni frazione di secondo di totale spaesamento misto ad imbarazzo sul volto di lei.
    Inconfondibile.
    Il nero hakama modificato a suo piacimento allo scopo di meglio garantire i movimenti, tanto simile alla divisa degli ufficiali della Seconda,
    Una cascata di capelli biondo grano raccolti elegantemente in una coda di cavallo alta.
    Un volto ingenuo, infantile e tremendamente puro, più di qualunque altro Shinigami avesse mai potuto avere modo di osservare.
    Questa era Suzu Serizawa-senpai, l'unica persona -nella Terza Divisione- in grado di euguagliare (e perfino superare) la sua proverbiale agilità. Un gatto in forma umana, senza dubbio... Un gatto in forma umana chiaramente affamato.

    -Ohayo, senpai. Mi stavo giusto chiedendo dove fosse la persona che ero giunto ad accogliere.-

    Le sue parole non avrebbero potuto essere più ironiche di così, proprio come il ghigno a metà tra il malevolo ed il divertito. Conosceva bene i trascorsi della senpai e non si sarebbe potuto aspettare di meno dalla persona con cui al momento attuale era più in confidenza tra i ranghi del proprio Gotei.
    Non era la prima volta che Serizawa-senpai si introduceva di soppiatto nel suo appartamento... Quel che lo sorprese era il motivo per cui -una volta tanto- non si fosse immediatamente diretta in cucina alla ricerca dei daifuku che il Terzo Seggio era solito preparare ma avesse preso un giro più largo, diverso dal solito.
    E sopratutto, era incredibile che proprio lei si fosse fatta scoprire in un modo tanto assurdo.
    Avrebbe avuto modo di prenderla in giro per questo per mesi, come minimo.
    E senza alcun dubbio, la sua diretta superiore non avrebbe osato aprire bocca per dargli contro per due buoni motivi almeno. Il primo era il rischio di far sapere in giro di essere stata colta in fallo in una proprietà privata... Ed il secondo era il rischio che il flusso ormai continuo di dolci da casa Sanada al suo ufficio potesse essere bruscamente interrotto.
    No, non avrebbe mai rischiato nulla del genere.
    Al limite, se si fosse trattato di un'accusa di effrazione...
    CITAZIONE

    Ehm...O-ohayo Felio-tan...anche tu qui? Che straordinaria coincidenza...


    -Davvero una sorprendente casualità, senpai...-

    Il divertimento era quasi tangibile nelle parole del ragazzo, ed il ghigno stampato sul suo volto non poteva che confermare i pensieri che stavano attraversandogli il volto.
    Non c'era stupore, rabbia o sincera malizia nei suoi occhi ma una ben più placida ironia che un allievo ormai esperto sentiva di potersi concedere difronte alla pecca del suo maestro.
    Si, perché Serizawa-senpai gli aveva insegnato molto in quegli ultimi anni. Da quando era divenuto Ufficiale di Seggio anzi, da molto tempo prima la figura della ragazza aveva solcato più e più volte i pensieri del ragazzo nel corso dei suoi allenamenti.
    Era il suo più vicino traguardo, il modello da superare a qualunque costo prima di tutti gli altri.
    Erano i suoi i movimenti che il giovane Sanada tentava ad ogni colpo di anticipare (sia che lei fosse presente o meno) e sempre suoi il ritmo dello scontro che Felio si era incaponito di superare a dispetto della sua naturale scarsa resistenza fisica.

    -...Ma dato che stavamo per metterci a tavola, direi che potremmo discutere di questo scherzo del destino dopo mangiato, cosa ne dice?-

    Naru sarebbe giunta a momenti, ormai. La ragazza -dopo ogni allenamento- non impiegava più di dieci-venti minuti tra il farsi un bagno veloce, cambiarsi d'abito e presentarsi a tavola sufficientemente affamata da fare impallidire molti Shinigami ben più corpulenti e famelici. Dopo una serie di esercizi tanto tirati, non era raro che l'ultimo acquisto del Clan Sanada arrivasse di slancio alla decima ciotola di riso.
    Decisamente Felio aveva fatto bene ad ampliare il magazzino in cui teneva bene in ordine le scorte alimentari: nei momenti in cui tanto lui quanto la ragazza dai capelli di petali di ciliegio si sedevano a tavola particolarmente affamati il quantitativo di cibarie consumate era tanto e tale da richiedere ripetute forniture extra da parte dei vari commercianti.
    Fortunatamente quel giorno aveva preparato un numero di portate tale da permettersi persino un ospite in più: non occorreva conoscere tanto bene quanto lui il proprio Vicecapitano per rendersi conto della fame che doveva tormentarla.
    Il gorgoglio spontaneo che l'aveva tradita non lasciava molto spazio all'immaginazione, cosa che strappò quasi una sonora risata al Dio della Morte.
    Era veramente unica la Senpai, per fortuna o sfortuna che fosse...
    CITAZIONE

    Quasi dimenticavo....cosa c'è per pranzo?


    -Oggi contavamo di mangiare leggero-

    Nessuno avrebbe potuto cogliere anche un solo frammento di verità nelle parole del ragazzo, certo che la sua diretta superiore non avrebbe mai potuto -neanche per scherzo- equivocare sul senso di quella frase. A casa Sanada l'azione "mangiare leggero" era qualcosa neppure prendibile in considerazione: forte di continui progressi non vi era verso di come la sola Naru-chan avrebbe potuto consumare quello che nel resto del Seireitei era un pasto normale senza agonizzare nel pomeriggio lamentando uno stomaco vuoto.
    Né Felio le era da meno, con la differenza che il suo allenamento avveniva la mattina prestissimo, con il risultato che dopo una titanica colazione il suo appetito all'ora di pranzo era ben poca cosa in confronto a quello della ragazzina da lui adottata.

    -Chawan Mushi, Oyako donburi...-

    Un piatto più sostanzioso dell'altro, sufficiente nel mondo reale a placare la fame persino di un dojo di sumotori, o lottatori di sumo.
    A base di uova e brodo di pesce, la crema condita con pollo e gamberi nota come Chawan Mushi era il cavallo di battaglia nella cucina di Felio per quanto concerneva gli antipasti: il Dio della Morte la serviva in tazzine di terracotta dall'aria solo apparentemente grezza, ormai vecchie di più di una cinquantina d'anni ma ancora smaltate come il primo giorno in cui le aveva acquistate.
    L'Oyako donburi invece era ben più semplice -e corposo- pollo in salsa di soia cotto in brodo e saké, unito ad una quantità di riso che avrebbe fatto la felicità di qualunque isolato degli ultimi quartieri del Rukongai.
    Si trattava di un piatto -questo- che Felio Sanada non preparava spesso le cui proporzioni -fortunatamente per Suzu- rendevano difficile il poterlo consumare tutto in due soltanto. Inutile menzionare quindi il quantitativo di uova versate al momento del termine della cottura, anch'esso di tutto rispetto.

    -...E abbastanza Sukiyaki per sfamare l'intero corpo ufficiali.-

    Quando Felio diceva così, raramente esagerava: il vantaggio di un piatto del genere -cotto sul momento nell'ormai temprato pentolone al centro del tavolo- era di non richiedere fin da subito una stima precisa del numero dei conviviali... Ed aggiungere all'ultimo momento una terza persona non avrebbe fatto la benché minima differenza per il cuoco consumato quale lui era, assumendo di avere sufficienti ingredienti per portare a termine la preparazione.
    Un rischio -quello di restare senza cibo- che mai e per nessun motivo sarebbe potuto realizzarsi in casa di Felio Sanada.
    C'era più che un fondo di verità nell'affermazione del ragazzo: sommando una Naru-chan reduce dall'allenamento, una Senpai sul punto di morire di fame ed il suo, forse l'unico appetito normale quel giorno si otteneva un potenziale quantitativo di cibarie tale da far girare la testa a più di una persona.
    Naru in genere puntava alle uova e alle verdure, Felio al manzo, Serizawa-senpai al pesce: era incredibile come i loro rispettivi gusti combaciassero perfettamente, una cosa questa che avrebbe semplificato moltissimo il lavoro per lui nello sporzionare le varie pietanza prima di servirle accanto al pentolone quando fosse arrivato il momento.

    -Mi chiedevo giusto chi ci avrebbe dato una mano a finire tutto quanto...Si unisce a me e a Naru-chan, senpai?-

    un sorriso, questo, che la Senpai probabilmente avrebbe riconosciuto. Più solare, sincero... E in grado di trasmettere l'enorme felicità che il ragazzo dai capelli corvini provava in una delle rarissime volte in cui Serizawa-senpai aveva deciso di omaggiarlo conla sua presenza.
    Si, la presenza della senpai -per quanto inaspettata- era sempre accolta come un lieto evento, una presenza in grado di rischiarare ulteriormente la fredda semplicità della casa messa a disposizione per quel Terzo Seggio con la passione per la cucina.
    Indubbiamente, quello sarebbe stato un pranzo da ricordare...

     
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    ~Something...something...something...~

    I swear, I won't forget it.
    That moment is carved in my memory
    When she was gulping our meal
    Her gasping face
    The bright red blush on her cheeks
    Her tears of shame
    And her cry for forgiveness
    I will keep those moments as a treasure
    Dearly....
    Forever




    Chomp...gawr...munch...gulp
    Il rumore di mascelle riempiva l' aria mentre Suzu affrontava con strenuo coraggio una colazione pantagruelica con una voracità che avrebbe imbarazzato e stupito più di un Hollow.
    Decine di succulenti bocconi sparirono uno dopo l' altro dentro quelle fauci smaniose di cibo.
    Carne, pesce, riso....non si facevano differenze, ogni cosa sarebbe andata ad alimentare l' infinita riserva di energia della luogotente.
    Se qualcuno si fosse mai chiesto dove trovasse quell' inesauribile vitalità che la animava entrando in quell' istante a casa Sanada avrebbe trovato facilmente una risposta.
    Improvvisamente l' ultimo pezzo di pesce della zuppa che stava trangugiando sparì, ingoiato in un unico boccone.
    La bionda ragazza si girò con uno scintillio felino negli occhi, e con la bocca ancora piena si girò verso il suo terzo seggio,mugugnando per evitare di spargere ovunque resti.
    Fewio, angow...
    Ingoiò il tutto con forza, rischinado di soffocare.
    Poi, riguadagnando in pochi istanti la compostezza propria del suo ruolo si schiarì la voce visibilmente imbarazzata, e pulendosi la bocca con il tovagliolo mormorò arrossendo visibilmente.
    Ehm, ce ne è un' altra porzione?
    Inconsciamente si accorse di avere porto in avanti la ciotola sin quasi sotto il naso del suo sott'ufficiale.
    Il quale con altrettanta gliel'aveva già riempita.
    Già, dovevo immaginare che fosse una domanda stupida...
    Disse con aria abbattuta.
    C'era nulla che avrebbe potuto sorprendere Felio Sanada?
    Si chiese con aria pensierosa, anche se c'era qualcosa, una cosa importante.
    E distratta dal luculliano banchetto che aveva davanti formulò i suoi dubbi ad alta voce.
    Comunque sono sicura di starmi dimenticando qualcosa...
    Improvisamente l' illuminazione.
    Con aria allegra si rivolse a Naru, la figlioletta adottiva del padrone di casa.
    Loro due non potevano formare un quadretto più strano.
    Lui alto, slanciato, dai capelli neri e l' aria perennemente sorridente.
    Naru, ancora una ragazzina, eppure già più alta di lei con i lunghi capelli color dei fiori di ciliegio e lo sguardo accigliato e puntiglioso; le uniche cosa che avevano in comune erano l' attenzione e la diligenza con cui svolgevano i loro compiti....
    e anche tutto il resto.
    Già, a parte l' aspetto fisico poteva benissimo essere una sua consanguinea, ma ovviamente la cosa era impossibile, visto che sapeva che Felio non aveva mai avuto una relazione sentimentale con qualcuno, e se anche ci fosse stata lui non ne avrebbe sicuramente parlato a nessuno.
    Già, dopotutto il terzo seggio era un tipo abbastanza riservato, molto di più di quanto le apparenze lasciassero supporre.
    Ah già,potresti passarmi del natto Narucchan? Trovo che con il misushiro sia ottima
    Mischiata la salsa di semi di soia fermentati alla pietanza a base di miso la divorò in pochi frenetici bocconi.
    Eppure non riusciva a liberarsi da quella sensazione
    Ma no, non era quello... Anche perchè...
    mormorò assorta.
    Felio-tan, era qualcosa che ti riguardava...
    aggiunse battendosi l' indice contro il mento e maledicendo nella mente la sua inutile memoria.
    Quando le stavano assegnando doveva essere a dormire...
    o più semplicemente lo stava facendo mentre le stavano spiegando l' incarico.
    Ma non riesco proprio a ricordare, proprio per nulla uffa...
    Sbuffò depressa, prima di illuminarsi ancora una volta.
    Ah ecco!
    Esclamò
    Ora mi ricordo.
    Sirivolse dunque a Felio sorridendo simile ad un sole
    Immagino che con Narucchan non ci siano segreti giusto? Quindi possiamo parlarci con sincerità
    Disse con aria un po' preocupata
    In questi tempi ti ho visto piuttosto distratto, quasi scosso
    iniziò a giocherellare con la lunga coda di cavallo mentre parlava, abbassando un po' il tono di voce
    Persino dietro la scrivania o quando sei di pattuglia mi sembri assente, con la testa altrove, come se pensassi ad altro
    POi sollevò lo sguardo come in attesa di una risposta
    E' forse successo qualcosa di recente?
    Spostò la sedia di lato,per fare più posto, e si alzò in piedi, tentando di nascondere l' imbarazzo fingendo di stirarsi un po' i muscoli.
    Pensavo che forse parlarne ti avrebbe fatto bene, dopotutto se non riesco ad essere d'aiuto ad almeno uno dei miei ufficiali con che coraggio potrei di nuovo guardare in faccia Ich...ehm...Matamune -dono?
    Era successo di nuovo.
    Col tempo ci aveva fatto l' abitudine, tuttavia sapeva che era proibito persino pronunciare il nome del suo ex-superiore.
    Un traditore che aveva lasciato la Soul society per un qualche strano motivo.
    La cosa non le era mai interessata particolarmente,e neanche le pesava molto l' abbandono, più che altro era scocciata del fatto che tutta la responsabilità adesso pesava su di lei.
    O su Felio, visto che la sua attitudine verso il lavoro manuale non era affatto cambiata.
    Poi, accantonò da parte questi pensieri, rendendosi improvvisamente conto della gaffe che aveva fatto.
    Il suo senso comune e le sue abilità diplomatiche erano pari a zero, e questo era un dato di fatto.
    Si affrettò comunque a correre ai ripari.
    Comunque se la cosa ti mette a disagio non importa, se non ne vuoi parlare non serve che ti sforzi, dopotutto la cosa non mi riguarda
    poi però aggiunse, con voce mogia mogia
    E' solo che...
    Raccolse il coraggio a quattro mani e riuscì infine a superare l' imbarzzo iniziale.
    Ero un po' preoccupata per te ecco!
    [...]
    Udita la risposta si limitò ad annuire, boffonchiando
    Capisco comunque sia no....non....non...
    Poi rapida come un lampo le giunse la risposta e la rivelazione.
    Adesso si ricordava cosa aveva dimenticato!
    Ah ecco! Come ho fatto a dimenticarmene!
    Si maledì mille volte, come aveva fatto a scordare una cosa così importante?
    poi si drizzò in piedi e fissò il suo sottoposto negli occhi...
    e con voce carica di importanza (o almeno ci provò) iniziò a declamare ad alta voce come un poema.
    Ah-ehm...Felio Sanada, con l' autorità conferitami dal consiglio dei 46 e dal capitano comandante generale Shigekuni Yamamoto Genryuusai
    Prese fiato, imprcando silenziosamente sulla chilometrica lunghezza dell' altisonante titolo del vecchio Yama-jii
    Domani alla terza campana del meriggio devi presentarti ai quartieri della prima divisione dove verrà proposto di assegnarti il grado di capitano
    Recitò tutto di un fiato la parte seguente scandendo bene le parole.
    Ecco, dovrebbe essere tutto almeno credo...
    Ammise imbarazzata.
    Poi si colpì leggermente la testa tirando fuori per una piccola parte la lingua e facendo l' occhiolino
    Visto comunque? Alla fine me ne sono ricordata heeheehee
     
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    ~ III ~
    A sudden proposal



    CITAZIONE

    Chomp...gawr...munch...gulp


    La voracità di Suzu Serizawa era ormai leggenda entro gli ambienti della Terza Divisione, tuttavia -come Felio aveva potuto constatare in un paio di altre occasioni- la fame che il Vicecapitano era solita mostrare non rappresentava che una frazione della sua reale capacità.
    Tra l'arrivo della Senpai e l'inizio del pranzo non trascorsero che pochi minuti, quelli che bastarono al Dio della Morte per approntare sui fornelli circa il dobbio della quantità di cibo preparato per sé e per Naru, quantità quest'ultima non indifferente.
    Felio aveva la consapevolezza che i quindici minuti stimati di cottura per completare il resto delle pietanze sarebbe stato a malapena sufficiente con il proprio superiore tanto affamato.
    La stima si rivelò sbagliata di dodici minuti, nel corso dei quali Felio dovette ripetutamente fare la spola tra la cucina -fortunatamente vicina- e la sala da pranzo: se la comparsa di un Divoratore di Anime avesse costretto la ragazza difronte a sé ad interrompere il pasto, né il mondo terreno né tantomeno l'Hueco Mundo sarebbero stati sufficientemente grandi da consentirgli di nascondersi alla furia devastatrice del Secondo Seggio del Gotei XIII.

    CITAZIONE

    Fewio, angow... Ehm, ce ne è un' altra porzione?


    La senpai non aveva ancora finito la frase che il corvino Shinigami uscì dalla cucina portando con una mano una pentola di dimensioni significative con una mano, con l'altra un altrettanto grande contenitore trabordante di riso appena bollito.
    La cottura non era stata millimetrica come al solito, tuttavia Felio -timoroso per l'integrità della casa e ancor di più per le care carpe Koi che teneva in giardino- era certo che ogni secondo di ritardo avrebbe rappresentato una possibilità in più per la vorace Vicecapitano di scagliarsi su qualunque cosa potesse essere anche solo vagamente commestibile.
    Aveva affrontato decine, centinaia, forse miliaia di Hollows nell'arco della sua vita... E nulla di tutto ciò risultava essere tanto terrificante come la prospettiva di una Suzu Serizawa non completamente sazia.
    Aveva provviste per sfamare l'intero corpo ufficiali in casa.
    Forse -con un pò di fortuna- sarebbero bastate.
    Forse.

    CITAZIONE

    Già, dovevo immaginare che fosse una domanda stupida... Comunque sono sicura di starmi dimenticando qualcosa.


    -Qualcosa di importante, Senpai?-

    Soddisfatto che l'appetito della ragazza si fosse rivelato qualcosa di relativamente contenuto, Felio si sorprese al pensiero che Serizawa-senpai -ben nota per la scarsa memoria- si fosse disturbata di persona a portargli un messaggio.
    No, probabilmente la spiegazione era molto più semplice di così.
    Trovandosi nei pressi della sua abitazione, aveva semplicemente colto l'occasione per scroccargli l'ennesimo pranzo ed ora stava cercando di ricordare qualcosa di poco significativo che quasi sicuramente aveva dimenticato immediatamente dopo avere udito.
    Un comportamento -questo- di cui nessuno o quasi si stupiva più nel Gotei III.
    CITAZIONE

    Ah già,potresti passarmi del natto Narucchan? Trovo che con il misushiro sia ottima


    Quella frase strappò a Felio un sospiro di rassegnazione. Era un lato della senpai che non gli dispiaceva, quello... Ma che aveva il magico potere di privarlo di tutte le energie come ormai neppure una maratona di svariati chilometri era in grado di fare. Seguire il filo del discorso avendo come interlocutore Suzu Serizawa, Vicecapitano della Terza Divisione era più arduo che districarsi nel dedalo di mura che costituiva il tratto antecedente alla collina del Sokyoku...

    -Ecco, Serizawa-san.-

    Nonostante le due si conoscessero da tempo, il carattere della ragazza dai capelli rosati ed il ruolo ricoperto da quella che chiunque avrebbe potuto scambiare per una sua quasi coetanea impedivano a Naru Sanada di dare del "tu" a Suzu, nonostante quest'ultima sembrasse volere il contrario.
    La giovanissima Sanada non avrebbe mai potuto chiamare in modo tanto confidenziale una persona tenuta in simile considerazione dal proprio nii-san, neppure tenendo in considerazione l'affetto reciproco che le legava.
    CITAZIONE

    Ma no, non era quello... Anche perchè... Felio-tan, era qualcosa che ti riguardava. Ma non riesco proprio a ricordare, proprio per nulla uffa...


    image

    -Ara?-

    Felio la squadrò stupito, abbassando le bacchette. In effetti, se la cosa lo interessava personalmente avrebbe gradito esserne messo al corrente: se la senpai stava dandosi tanta pena per ricordarselo, voleva dire che aveva la sensazione che si dovesse trattare di qualcosa di importante.
    Almeno secondo lei.
    Scuotendo la testa con aria totalmente rassegnata afferrò una fetta di carne dal vassoio davanti a sé, nella grande pentola che costituiva la portata principale del pranzo.
    Doveva fare in fretta prima che la vorace senpai la finisse sino all'ultimo boccone lasciando per gli altri quel che non le piaceva allo stesso modo (praticamente tutto il resto): il Dio della Morte sogghignò, astenendosi dal commentare che probabilmente il fatto che ancora sembrasse una ragazzina era indice del fatto che il suo aspetto fisico rispecchiava fedelmente quello interiore, capricci e vizi compresi.
    CITAZIONE

    Ah ecco! Ora mi ricordo.


    Due paia di occhi la fissarono incuriositi, stanchi di dover aspettare quella che -certamente- doveva essere una notizia più che interessante.
    Quel che a Felio non sfuggì però fu l'impercettibile cambiamento di espressione nel volto di Suzu, segno inequivocabile che non erano buone nuove quelle che aveva in serbo per lui: era certo che Naru non se ne fosse accorta, ancora aveva poca esperienza nel "leggere" quella che per lui era la figura più significativa all'interno del proprio Gotei.
    Gli ci erano volute decine e decine di anni per capire davvero la propria senpai... Ed ancora erano molti gli aspetti di lei di cui non era a conoscenza.
    Difficilmente si poteva conoscere una persona come lei veramente a fondo, chissà se nell'intera Soul Society esisteva qualcuno in grado di poter affermare una cosa del genere?
    CITAZIONE

    Immagino che con Narucchan non ci siano segreti giusto? Quindi possiamo parlarci con sincerità.


    -Naturalmente. Parli pure, la ascolto.-

    Ad un tratto, Felio capì di cosa la ragazza dai capelli color del grano volesse parlare. Vi era una sola possibilità tra tutte quelle che aveva vagliato tale da poter essere plausibile in un contesto del genere. Non riguardava il Gotei XIII altrimenti la Senpai avrebbe chiesto a Naru-chan di allontanarsi... né riguardava un qualche suo collega, dal momento che la faccenda lo interessava in prima persona.
    C'era un solo motivo che potesse spingere la sua diretta superiore a fare un discorso del genere, e -per quanto il Dio della Morte avesse provato a nasconderlo- era impossibile che un'individuo come lei, dotata di una innaturale empatia con le persone che le stavano accanto, non avesse potuto notare una cosa tanto ovvia.
    Le parole di Suzu tolsero ogni dubbio al ragazzo, se mai ne aveva ancora.
    CITAZIONE

    In questi tempi ti ho visto piuttosto distratto, quasi scosso. Persino dietro la scrivania o quando sei di pattuglia mi sembri assente, con la testa altrove, come se pensassi ad altro... E' forse successo qualcosa di recente?


    -...-

    Appunto. Se stabilire la causa esatta era impossibile (almeno senza invadere quella che Felio Sanada considerava essere la propria privacy) Suzu aveva intuito che qualcosa in lui non andava.
    Ed in questo aveva perfettamente ragione: per quanto Felio avesse cercato di dissimularlo, vi erano notizie che una volta apprese non potevano lasciare indifferenti... A maggior ragione se lo riguardavano tanto personalmente come quella ricevuta un paio di settimane addietro.
    Lo sguardo del giovane Sanada si fece più serio, e con identica epressione continuò a fissare Serizawa-senpai mentre portava alle labbra la tazza davanti a sé segnando -per quanto lo riguardava- la conclusione del pasto fino a quel momento allegro.
    Non ce l'aveva con lei, anzi... Sarebbe con tutta probabilità rimasto deluso se la sua senpai non avesse notato qualcosa di tanto evidente, un comportamento tanto atipico per una persona come lui.

    CITAZIONE

    Pensavo che forse parlarne ti avrebbe fatto bene, dopotutto se non riesco ad essere d'aiuto ad almeno uno dei miei ufficiali con che coraggio potrei di nuovo guardare in faccia Ich...ehm...Matamune -dono? Comunque se la cosa ti mette a disagio non importa, se non ne vuoi parlare non serve che ti sforzi, dopotutto la cosa non mi riguarda


    No, non era proprio quello il caso.
    Specialmente dopo che la senpai aveva avuto l'onestà di spiegargli in maniera schietta in cosa consisteva la sua preoccupazione, sarebbe stato irrispettoso da parte sua mandarla a casa senza neppure averla degnata di una spiegazione. Non era qualcosa che Felio dovesse (o in quel caso potesse) nascondere a tutti i costi... E forse parlarne con lei lo avrebbe potuto tirare su di morale.
    Aveva cercato per quanto possibile di non lasciar trapelare alcunché, ma evidentemente così facendo aveva soltanto ottenuto l'effetto opposto.
    Così pensando, sorvolò senza quasi neanche pensarci sull'improvvisa correzione della giovane Vicecapitano: erano trascorsi quasi otto anni, eppure il nome di Ichimaru Gin era per i membri della Terza un tabù che nessuno -Serizawa-senpai per prima- si sentiva di poter infrangere tranquillamente.

    CITAZIONE

    E' solo che... Ero un po' preoccupata per te ecco!


    Un simile commento tanto spontaneo -a maggior ragione se proveniente da una persona come la Senpai- non poté non strappare un sorriso carico di dolcezza al più che centenario Dio della Morte.
    Tra tutti gli esponenti dei vari corpi ufficiali all'interno del Gotei XIII, forse solo da lei ci si sarebbe potuti aspettare una simile preoccupazione nei confronti dei propri sottoposti.
    Era la sua Vicecapitano, la persona per la quale -se così gli fosse stato ordinato- probabilmente non avrebbe esitato a gettarsi nelle porte stesse dell'Inferno. Destino che oggi aveva evitato riuscendo nell'apparentemente impossibile missione di contenerne la fame.
    Chiudendo gli occhi, Felio si prese un paio di secondi prima di rispondere al proprio Vicecapitano.
    Un nuovo sorriso, questa volta più enigmatico, si distese sul suo volto mentre due occhi di un verde intenso si focalizzavano sulla ragazza dai capelli color del grano: era inutile nasconderle qualcosa, a maggior ragione se si trattava di un argomento tanto importante come quello.
    Beh... Non si trattava proprio di un fatto che il Dio della Morte desiderava nascondere, pertanto non vi erano motivi per tacerle, a maggior ragione se era lei stessa a chiedere spiegazioni in merito.

    -...Capisco.-

    Naru aveva smesso di mangiare, alternando nei grandi occhi prima la figura dello Shinigami dai capelli corvini, poi Suzu Serizawa.
    Sapeva fin troppo bene il perché del suo comportamento, lui stesso gliene aveva parlato poche sere addietro approfittando della frescura delle notti della Soul Society.
    Era stata una chiacchierata informale, ma ricca di significato per entrambi: potendo scegliere Felio avrebbe preferito non farne parola con nessuno, ma come nascondere qualcosa a colei che oramai era diventata parte indissolubile del suo mondo per ben due anni? Vi erano persone con le quali il solito sorriso di circostanza non avrebbe mai e poi mai potuto funzionare... E due di quelle si trovavano a quel tavolo, ora.

    -...-

    La ragazza dai capelli color del fiore di ciliegio restò in silenzio, aspettando che fosse il fratello a prendere la parola. Quella conversazione l'aveva fatta preoccupare, o quantomeno aveva gettato un'ombra sul suo solito ottimismo: non era mai piacevole apprendere simili notizie, sebbene il Dio della Morte avesse trattato la questione quasi come se non lo riguardasse direttamente.
    Era una brava ragazza, incredibilmente forte.
    Anche senza bisogno di dire nulla, aveva evitato di far trapelare la notizia in giro assecondando la silenziosa richiesta di colui che ricopriva il suo duplice ruolo di familiare e maestro.

    -Naru, per favore...-
    -Si, nii-san.-

    Felio non ebbe neanche bisogno di finire la frase. Il pasto era ormai concluso e la più giovane componente del Clan Sanada si alzò, cominciando a portare in cucina le prime stoviglie: viste le circostanze era scontato il posticipare il turno del fratello per quanto riguardava le pulizie.
    Egli era prima di tutto uno Shinigami del Gotei XIII, e difficilmente ciò di cui avrebbe dovuto parlare con Suzu-chan sarebbe stato qualcosa di adeguato da discutere in cucina.
    Al suo "Nii-san" avrebbe fatto bene parlare con la bionda Dea della Morte, la sua positività avrebbe potuto aiutarlo in quello che -ne era certa- doveva essere uno dei periodi più duri per lui da molto tempo a questa parte.

    -...Mi segua in giardino, senpai. Proseguiremo lì la conversazione.-

    E mentre il fratello e Serizawa-san, Naru si portò non vista una mano al petto.
    E pregò con tutte le sue forze che la ragazza portasse buone notizie, o per lo meno una parvenza di un vero sorriso sul volto del familiare. La sua senpai aveva una forza unica, del tutto estranea al concetto di "Zankensouki" tanto caro agli Dei della Morte.
    Suzu Serizawa risplendeva di luce propria, e lei l'aveva sempre ammirata per questo... Beh, almeno da quando l'aveva vista per la prima volta. Aveva trovato un modello da seguire e -sebbene molti dei suoi aspetti le risultassero incomprensibili- aveva giurato a sé stessa che un giorno anche lei sarebbe divenuta come la senpai del fratello.
    Una persona in grado di riscaldare i cuori di chi le gravitava attorno.

    [...]

    Il giardino di casa Sanada non era cambiato da quando al Terzo Seggio era stato concesso di occupare quel luogo, se non per alcune delle piante che aveva inserito nel corso del secolo della sua permanenza. Conifere per la maggior parte -situate lungo il limitare della struttura a ridosso del muro- ed alcuni dei bonsai che aveva più a cuore.
    Le carpe Koi già presenti erano cresciute, e non di poco.
    Il lago al suo arrivo ne ospitava una decina, ma col tempo si erano moltiplicate fino a raddoppiare di numero.
    Erano una razza pregiata, ma ancor più del loro valore economico l'ultimogenito della precedente generazione dei Sanada ne apprezzava l'aspetto.
    Raggiunto il laghetto sulle cui sponde era solito trascorrere gran parte del tempo libero, Felio si mise a sedere su una delle pietre ornamentali presenti in quel luogo da tempo immemorabile, rivolgendosi a Serizawa-san in un tono decisamente spensierato... E del tutto fuori luogo data la situazione.

    -Naru-chan dovrebbe arrivare con i daifuku appena fatti, non potrei mai lasciare senza la mia Vicecapitano image-

    Mentre il sole di metà giornata risplendeva sulle due figure scintillando al contempo sullo specchio d'acqua si alzò una brezza leggera, quel tanto che bastò per scompigliare i già di per sé ribelli capelli del Dio della Morte.
    Decisamente, se c'era una persona con cui quell'atteggiamento non aveva modo di funzionare, era Suzu Serizawa. Amante dei Daifuku oltre i limiti dell'umana comprensione, vi erano però momentiin cui persino questo argomento non era sufficiente da distrarla dal sapere ciò che si era prefissa.

    -...-

    Era davvero preoccupata per lui, quindi tanto valeva non tergiversare e spiegarle come stavano le cose. Al suo posto avrebbe desiderato da lei la stessa cosa, certamente.
    Alzandosi e stiracchiandosi al sole tiepido di quel periodo della giornata, Felio si portò le mani alla testa e -spettinando ulteriormente i capelli in un gesto che ne tradiva l'irritazione- si apprestò a parlare. Stava dando le spalle alla ragazza dai biondi capelli, e difficilmente avrebbe potuto fare in altro modo.
    Come avrebbe potuto spiegarle la situazione guardandola direttamente in quegli occhi che -ultimamente fin troppo spesso- aveva riempito di preoccupazione?

    -Ho avuto i risultati che aspettavo, senpai.-

    Non era trascorsa neanche una settimana da quando si era recato al Sougo Kyuugo Tsumesho per la solita visita di controllo... Visita che questa volta si era protratta più a lungo di quanto non fosse consueto, a causa di alcuni esami che lui stesso aveva richiesto. Visitato dallo stesso Vicecapitano Subaru Kyoki-san, l'ispezione era stata quanto più accurata possibile... Ed aveva portato alla luce particolari interesanti, sfuggiti nel corso degli ultimi anni.
    Come prendersela con la Divisione Medica per qualcosa del genere? I sintomi erano stati tanto flebili da richiedere uno specialista del carico di Kyoki-san... Non vi era modo per qualcuno meno abile di lui di accorgersene, su questo era completamente certo.

    -Le analisi della Quarta sono impeccabili, come sempre.-

    Nel dire così, il Dio della Morte allungò la mano verso lo specchio d'acqua, rivolgendo il palmo della mano disteso verso il cielo.
    Chiudendo gli occhi, provò a concentrare la propria energia spirituale -energia ben più grande rispetto ad un normale Shinigami- su di essa, in quello che poteva essere considerato il più basilare di tutti gli esercizi di manipolazione del Reiatsu.
    Un qualcosa che qualunque studente dell'Accademia con almeno un anno di esperienza alle spalle avrebbe potuto fare bendato, o dopo un'allenamento sfiancante senza troppa fatica.

    -Qualche mese fa ho avuto i primi sospetti... Se ne sarà sicuramente accorta anche lei.-

    Ciò che avrebbe dovuto prendere forma nel palmo della sua mano avrebbe dovuto essere una sfera perfetta, di un intenso e brillante verde smeraldo.
    Quel che apparve... Beh, se Serizawa-senpai lo avesse visto prodotto da un suo normale sottoposto lo avrebbe rispedito (beninteso, con il solito entusiasmo) all'Accademia Shin'O per un periodo di riaddestramento. Non era una sfera, non ne aveva neanche la forma... Per non parlare dell'intensità.
    Un ammasso informe di reishi disperse simile a vapor d'acqua che pateticamente tentava di aggregarsi fino ad ottenere una forma compatta: dalle dimensioni era chiaro che l'energia impiegata doveva essere venti o trenta volte -ad essere avari- quella che un qualunque studente avrebbe mai potuto sperare di immettervi nella miglior condizione fisica, e che difficilmente avrebbe potuto venire gestita in maniera tanto approssimativa e grossolana.
    Nessuno Shinigami con un simile controllo della propria energia avrebbe mai potuto impiegare un qualsivoglia Kidou, su questo non c'erano dubbi.

    -...Non sono mai stato in grado di effettuare arti demoniache più complesse di quelle di base, e anche con quelle ho avuto spesso grossi problemi.-

    Felio ora si era fatto più serio, disperdendo con un gesto stizzito ciò che per lui era la più grande vergogna come membro del Gotei XIII: la mano sinistra si posò al centro del petto, nel luogo dove -chissà quando- vi era stata la base della catena che un tempo aveva collegato la sua anima al corpo originale.
    Centoventi anni addietro, quando ancora era un essere in carne ed ossa.
    Sfiorando quel punto, un sorriso nostalgico apparve sul volto del ragazzo, bene attento a non lasciarsi vedere dala stimata senpai in quello stato. Era sempre doloroso per lui rievocare questo problema, e la cosa negli anni non era certo stata superata.
    Inspirando leggermente, si decise a parlare ancora.

    -Il malfunzionamento del mio Saketsu, l'organo preposto alla regolazione dell'energia spirituale, ha ripreso a deteriorarsi, senpai.-

    Il tono con cui pronunciò quelle parole era quello di uno studente che aveva appena portato a casa un pessimo voto. Il più anziano Sanada della casa, terzogenito della sua generazione sollevò lo sguardo al cielo, meditando su quanto ironico fosse stato il suo impegnarsi assiduamente in tutti quegli anni alla ricerca dello "Zankensouki", la combinazione perfetta tra le quattro vie dello Shinigami.
    "Zankensou-", una strada mutilata. Ecco quel che il destino gli aveva concesso di padroneggiare. Procedendo a quel ritmo, il suo controllo sulla regolamentazione del proprio Reiatsu sarebbe peggiorato gradualmente sino a diventare pressoché ingestibile: il suo corpo, quello era il limite massimo entro il quale era in grado di dosare e circoscrivere una forza allenata e cresciuta con dedizione per cento e passa anni.

    -Entro un anno al massimo, perderò anche quelle poche capacità nell'utilizzo delle Arti Demoniache che tuttora possiedo.-

    Riflettendo su quella che era stata la sua carriera, fu difficile per lui non sorridere al pensiero di come fosse riuscito a procedere sino al rango di Terzo Seggio senza aver mai eseguito una qualsiasi incantesimo più difficile di quelli ad una cifra.
    In missione aveva sempre contato su altri mezzi.
    Il proprio corpo per cominciare: allenamenti costanti -anche più intensi di quelli dei suoi parigrado- gli avevano garantito un fisico temprato, allenato ed in grado di seguire il più delle volte i suoi riflessi acuiti dall'esperienza.
    La propria Zanpakuto, Harutsubame: unita al Goryu -l'arte in cui era ormai specializzato- le sue abilità con essa gli avevano permesso di sopravvivere sino a quel momento, al pari di Dei della Morte capaci tanto quanto e più di lui, come Kikuta-san.
    E poi... I suoi compagni, della Terza come delle altre Divisioni. Ciò che a lui mancava, era sempre stato egregiamente compensato da un lavoro di scuarda il cui merito andava al ragazzo dai capelli corvini soltanto per metà. Aveva avuto fortuna nel trovare ottimi commilitoni... Ed un adeguato esempio risiedeva nella ragazza alle sue spalle.

    -Beh, cosa posso dire... -

    Voltandosi verso Suzu, il giovane Sanada la fronteggiò con uno sguardo diverso da quello di prima. Erano occhi più determinati, sicuri di sé e che trasmettevano efficacemente la fiducia che il Dio della Morte aveva nelle proprie capacità.
    Era ovvio che Serizawa-senpai lo avesse visto pensieroo in quel periodo... Non vi era modo di ricevere una notizia del genere e rimanere impassibili nella vita di tutti i giorni.
    Ma che non vi fosse modo di metabilizzarla e di farsene una ragione, quello non era certo un modo di pensare che Felio Sanada potesse fare suo. Non era il genere di persona tale da deprimersi per un qualcosa del genere, a maggior ragione se mai in passato aveva fatto eccessivo affidamento su qualcosa -per lui- di tanto effimero come degli incantesimi recitati nel corso di uno scontro all'ultimo sangue!

    -Non si tratta di una grossa perdita, nel mio caso image-

    Con un colpo di tosse si rischiarò la voce, fermandosi quel tanto che bastava per far comprendere alla propria senpai che non vi era più motivo per lei di preoccuparsi per questa faccenda.
    Forse la cosa non sarebbe terminata da un giorno all'altro... Ma di sicuro Felio non avrebbe permesso a sé stesso di tornare quell'individuo tetro e disilluso che per lunghi anni aveva gravato sul morale dei propri compagni in seguito alla tragedia del casato Hisegawa.
    Non sarebbe più stato quel tipo di persona, questo aveva promesso a sé stesso quel giorno.
    E neppure qualcosa del genere lo avrebbe fatto tornare sui suoi passi.

    -Lasciando da parte l'ironia, sono stato fortunato. Il problema riguarda unicamente il controllo dell'energia spirituale al di fuori del mio corpo... Cosa che lascerà inalterate tutte le altre capacità di cui dispongo.-

    Avrebbe potuto continuare la carriera di Dio della Morte, e lo avrebbe fatto a suo modo. Fintanto che Serizawa-senpai avesse avuto bisogno dei suoi servigi (e non avesse considerato la sua ormai certa inabilità nel Kidou) lui ed Harutsubame sarebbero stati pronti e ben lieti di offrirle i loro servigi.
    Rimanendo inalterata la sua energia spirituale, la graduale perdita delle capacità del suo Saketsu non avrebbe compromesso che in minima quella che era la sua vita di tutti i giorni.
    Era stato fortunato, dannatamente fortunato sotto questo aspetto.

    -Mi ero già rassegnato all'idea di trascorrere il resto della mia carriera a compilare scartoffie...-

    Mentre parlava, il Dio della Morte si avvicinò al suo superiore e -con l'espressione più calda e radiosa che il suo volto gli permise- fece qualcosa che in qualunque altra circostanza non avrebbe mai neanche potuto pensare di potersi permettere.
    Serizawa-senpai si era preoccupata tanto per lui.
    E nella mano che il Dio della Morte allungò verso di lei per poi posarsi sopra i suoi capelli color del grano era racchiusa tutta la sua gratitudine, come membro del Gotei XIII... E come persona.
    Massaggiandole delicatamente la chioma dorata, Felio la fissò a lungo, intensamente: il suo allontanamento dai campi di battaglia poteva ancora attendere.

    -...Ma pare che questo Dio della Morte potrà prestare servizio attivo al suo fianco ancora a lungo image-


    [...]

    Il discorso sembrò avere tranquillizzato -almeno per quel che Felio poteva vedere- la sua senpai. il Dio della Morte difficilmente avrebbe potuto comprenderla appieno, tuttavia gli anni trascorsi a suo fianco gli consentivano per lo meno di comprendere quanto grande fosse la tensione sul volto della ragazza davanti a sé.
    E -se i suoi occhi non lo ingannavano- almeno una parte della pressione sulle spalle della stimata Vicecapitano pareva essere scemata.
    Anche lui si sentiva meglio adesso. Non amava i segreti, né tantomeno dover tenere nascosto a qualcuno il proprio quadro clinico... Perciò sotto questo aspetto non poteva che ringraziare la ragazza dai biondi capelli per il grande favore che -inconsapevolmente- gli aveva procurato.
    Proprio in quell'istante, il rumore ovattato dall'erba dei leggeri passi di Naru si avvicinò alla loro posizione.
    Quella che per Felio era una presenza ormai insostituibile nella propria vita quotidiana si apprestò ai due, portando con entrambe le mani un vassoio contenente due tazze.
    Sencha Yamato, la varietà di té verde preferita dal Dio della Morte e da lui considerata la più adatta a conclusione del pasto.
    Offertane una all'ospite e quindi la seconda al proprio "nii-san", Naru Sanada con un leggero inchino tornò in cucina.
    Ah, quanto avrebbe voluto restare ad ascoltare quel che i due stavano dicendosi... Sfortunatamente però in questa conversazione era di troppo. Le occasioni in cui Felio era costretto ad allontanarla si contavano sulla punta delle dita, e purtroppo -doveva ammetterlo- si trattava sempre di qualcosa riguardante la loro Divisione.
    E Naru -per quanto in confidenza potesse essere- era un'estranea in tal senso.

    CITAZIONE

    Capisco comunque sia no....non....non...Ah ecco! Come ho fatto a dimenticarmene!


    -...Mh?-

    Portando alle labbra il bordo della tazza ed assaporando il liquido dal sapore fresco, il Dio della Morte inarcò un sopracciglio.
    Che la senpai si fosse finalmente ricordata cosa diavolo era venuta a fare in casa sua? Anzi... C'era un ulteriore motivo (oltre all'essere preoccupata per lui) per il quale non aveva potuto aspettare la sua venuta negli Uffici della Terza? Se il primo poteva essere una valida spiegazione, riguardo alla seconda il corvino Shinigami non sapeva proprio che pesci prendere.
    Udendo la sua Vicecapitano schiarirsi la voce con un colpetto di tosse appena accennato, cominciò a bere velocemente.
    Aveva il pessimo presentimento che se il té non fosse stato finito al più presto se ne sarebbe pentito amaramente... In genere era sempre così quando la Senpai assumeva quel tono.
    CITAZIONE

    Ah-ehm...Felio Sanada, con l' autorità conferitami dal consiglio dei 46 e dal capitano comandante generale Shigekuni Yamamoto Genryuusai [...] Domani alla terza campana del meriggio devi presentarti ai quartieri della prima divisione dove verrà proposto di assegnarti il grado di capitano


    Chiunque avrebbe potuto aspettarsi -difronte una simile frase- da parte di una persona come Felio Sanada una reazione composta, seria e matura.
    Ci si sarebbe potuto aspettare che il Dio della Morte poggiasse a terra la tazza, chinasse leggermente il capo in segno di rispetto, quindi ringraziasse sommessamente la propria stimata senpai della preziosa informazione.
    Che quindi prendesse nuovamente in mano la tazza e finisse di sorbire il té, metabolizzando con calma la notizia testé ricevuta.
    Le cose non andarono proprio così.
    Decisamente no.
    Anzi, sarebbe corretto dire che la situazione assunse un profilo diametralmente opposto.
    Casa Sanada, ed i suoi dintorni, erano conosciuti per essere uno degli angoli più tranquilli e pacifici di tutto il Seireitei, circondati da un'aura di perenne placidità. I numerosi volatili che punteggiavano il cielo della Soul Society spesso venivano qui a nidificare, in questo angolo di paradiso dove pareva regnare una pace eterna...

    -EeeeeeeehH???-


    Si narra che l'urlo del più anziano di casa Sanada venne udito da svariati isolati, ed in più di una casa una moglie o un servitore colto alla sprovvista infransero ciò che tenevano in quel momento in mano. Uno stormo -incredibilmente nutrito- di uccelli si levò dall'abitazione e dalle case vicine in quello che probabilmente fu ricordato negli anni a venire come l'unica occasione in cui il vicinato dei Sanada ebbe qualcosa da ridire riguardo al comportamento del fino ad allora irreprensibile Terzo Seggio.
    image
    Quando l'eco scomparve (e ci vollero svariati secondi affinché il riverbero cessasse del tutto) l'espressione stampata sul volto di Felio Sanada era qualcosa che i suoi nemici avrebbero pagato per poter vedere almeno una volta.
    Se in condizioni normali l'Ufficiale era l'epitome della compostezza e della tranquillità, nulla tanto in faccia quanto nei suoi capelli poteva dirsi "regolare".
    E mentre la tazza affondava allegramente nel laghetto andando a posarsi sul fondo per la felicità delle carpe koi alquanto traumatizzate, il ragazzo dai capelli corvini -il volto inondato di té- ancora non riusciva a realizzare quel che esattamente era successo un momento addietro.
    La memoria doveva avergli giocato qualche brutto scherzo, non era poi tanto strano con l'avanzare dell'età.
    Ricordava che Suzu gli aveva detto qualcosa, qualcosa riguardante una sua convocazione da parte di Genryusai-dono.
    Ma non poteva essere qualcosa di troppo serio... Il tono con cui glielo aveva comunicato non corrispondeva a quello che aveva sognato di avere sentito.
    Seriamente... Si era mai visto un superiore comunicare al proprio Terzo Seggio la nomina... a Capitano? Figuriamoci, il Dio della Morte doveva aver necessariamente capito male.
    Certe cose non accadevano nella realtà.
    Ripulendosi il viso con la manica del kimono, Felio scosse la testa cercando conferma della sua teoria nell'espressione di Suzu-senpai.
    La ragazza stava sorridendo con aria soddisfatta e compiaciuta, propria di chi ha compiuto finalmente il proprio dovere.
    E questo allo Shinigami dai capelli corvini non piaceva.
    Non piaceva affatto... Anche perché quest'ultima sembrava in attesa di una qualche gratificazione.
    Come se gli avesse appena comunicato una notizia troppo bella per essere vera.

    -S-s-s-s-...SENPAI!!!-

    CITAZIONE

    Ecco, dovrebbe essere tutto almeno credo... Visto comunque? Alla fine me ne sono ricordata heeheehee


    Era troppo, onestamente.
    Sfiancato, del tutto incapace di sostenere un carattere come quello della propria Vicecapitano, Felio Sanada si lasciò crollare a sedere sul manto erboso.
    Non sapeva dire se si sentiva più sorpreso, arrabbiato, basito o semplicemente felice. Assai probabilmente si trattava di tutte queste cose assieme, a giudicare dall'impossibilità che avvertiva di dire alcunché.
    Si... Era decisamente troppo, a maggior ragione se detto in un modo tanto allegro e spensierato: ma cosa poteva aspettarsi dalla sua senpai?
    Ancora non riusciva a concepire una cosa tanto assurda.
    Era riuscito a risvegliare il potere della propria Zanpakuto da... quanto? Tre settimane? Un mese? Due? Di certo un tempo dannatamente breve prima che qualcuno nel Gotei XIII potesse arrivare a considerarlo un elemento valido.
    C'erano mille e più Shinigami più forti, capaci e con maggiore esperienza di lui, assai più adatti a ricoprire uno dei seggi vacanti.
    E Suzu Serizawa era la prima della lista, ai suoi occhi.
    Perché diavolo proprio lui? Non che la cosa non lo riempisse di onore (stava giusto cominciando ad avvertire il peso che la richiesta del proprio superiore stava avendo sulla sua persona), ma -da qualunque punto la si guardasse- quella era una convocazione della quale non riusciva a capire il senso.
    La notizia lo aveva lettealmente steso, non riusciva ad avvertire neanche le gambe.
    Lui... Capitano?

    -Senpai... Con voi non c'è proprio niente da fare...-

    Ricordarsi solo in un momento del genere quella che in due anni poteva essere considerata la più importante promozione all'interno del Gotei XIII.
    Se c'era una persona in grado di dimenticarsene, quella doveva essere necessariamente Serizawa-senpai. Il pensiero di quanto adorabilmente oo-baka potesse sembrare a volte la ragazza dai biondi capelli fu sufficiente a far sorridere il Dio della Morte, mentalmente stremato.
    Colto completamente alla sprovvista, non poteva che dirle quel che pensava adesso.
    Aveva bisogno di tempo, ora.
    Per calmarsi.
    E per riflettere.

     
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    ~ IV ~
    Radiant dawn




    Casa Sanada
    Ora prima del mattino



    Albeggiava.
    Come i primi raggi di sole della giornata sfiorarono l'interno della sala di casa Sanada che il suo primo occupante aveva adibito a Dojo, la figura al centro della sala aprì gli occhi. Contrariamente a quello che ci si sarebbe potuti aspettare, la persona vestita di un semplice ed assai austero kimono non sollevò stancamente le palpebre bensì aprì di scatto gli occhi; seduta nella canonica postura seiza, essa era perfettamente lucida... E difficilmente avrebbe potuto essere il contrario.
    Per Felio Sanada il dormire era un concetto che difficilmente avrebbe potuto fare proprio quella notte, e per quel preciso motivo aveva deciso di trascorrere -non gli capitava da anni, ormai!- le ore che lo separavano dall'appuntamento fatidico immergendosi nella più completa meditazione.
    Davanti a sé, Harutsubame giaceva silenziosa avvolta dal proprio fodero: la sua Zanpakuto era una presenza importante per il Terzo Seggio, ed avendolo accompagnato in tutti i momenti critici o comunque importanti della sua vita era divenuta un elemento tranquillizzante per lui, capace con la sua sola presenza di lenire almeno in parte l'enorme stress di cui era stato caricato il giorno prima.
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    Già... Per quanto incommensurabilmente lieta, la portata della notizia riportatagli dalla stessa Serizawa-senpai aveva avuto l'effetto di distruggere la tranquilla armonia di casa Sanada. Chissà se dopo quel giorno le cose avrebbero potuto tornare come prima?
    Ancora immobile, il volto appena riscaldato dal sole ancora timido, Felio sospirò al pensiero di ciò che lui e Naru avrebbero dovuto affrontare da quel momento in avanti... Ammesso e non concesso che la valutazione si fosse rivelata positiva.
    La giovanissima ragazza aveva accolto la notizia in maniera ancor più allibita di lui, sebbene la compostezza dimostrata immediatamente dopo fosse stato qualcosa che Felio le avrebbe sempre invidiato. Eppure, nonostante tutto il misto di tensione ed orgoglio stampati sul volto della nuova consanguinea dello Shinigami poteva essere avvertito anche ad un paio di metri di distanza.
    Il più anziano tra i Sanada all'interno della Seireitei era consapevole di rappresentare qualcosa di simile al centro della vita per Naru-chan, così come lei era per lui una sorta di presenza salvifica per uno spirito come il suo.
    Era dunque più che giustificabile l'emozione di lei, nell'apprendere che la persona che l'aveva accolta presto avrebbe potuto diventare una delle persone più importanti dell'intera Soul Society.
    La carica di Capitano...
    Quello che per un Dio della Morte era considerato il punto di arrivo di una vita spesa a garantire l'equilibrio spirituale tra la terra e la Soul Society e a difendere le anime degli esseri viventi dagli esecrabili Divoratori di Anime. Il titolo tutt'altro che onorifico, che sin dall'alba dei tempi aveva caratterizzato i Tredici individui più forti della Corte delle Anime Pure.
    Non esisteva gradino più alto di quello... Ed entro poche ore il nobile Yamamoto Genryusai Shigenuki gli avrebbe concesso l'onore di essere messo alla prova, cercando di scoprire se in lui si nascondevano qualità sufficienti ad essere nominato come Primo Seggio di una -era facile immaginarlo- delle Divisioni rimaste ancora prive di guida.
    Essere a capo di un miliaio di individui esperti e temprati, avere sulle spalle la responsabilità delle loro vite, poter disporre di essi alla stregua del proprio esercito personale: non vi sarebbe potuto essere maggior differenza rispetto allo stile con cui si era rapportato con il proprio Gotei sino a quel giorno.
    Quell'ambito traguardo era alla sua portata... I suoi obiettivi, o gran parte di essi, avrebbero potuto essere realizzati con il semplice potere che quel ruolo portava con sé.
    Qualunque fosse stata la Divisione cui sarebbe stato destinato -nell'ipotesi di dimostrarsi idoneo- avrebbe avuto finalmente sufficiente potere decisionale da organizzarne la struttura a suo piacimento, rimediando a tutte quelle che considerava essere pecche scoperte e diligentemente annotate in decenni e decenni di servizio attivo.
    I suoi sottoposti lo avrebbero ancora guardato come un compagno d'arme? Probabilmente no, ma la cosa importante sarebbe stata che -vestendo il bianco haori- sarebbe potuto divenire per questi ciò che da sempre aveva desiderato: una figura protettrice, qualcuno in grado di sostenere con le proprie forze non soltanto la propria sorte, ma anche quella di coloro che lo avrebbero circondato.
    Inoltre, grazie a questa nomina... Avrebbe potuto richiedere ciò per cui aveva lottato sino a quel momento.
    Una sua parola, ed il resto del Clan Sanada lo avrebbe raggiunto entro le mura della Corte delle Anime Pure: una sua parola... Ed i Sanada avrebbero finalmente fatto parte della nobiltà.
    Lo scopo di un'eternità finalmente raggiunto, il Clan -sotto la guida del membro più importante, lui- avrebbe finalmente avuto modo di modificare il proprio stile di vita: non vi sarebbero più state generazioni costrette ad apprendere l'arte del maneggio della spada senza possibilità di ribellarsi.
    I nuovi Sanada avrebbero potuto scegliere da soli il proprio destino.
    Ciò che lo separava da tutto ciò non era che un singolo capo di abbigliamento.
    Ora però... Doveva dimostrare a sé stesso e agli altri di esserne realmente degno.
    Con un sorriso amaro, il Dio della Morte realizzò di essere arrivato al capolinea della sua vita.
    O forse... Un nuovo modo per lui di "vivere" sarebbe cominciato da quel momento in avanti: la sua esistenza sarebbe cambiata radicalmente. Forse in meglio, forse in peggio.
    La cosa non era assolutamente rilevante. Ignota, carica di dubbi e al contempo di aspettative... Un salto nel vuoto più emozionante -nel senso neutro del termine- di qualunque missione avesse portato a compimento per conto del Gotei XIII.
    Anche i rapporti con coloro che lo circondavano sarebbero cambiati, e non di poco: a questo aspetto il giovane Sanada aveva dedicato gran parte della riflessione di quella notte. Essere Capitano avrebbe potuto significare perdere tutti o parte di quei legami con le persone a lui più care... E questo difficilmente avrebbe potuto accettarlo con serenità.
    Il suo nuovo rango gli avrebbe precluso molte, moltissime azioni.
    Prima tra tutte, la sua ormai cinquantennale permanenza in Accademia come Sensei.
    Il contatto con gli studenti, i suoi studenti... Ne avrebbe sentito la mancanza, indiscutibilmente.
    Inoltre... Anche negli altri Gotei vi erano individui con i quali non avrebbe più potuto mantenere lo stesso clima tenuto sino al giorno precedente; un colloquio tra uno Shinigami ed un Ufficiale per non parlare di una chiacchierata tra due ufficiali non avrebbe mai potuto avvenire tra un Capitano ed un altro Dio della Morte fatta eccezione per un suo parigrado.
    Quel bianco haori era alla sua portata... Eppure quanto pesante sarebbe stato vestirlo?
    Il potere cui aveva sempre -consapevolmente o meno- cercato, quanto lo avrebbe cambiato?
    Non poteva saperlo fino a quando non sarebbe stato troppo tardi: dopotutto, era giusto così.
    Rinnegare quanto fatto fino a quel momento, tirarsi pavidamente indietro non era qualcosa che lui avrebbe mai potuto fare. La sua convocazione era -senza mezzi termini- una dichiarazione di stima da parte dei più alti vertici della Soul Society, a cui avrebbe risposto con celerità e gratitudine.
    Gli era stato dato modo di assurgere ad un nuovo ed ancor più alto traguardo... E con un simile obiettivo in mente si sarebbe recato entro poche ore ai quartieri della Prima.
    Forse le cose non sarebbero più state quelle di un tempo.
    Ma ciò non voleva necessariamente dire la fine di quello che fino ad allora era stato il suo mondo. Alcune cose sarebbero cambiate, era inevitabile che ciò accadesse.
    Per quanto lunga e quasi prossima all'eternità, la vita degli Dei della Morte non era immutabile. Similmente a quella che non aveva potuto assaporare sulla terra, questa esistenza era stata per Felio Sanada ricca di significati.
    I suoi amici, i suoi dolori, le sue passioni... Tutto quel che aveva vissuto le aveva dato valore.
    E vestire un bianco haori non ne avrebbe cambiato la sostanza.
    Gli amici sarebbero rimasti, o almeno questo avrebbe provato ad ottenere.
    I ricordi... Beh, nessuno avrebbe mai potuto rubarglieli.
    Quella era la sua vita, dopotutto. Una lunga e fiera esistenza, un istante luminoso nell'infinito ciclo di reincarnazioni tra la Soul Society ed il mondo materiale. Non avrebbe potuto desiderare una sorte migliore, neanche sforzandosi.
    Ed il sorriso amaro si addolcì, mitigando -finalmente- la tensione.
    Avrebbe affrontato quel giorno come ogni altro, semplicemente. Questa era la soluzione cui era arrivato.
    Cominciando dal semplice gesto di alzarsi. Avrebbe lasciato a terra tutte le sue ansie e le sue preoccupazioni: nessuno avrebbe potuto rinfacciargli alcunché di quella giornata, così lui aveva deciso.
    Con un fluido, costante ed al contempo deciso movimento Felio si alzò, stiracchiando le ossa del suo corpo troppo a lungo costrette all'immobilità.
    Restavano ancora diverse ore prima della convocazione: avrebbe impiegato quel tempo in qualcosa di costruttivo. I suoi subordinati avevano bisogno delle istruzioni per la giornata... Ed il pranzo non si sarebbe certo preparato da solo, tantomeno dopo aver costretto Naru-chan il giorno prima a sbrigare le faccende domestiche un giorno che non le competeva.

    -...Ganbatte, Felio.-

    "Coraggio"
    Con questo pensiero in mente, il Dio della Morte lanciò un ultimo sguardo alla finestra ed al mondo dietro di essa. Avrebbe protetto quel mondo, ora e sino a quando le forze glielo avrebbero permesso: e se facendolo avesse potuto disporre dell'autorità e del prestigio riservato ai Capitani... Beh, non si sarebbe certo tirato indietro.
    Era ancora presto, e Naru-chan sicuramente stava dormendo. Si era stancata più del solito la sera prima, l'insolita irruenza dimostrata nel corso degli allenamenti doveva averla completamente stremata...
    Uscendo dalla sala, il giovane Sanada scostò un ciuffo di capelli corvini.
    Era da diverso tempo che non preparava una colazione come si doveva alla ragazza. Quel giorno, le avrebbe fatto una sorpresa.
    Anche quello -a suo modo- rappresentava per lui la felicità.




    Casa Sanada
    Ora prima del meriggio




    L'aria calda del primo pomeriggio sfiorò il volto del Dio della Morte, strappandogli un'espressione compiaciuta. La giornata eratrascorsa pacifica senza che nessuno lo avesse disturbato, evento questo più unico che raro: avrebbe dovuto ringraziare la Senpai per questo, se lo sentiva. Anzi, poteva quasi vederla discutere con gli altri ufficiali di Seggio sul perché quel giorno la scrivania del Terzo Seggio Sanada fosse rimasta deserta, e su come mai pile di documenti fossero impilate sul tavolo di lavoro del Vicecapitano che più di tutti i suoi colleghi detestava il lavoro d'ufficio.
    Lo sguardo di Felio cadde sulla fiaschetta di saké che Naru gli aveva poggiato accanto, al limitare della veranda assieme alla tazza di ceramica in cui era solito bere l'alcolico.
    La ragazza in quel momento non era accanto a lui, dovendo sbrigare alcune faccende sul retro dell'abitazione. Il giardino della magione si snodava attorno all'edificio, e se da un lato esso era stato progettato per distarre la mente ed allietare la vista del Dio della Morte, quest'ultimo si era adoperato affinché il retro divenisse proprietà e dominio della sua familiare.
    Naru-chan era, almeno sulla carta, sua figlia adottiva e lo Shinigami aveva predisposto tutto affinché la responsabilità della casa ricadesse su di lei in misura tale da consentirle la più rapida e miglior crescita possibile: era ancora lui che sbrigava la maggior parte del lavoro, tuttavia era certo che la ragazza non avrebbe mai perdonato né a lui né a sé stessa di lasciarle un ruolodi scarso rilievo nella gestione dei beni di casa Sanada.
    Dal punto di vista del ragazzo infatti, sapersi prendere cura di un giardino era un requisito fondamentale per divenire un giorno una persona (uomo o donna che fosse) fiera di sé stessa.

    E' quasi ora...

    Semisdraiato sulla veranda, lo Shinigamistava godendosi con espressione beata il sole della Soul Society, sul volto un sorriso prettamente felino. La pelle era divenuta pallida nel corso degli anni, perdendo il tono ambrato di un secolo addietro. L'anno speso a vagabondare a Rukongai sembrava così lontano ora...
    Vivere a lungo era un fardello pesante, eppure in quel momento a Felio non sembrava proprio: attraversare difficoltà, soffrire in molti e numerosi modi, trovarsi in situazioni che avrebbero minato la sanità mentale di chiunque altro... Erano per lui un prezzo accettabile per quello che ora era il suo mondo.
    Aveva ottenuto potere.
    Aveva guadagnato amici fidati.
    Aveva nuovamente una famiglia alla quale fare ogni giorno ritorno.

    -...Si, la scelta che ho fatto è stata giusta, Aira-neesan.-

    Parlando a sé stesso, Felio diede voce alla risposta del suo primo quesito, il dubbio che si era portato dietro in tutti quegli anni. Da quando per la precisione -addosso le vesti logore di Rukongai e la mai utilizzata Reiki- aveva chiesto ed ottenuto di essere ammesso all'Accademia Shin'O. Ed ora invece... Accidenti se poteva ritenersi soddisfatto della sua scelta.
    Aveva commesso errori, si sentiva tutt'altro che infallibile. Ma era stato in grado di fare qualcosa di concreto, aveva salvato molte persone ergendosi a baluardo della Soul Society e di coloro che gli erano vicini.
    Aveva scoperto che suo fratello, Yamato Sanada, era stato uno Shinigami anch'egli e che -per ragioni a lui ignote- aveva voltato le spalle al Gotei XIII.
    Non era quella la risposta che si aspettava di trovare, ma nei mesi dell'anno che era seguito alla missione in Russia aveva accettato pian piano la cosa. Ciò che desiderava era apprendere quale fosse stata la sorte di Yamato, e di ciò era venuto a conoscenza. Come Felio aveva compiuto nel corso della sua vita molte importanti scelte, allo stesso modo suo fratello aveva preso le sue.
    Già.
    La prossima volta che i due si fossero incontrati, i loro ideali si sarebbero inevitabilmente scontrati. Avrebbero combattuto cercando di uccidersi reciprocamente, nella peggiore delle ipotesi.
    Ma questo era -doveva esserlo!- qualcosa che ambedue avevano deciso separatamente. Ed era questo il motivo per cui Naru-chan ne era stata tanuta all'oscuro.
    Legalmente parlando, Yamato Sanada era suo zio. Nulla di buono sarebbe nato mettendola al corrente di quello che a tutti gli effetti avrebbe potuto rivelarsi uno scontro inevitabile. Perché Felio non si sarebbe tirato indietro, oh no... Colui che aveva cercato era divenuto un nemico per il suo mondo. Con quella sua decisione il suo ammino si era legato nuovamente e inestricabilmente a quello del giovane ufficiale dai capelli corvini.
    Avrebbe potuto parlare con lui un ultima volta?
    Cosa gli avrebbe detto? Con che spirito avrebbe risposto alle sue domande?

    -Geez... Inutile pensarci adesso.-

    Scuotendo la testa con aria rassegnata il Dio della Morte liberò con un sorriso amaro quel piccolo e ricorrente dubbio, riportando la propria mente a pensieri ben più attuali.
    Alzatosi in piedi posò sul tavolo la tazza ed il contenitore del Saké.
    Pur ringraziando mentalmente Naru, non ne bevve. Mancavano due ore ormai, e sebbene i quartieri della Prima fossero raggiungibili alla sua velocità in meno di un quarto di quel tempo, sentiva di avere ancora gli ultimi preparativi da fare.





    Casa Sanada
    Ora seconda del meriggio




    Lo Shihakusho, nero e mai indossato aderiva perfettamente al suo corpo.
    Cucito su misura, era il simbolo degli Dei della morte, emblema di ciò che essi rappresentavano e del motivo che li spingeva ogni giorno a rischiare le proprie vite combattendo contro i Divoratori i Anime. Non era il primo, né con tutta probabilità sarebbe stato l'ultimo.
    Felio conservava -in un angolo remoto della propria abitazione- tutte e centosette le vesti monocromatiche troppo rovinate per poter essere ancora indossate, alcune dilaniate, bruciate o dissolte nel corso di missioni pericolose mentre altre semplicemente eliminate per la troppa usura accumulata giorno dopo giorno. Non le avrebbe mai buttate via, per lui erano contenitori dei ricordi di una vita.
    Quasi poteva -quando di tanto in tanto le tirava fuori- avvertire sulla propria pelle il ricordo della sensazione scaturita da questo o quello strappo... In quei frangenti il corpo ricordava meglio della mente, su questo non aveva alcun dubbio.
    Ed i ricordi -per una vita come la sua- erano tutto.

    La Zanpakuto, Harutsubame, era fissata saldamente al fianco. Lucida come il giorno in cui l'aveva sguainata per la prima volta, era stata sua compagna per oltre un secolo.
    Con essa aveva purificato innumerevoli avversari, risultando vincitore dnella stragrande maggioranza degli scontri cui aveva preso parte. Un'arma possente a dispetto dell'apparente fragile aspetto. Un'ala di rondine che non necessitava alcuna forza o pressione per tagliare, una lama composta di puro vuoto.
    Lui stesso si era trovato a saggiarne l'efficacia sulla propria pelle, ottenendo da quell'esperienza nuovo potere. Oh se ne aveva ottenuto. Erano passate soltanto poche settimane, due mesi al massimo e per sua fortuna non aveva dovuto impiegarlo neanche una volta.
    Evocare il proprio Bankai era qualcosa che uno Shinigami poteva adottare solo in situazioni di vita o di morte, almeno nell'otica del giovane Sanada, e quest'ultimo era più che felice di non essersi più trovto in simili circostanze.
    Avrebbe mai avuto bisogno o necessità di mostrarlo a qualcuno? Impossibile a dirsi, sebbene nella mente di Felio numerose immagini balenassero come possibili candidati... Alcuni amici, la stragrande maggioranza mortali avversari.
    Contro questi ultimi avrebbe avuto bisogno di tutto il potere sprigionabile dal suo konpaku, e forse neanche quello sarebbe potuto bastare con alcuni di essi.
    Quanto limitate erano le sue capacità... Nonostante tutto, dal punto di vista di semplici capacità per Felio Sanada la strada era ancora in salita. Il suo stesso corpo non cessava ancora di sorprenderlo, ed ogni giorno si trovava a comprendere limiti mai tenuti prima in considerazione e capacità fino a quel momento insospettate.

    Legato al braccio, il distintivo di Terzo Seggio appena lucidato.
    Una fascia umile, se paragonata al distintivo della Senpai, e che tuttavia faceva si che il Dio della Morte fosse stato -sino a quel momento- la seconda figura più rispettata all'interno della propria Brigata.
    No, c'era qualcosa di profondamente sbagliato in tutto ciò.
    Istituzionalmente parlando, Serizawa-senpai era la sua diretta superiore... ma Felio restava l'Ufficiale più rispettato del Gotei III quando c'erano decisioni razionali da prendere.
    Ottenuto in seguito al drammatico quanto necessario cofronto con l'ex Capitano della Undicesima, Zaraki Kenpachi quel grado rappresentava all'interno della Terza un ruolo più che fondamentale. Era lui infatti a svolgere la maggior parte del lavoro che ci si sarebbe aspettati da Serizawa-senpai, la quale a sua volta avrebbe dovuto occuparsi non solo dei compiti spettanti al Vicecapitano che era, ma anche a quelli che normalmente sarebbero stati destinati allo stesso Capitano.
    Felio aveva lavorato duramente per occupare quel ruolo, convinto che una Divisione come la Terza avesse ancora tutto da dimostrare agli altri dodici Gotei. Tutti dovevano rimboccarsi le maniche, questo lgi era stato insegnato e questo avrebbe trasmesso alle generazioni successive.
    E lo avrebbe fatto indipendentemente dal ruolo che avrebbe ricoperto da quel momento in avanti.

    I tabi impeccabili, le calzature annodate nel miglior modo possibile.
    Tutto era pronto.
    Con un sospiro, tutti i dubbi e le preoccupazioni si eclissarono almeno temporaneamente dal Dio della Morte.
    E con passo deciso, Felio Sanada abbandonò in silenzio la propria abitazione.

    -...Ci siamo, dunque.-

     
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    ~Haori~

    It's more than just a piece of white silk
    It's the mark of a captain.
    The white symbolize the purity of the soul,
    A spirit that must never be broken.
    The black signs on the edge means the blood,
    That must be spilled in the path of the rightful.
    It's widen shape the power of the captain
    A power for the sake...
    of protecting his underlings






    SPOILER (click to view)
    Yamamoto Shigekuni Genryuusai(Capitano generale delle tredici squadre di protezione e Capitano del Gotei I)
    Soi Fon(Capitano Gotei II)
    Retsu Unohana(Capitano Gotei IV)
    Byakuya Kuchiki(Capitano Gotei VI)
    Akira Ichihara(Capitano Gotei VII)
    Shunsui Kyoraku(Capitano Gotei VIII)
    Naoto Igawarashi(Capitano Gotei IX)
    Soichiro Hako(Capitano Gotei X)
    Tetsunosuke Hagane(Capitano Gotei XI)
    Shun Kireigami (Vicecapitano Gotei XI)
    Mayuri Kurotsuchi(Capitano Gotei XII)
    Aya Misono(Capitano Gotei XIII )



    [size=0]Seireitei Quartieri del Gotei XI
    Ufficio del capitano Hagane
    Ora seconda del meriggio





    Il sole filtrava pigramente tra le poche nubi presenti nel cielo della Soul society illuminando i quartieri dell'undicesima divisione con la sua calda luce ambrata.
    Shun Kireigami inspiro a pieni polmoni l'aria fresca delle prime ore del pomeriggio.
    Gli piacevano quei momenti di quiete nel consueto tran tran della sua divisione.
    Una routine che si componeva di tre parole soltanto allenamento, sudore e sangue, il tutto ripetuto per un numero infinito di volte.
    Sospiro ripensando alla abissale differenza tra lui ed i suoi commilitoni, quasi tutti brutali e sfregiati, e puntualmente invidiosi del suo splendido aspetto...
    Aveva lavorato duramente per guadagnare la loro stima, ma finalmente vi era riuscito e oramai quasi nessuno lo guardava piu dall' alto in basso.
    Si passo la mano tra i biondi capelli brizzolati sentendo alle sue spalle una sequela di sospiri di ammirazione e urletti di gioia,dal reiatsu capi immediatamente che si trattava di alcune delle nuove reclute, tutte ragazze giunte di recente,con le ultime due mandate di graduati dall' accademia.
    Non era certo un mistero che il suo aspetto angelico avesse fortemente influito nella scelta della loro destinazione di preferenza.
    L' arrivo di cosi tante shinigami nella Undicesima, associata perennemente a uomini duri e dall' aspetto truce e trasandato aveva portato decisamente una ventata di aria fresca e in alcuni casi le donne si stavano dimostrando anche meglio degli uomini nello svolgere le missioni, cosa che egli stesso non mancava di sottolineare ogni volta.
    Si congedo dalle sue fan con un cenno della mano scomparendo rapidamente in un vicolo laterale e percorrendolo rapidamente giunse davanti alle massicce porte dell' ufficio del capitano Hagane.
    Si sistemo i capelli alla bene e meglio e busso due volte, prima di spostare un pannello scorrevole con il simbolo del gotei undici ed entrare annunciandosi ad alta voce.
    -Capitano....Ha sentito?
    Sdraiato su un tatami posto sul pavimento giaceva un enorme orso glabro maculato di nero e bianco, intervallato qua e la da zone di pelle scoperta solcata da un reticolo di cicatrici.
    All' udire la voce del vicecapitano la bestia si giro di lato, rivelandosi essere nient'altro che il capitano Hagane in persona, con tutti i suoi due metri d'altezza.
    -Mh? Cosa vuoi Kireigami...
    Grugni con aria assonnata poggiando a terra una fiasca di sake, che a giudicare dal rumore doveva essere stata svuotata tempo prima.
    -C'・una comunicazione urgente per lei, a quanto sembra hanno trovato con chi riempire il seggio vacante del Gotei III
    Chiari il biondo luogotenente sforzandosi di restare sorridente e composto.
    L' ufficio sembrava la tana di un animale selvatico, con mucchi di documenti e altro materiale sparso a terra, inframezzato da bottiglie vuote e da avanzi di cibo oramai negli stadi piu disparati della decomposizione tanto che si andava dal polveroso sino ad arrivare alla colonia di muffa semi-senziente...
    E l' odore non era da meno, sembrava quasi che una colonia di cinghiali selvatici avesse deciso di passare la notte assieme al capitano.
    -Che palle... e chi sarebbe il nuovo? Un'altro della prima?
    Mormoro rassettandosi l'haori bianco macchiato di sudore e di sangue non suo, frutto dell' ennesima missione nel rukongai, sfilandoselo e tirandolo al suo aiutante prima di avvicinarsi ad un armadio ed estrarre il bianco soprabito di ricambio.
    Kireigami afferro al volo l'indumento lercio e boffonchio
    -No capitano, a quanto pare e il terzo seggio della stessa compagnia signore...
    Dovette ricorrere a tutta la sua volonta per non mettersi a vomitare.
    Per gli dei, era veramente un qualcosa di insostenibile,ammorbava l' aria e la rendeva irrespirabile, piuttosto che uno status di potere sembrava un memento all' inquinamento e alla bellezza intrinseca di una discarica a cielo aperto.
    -Chi?.....ah, quello fallo lavare e fammelo avere per domani
    Chiese il capitano finendosi di infilare il completo da cerimonia e pettinandosi gli ispidi capelli neri davanti allo specchio
    -Felio Sanada signore, e stato lei stesso a proporre la sua nomina,non si ricorda? Su richiesta del precedente capitano Zaraki...
    Fece notare il biondo dio della morte con aria scocciata, odiava dover tenere conto anche degli incarichi del suo superiore, ma dopotutto era il suo lavoro.
    -Aaaaaah, giusto! Quel tipetto magrolino con i capelli neri!
    Tuono il capitano sbattendo il pugno destro sul palmo sinistrorivolto verso l' alto.
    La sua espressione indicava che forse aveva capito di chi si stava parlando.
    O almeno Shun lo sperava, Il capitano Hagane aveva la spiacevole tendenza a dimenticarsi anche i fatti piu importanti...eccetto gli orari di sfide e duelli.
    -Me ne ero completamente dimenticato, quel tipo con la cicatrice che ha combattuto con Zaraki-sama giusto?
    Lo splendido vice dell' undicesima abbasso docilmente il capo in segno di rispetto e mormoro amezza-voce, per confermare le parole del suo superiore
    -Esattamente capitano
    Hagane si guardo allo specchio un ultima volta controllando l' allacciatura della zampakuto all' obi e soddisfatto si giro verso il suo interlocutore
    -Ho capito, manda un avviso al resto della divisione, fino a che non torno hai tu il comando, mi raccomando non fare niente di azzardato, ho incaricato Ayuna di tenerti d'occhio.
    L'ultima frase suonava come una minaccia, e il tono sibilante non ammetteva repliche.
    -Perche capitano? Non si fida di me forse?
    Esclamo Kireigami sorpreso, trascorrere la giornata con la estremamente procace (e altrettanto violenta) terzo seggio della divisione non era esattamente in cima alla lista dei suoi desideri per il raggiungimento di una vita tranquilla...o almeno lunga a sufficienza
    -Lascia stare, non ho voglia di discutere, allora voglio che tu ti occupi dell' addest...Lasciamo stare, accompagnami!
    Il tono del capitano viro improvvisamente da un flautato timbro di persuasione ad un molto poco velato minaccioso mormorato.
    -Ma capitano, non capisco...
    Tento di opporsi l'efebico secondo seggio.
    -Zitto e seguimi se non vuoi che ti riduca in poltiglia...
    L' espressione del capitano adesso era quela di un predatore che ha appena puntato il suo pranzo, e se c'era qualcuno in grado di attuare la minaccia appena sussurrata era sicuramente sua eccellenza Tetsunosuke Hagane.
    -Sigh, come desiderate...
    Sospiro tristemente Kireigami, prima di avviarsi verso l' uscita con passo strascicato per precedere di un paio di passi il proprio comandante.


    Seireitei, quartieri della Prima divisione
    Alloggiamenti nord
    Ora seconda del meriggio



    Il capitano dell Undicesima e il suo vice erano gia in cammino da una decina di minuti buoni quando, mentre stavano attraversando uno dei viali che portavano alla sala di riunione videro due sagome bianche, che la vista di Kireigami non avrebbe mai potuto confondere.
    Il suo occhio allenato sapeva infatti riconoscere all' istante una bella donna, e probabilmente nessuno avrebbe potuto confondere l' identita delle due splendide creature che si pararono davanti ai loro occhi.
    Adottando il suo tono piu mellifluo e affabile esclamo, pur mantenendo una certa aria di rispetto.
    -Capitano Misono, Capitano Unohana, i miei rispetti
    Le due donne si girarono in contemporanea.
    La prima a parlare aveva la pelle leggermente olivastra e lunghissimi capelli neri come la seta.
    Emanava un aura di nobilta e di eleganza,ogni suo movimento sembrava studiato a tavolino.
    Si trattava di Aya Misono, la nuova comandante della Tredicesima compagnia
    -Buonasera Luogotenente Kireigami, attivo gia di prima mattina vedo...
    Disse lei con voce chiara e limpida, fresca come una sorgente montana.
    -I miei saluti anche a voi Tetsunosuke-san...
    Aggiunse il capitano Unohana, talmente conosciuta da non avere bisogno di alcuna introduzione, se non per il fatto che comandasse la quarta compagnia.
    -Tetsunosuke-san?
    Aggiuse Aya inclinando interrogativamente la testa di lato.
    Tutto quello che proveni dalla bocca del rude e truce capitano non furono altro che sillabe prive di senso, smozzicate da labbra troppo contratte per pronunciare alcunche di compiuto.
    -gee....egh....ghee
    Il terribile capitano Tetsunosuke Hagane si trovava rannicchiato alle spalle del suo vicecapitano tremando e rosso come un peperone a causa dell' imbarazzo.
    Era estremamente esilarante vedere un uomo cosi grosso e massiccio tremare come uno scolaretto...miracoli della timidezza.
    Miracoli di cui Shun Kireigami non cessava mai di ringraziare i Kami.
    Sfodero il suo sorriso piu ammaliante e con un un leggiadro chino si sposto di lato, rivelando la masiccia sagoma dell'ufficiale in comando del gotei XI accucciate per terra.
    -Il capitano dice di stare perfettamente bene, anzi,direi che ci invita ad andare avanti...
    Finse di tradurre le frasi del suo superiore in modo da dargli unaapparenza comprensibile.
    -geh...kh...eh...
    Tento di correggersi Hagane, tuttavia aveva un unico punto debole, ed essendo unico era anche terribilmente grande.
    -Ci suggerisce anche di fare in fretta, non vuole che facciamo tardi
    Prosegui imperterrito il giovane biondo ignorando platealmente il suo capo e i suoi disperati gesti di stizza, che aveva da subito interpretato come un gesto di stizza.
    -ghee...goh...
    rantolo disperato il potente shinigami, ma non riusci neanche a spiccicare parola.
    Ne bastavano meno di una decina per spiegare tutto, ma semplicemente non uscivano fuori.
    -Aggiunge che non e bene che due leggiadre fanciulle come voi arrivino tardi ad una riunione indetta dal capitano generale, dice che sembrerebbe disdicevole
    Concluse SHun,poi fingendo di ricordasi un impegno urgente sbattail palmo sulla propria fronte ed esclamo
    -Accidenti, e tardi, mi devo assentare il mio dovere mi chiama, arrivederci capitano Misono, arrivederci capitano Unohana,spero possiate trovare di vostro gradimento la riunione
    E con un veloce dietrofront torno nella direzione da cui proveniva.
    -Mi deve un favore capitano...
    Sussurro all' orecchio di Hagane, che per alcuni istanti gli rivolse due occhi lucidi e imploranti pieta e soccorso.
    Il luogotenente lo ignoro platealmente e prosegui per la sua strada.
    Quando fu sicuro di essere fuori vista sistemo lo shihakusho nei punti in cui era fuori posto e spiegazzato poi estratto un piccolo specchietto dalla tasca ne estrasse un pettine di dimensioni microscopiche e si sistemo i capelli, poggiando la mano sulla zampakuto, sicuro che da li a poco gli sarebbe servita sicuramente...almeno per tenere a bada Ayuna
    -E ora occupiamoci delle nuove arrivate nella divisione
    Disse sorridendo, prima di inspirare ancorauna volta il fresco profumo dell' aria tersa del primo pomeriggio.


    Seireitei, quartieri della Prima divisione
    Alloggiamenti Sud
    Ora seconda del meriggio


    Byakuya Kuchiki, capitano della sesta divisione del Gotei XIII e capofamiglia del proprio casato stava percorrendo rapidamente il viale alberato che conduceva alla sala di riunione dei capitani ammirando i ciliegi in fiore.
    Una delle poche cose che riusciva adattirare il suo sguardo perennemente gelido.
    Aveva una predilezione per quelle magnifiche piante, l' ergersi solitario e non scosso da nulla, cosi nobile alla vista tanto da essere un esempio per gli alberie da incarnare gli ideali di giustizia e perfezione...inoltre nel suo caso in particolare il ciliegio con la sua fragilita gli ricordava la sua defunta moglie,Hisana Kuchiki, morta di malattia quando aveva ancora tutta la vita davanti.
    Non era dunque certo un mistero che le baracche della sesta divisione fossero letteralmente infestate da quelle piante.
    Tuttavia l' eterna primavera della Soul society rendeva possibile il miracolo di averle sempre in fiore.
    L' algido nobile affretto il passo per giungere prima possibile: non era certo possibile per lui fare cosi tardi, dopotutto doveva essere un esempio per i suoi sottoposti... quando improvvisamente una voce dall' accento ruvido tipico delle zone rurali del giappone terrestre urto le sue orecchie con la sua rozzezza
    -Capitano Kuchiki, non si unisce a noi?
    La voce proveniva dalla sua destra, in alto.
    Lassu, seduto sopra uno dei rami del ciliegio piu alto sedeva un giovane ancora imberbe, dai lunghi capelli d'argento che frustavano l'aria,scompigliati dal vento.
    Molti sarebbero rimasti sorpresi da una visione cosi affascinante, tuttavia per il nobile Kuchiki tutto cio non rappresentava altro che una offesa per gli occhi, come si permetteva quel paesano di offendere un albero tanto eccelso con la sua volgare presenza?
    Era stato sempre contrario alla nomina di quel ragazzino, tanto selvatico quanto il precedente capitano della undicesima divisione,quell' animale chiamato Zaraki Kempachi, tanto volgare da chiamarsi come il piu infimodei quartieri del Rukongai.
    -Bravo Akira,cosi si parla! Avanti Kuchiki-san, venga,un sorso di sake non potra certo farle male...avanti
    La seconda voce invece era decisamente piu bene accolta, tanto che lo sguardo delnobile si placo per un attimo nel riconoscere la sagoma di un personaggio altrettanto anticonformista, sebbene l' esperienza che aveva accumulato lo rendeva di diritto uno dei piu importanti capitani del Gotei XIII.
    Si trattava di Shunsui Kyoraku, oramai l' unico capitano ancora in servizio ad essersi diplomato nella prima selezione mai effettuata dall' accademia Shin'o quando era stata appena fondata dal comandante generale.
    Dall'aspetto sulla cinquantina il capitano,vestito con l' onnipresente yukinoshita color rosa riccamente decorato, stava sorseggiando del sake da una piccola ciotola imitato dall' altro suo parigrado sull' albero.
    -Smettetela, bere a quest' ora e un comportamento disdicevole per un ufficiale di alto rango
    Lo pensava veramente, e c'erano poche persone in grado di dire quello che pensavano liberamente, e in questo Byakuya Kuchiki eccelleva tra tutte, specie se si trattava di redarguire qualcuno o di evidenziarne il disgusto che provava nei suoi confronti.
    Rokuo Ichihara pero non sembro affatto intimorito, anzi, fece un lungo fischio modulato di finta meraviglia e ribatte senza paura alcuna.
    -Hm? E da quando in qua bere costituisce una effrazione del regolamento? Certo che siamo rigidini come linea di pensiero...
    Il capitano della sesta compagnia sembro adombrarsi per un istante, poi rispose senza scomporsi, algido come sempre
    -Tsk, cosa ne sa di rispetto delle leggi un paesano come te, se non fosse stato per la tua ancora immatura abilita con la spada saresti ancora all' accademia a pregare per un incarico
    Per alcuni istanti Ichihara sembro rimanere in silenzio, poi improvvisamente la ciotola che stava tenendo in mano esplose con un rumore di ceramica infranta mentre il suo reiatsu, color della cenere spenta iniziava ad affiorare dal suo haori come vapore da una pentola in ebollizione.
    -Coooosa?
    Mise mano alla zampakuto che portava al fianco preparandosi a scendere con un balzo dall' albero.
    Pochi istanti e sarebbe giunto addosso al Kuchiki prima che questoi avesse potuto anche solo sfiorare con la mano la sua letale katana, la tristemente famosa Senbonzakura
    -Questa e un' offesa personale contro il maestro e contro di me, se hai il fegato per denigrarmi almeno prima prova sulla tua pelle se le mie abilita con la spada sono solo chiacchiere
    Byakuya sorrise con un angolo della bocca.
    Davvero non c'era fine alla presunzione di questo ragazzino; gli avrebbe insegnato a stare al suo posto, l' avrebbe ridotto talmente male da fagli revocareil titolo in pochi millisecondi.
    -Mi stai forse sfidando ragazzino?
    Improvvisamente Kyoraku si alzo in piedi frapponendosi tra i due ufficiali con aria bonaria cercandodi calmare gli animi.
    La sua preoccupazione era rivota principalmente all' ambiente circostante, ed era certo che il vecchio Yama non avrebbe preso bene la distruzione di un intero quartiere di baracche, specie di quelle della prima divisione.
    Per lo meno non in uno stato di pace senza nemici all' interno delle mura.
    -Suvvia, suvvia ragazzoni, non fate i permalosi...oh?
    Si interruppe quando una farfalla nera come la notte gli si posò sull' indice, immediatamente imitata da altre due che fecero lo stesso sulle spalle degli altri due capitani.
    Shunsui sorrise mentre udiva il messaggio portato dai costrutti spirituali.
    -Sembra che ci sia una convocazione per tutti noi capitani, a quanto pare hanno scelto di sollevare finalmente da quel gravoso incarico la piccola Suzu
    Ichihara si lasciò sfuggire un ghigno di sorpresa e di soddisfazione, qualcuno finalmente avrebbe risolto il problema del seggio vacante della terza divisione.
    E lui sapeva già a chi si stavano riferendo.
    -E si sa chi e il prossimo?
    Chiese con aria interrogativa, con il chiaro intento di stuzzicare il capitano della sesta, che da sempr era stato avverso a quella decisione.
    L' impassibile nobile girò lentamente la testa, scoccandogli uno sguardo di disapprovazione e disprezzo quasi tangibile.
    -Non fate finta di niente capitano sette
    Sussurrò lentamente
    -Sappiamo bene da chi e stata appoggiata la proposta della promozione di Sanada a capitano...
    Nora Matamune era la mente dietro a tutto questo, il capitano Ichihara seguiva le direttive del felino vicecapitano come un cagnolino fedele, Sanada era stato allievo dell' anziano shinigami e dunque il conto era estremamente semplice.
    Il comandante della settima divisione scrollò le spalle abbattuto
    -Uffa, certo che a voi non si puo nascondere proprio niente vero?
    Kyoraku si intromise un'altra volta.
    Decisamente era una pessima giornata, e quella non era certo la compagnia migliore.
    Per unistante rivolse il suo pensiero all' amico Ukitake.
    Le sue condizioni erano peggiorate ancora di più, e oramai non poteva più assolvere ai suoi doveri di capitano...
    Fare due chiacchiere era diventato impossibile, visto che era sempre bloccato a letto, per non parlare poi dell' impossibilità di muoversi.
    -Insomma, fatela finita voi due, abbiamo poco tempo da perdere non vorremo mica far aspettare il vecchio Yama-jii no?
    Si incamminarono quindi verso la sala di riunione.
    Mentre Shunsui Kyoraku percorreva l'acciottolato si trovò a sperare che Sanada fosse una persona con cui riuscire a scambiare due chiacchiere,magari con una ottima bottiglia di sakè.

    Sala di riunione dei capitani
    Ora terza del meriggio



    Il gruppetto arrivò dopo dieci minuti, quando oramai ne erano passati più di tre dall'orario prefissato.
    Ichihara spalancò le imponenti porte della prima divisione ed entrò nella sala, dove poco meno di una decina di altri capitani li stava aspettando, e molti avevano un'aria piuttosto scocciata.
    -Ce ne avete messo di tempo per arrivare
    Borbottò una voce alquanto sgradevole, stridente e meccanica, in cui ogni parola grondava scherno e denigrazione.
    Mayuri Kurotsuchi, il capitano della dodicesima compagnia, uno dei personaggi più controversi e sgradevoli dell' intero Gotei XIII.
    Se c'era un personaggio con il quale non avere a che fare quello era sicuramente lui.
    Privo di scrupoli e di morale per il bene delle sue ricerche avrebbe ucciso chiunque solo per vedere i suoi studi proseguire di un altro minuscolo passo, per vedere una cifra aumentare o una sostanza stabilizzarsi...e probabilemnte lo aveva anche fatto, più di una volta.
    La maschera nera e bianca che in realtà era il suo viso si distorse in un ghigno che avrebbe fatto irritare chiunque.
    -Suvvia capitano Kurotsuchi, dopotutto siamo in orario...
    Disse con fare bonario il neo-capitano della settima, cercando di togliersi dalla vista il prima possibile quel pazzo scatenato.
    -Siete gli ultimi rimasti, sbrigatevi
    Sibilò con irritazione Soi-fon, il capitano dell' Onmitsukidou, le unità mobili segrete, tanto rapida quanto letale.
    Una vera e propria serpe, il pugnale nascosto nell'ombra delle tredici squadre di protezione.
    -D'accordo capitano due, ci muoviamo ci muoviamo
    Disse lui troncando la ramanzina sul nascere.
    -A proposito, non vedo il capitano dieci, allora non siamo gli ultimi arrivati
    Improvvisamente una mano pallida si posò sulla sua spalla, mentre un sussurro cavernoso giunse al suo orecchio solleticandoglielo.
    -No,sono gia qui...
    Il capitano della settima fece un balzo di terrore mentre il sudore gli imperlava la fronte e il suo cuore minacciava di uscirgli dal petto.
    -Aaagh, non prendere la gente alle spalle!
    Ansimò ancora scosso.
    Soichiro Hako, silenziosamente si rimise al suo posto, decisamente era una presenza che non si faceva notare.
    Stare tutto il giorno in ufficio a lavorare comportava un grande stress, che Ichihara non era sicuro sarebbe riuscito a sostenere da solo, però ciò gravava notevolmente sull' aspetto di Hako, tanto chesembrava un vero e proprio spettro.
    -Tsk, se fosse stato un combattimento vero saresti gia morto...
    Disse Soi-fon in tono acido.
    Una voce tonante e profonda si aggiunse al coro
    -La colpa e vostra capitano Ichihara, per esservi fatto prendere alla sprovvista, è una vergogna per uno spadaccino del vostro calibro
    Era la voce di Naoto Igawarashi, il nuovo capitano della nona compagnia, un gigante dotato di una forza sovrumana,e di una determinazione ancora maggiore.
    -Il nostro amico Igawarashi a ragione
    Si intromise il capitano dell' undicesima divisione tirandogli una pacca sulla schiena.
    Un colpo del genere avrebbe steso un elefante mandandolo a terra diversi metri più in là, ma il gigantesco capitano non dette neppure segno di averlo sentito, si girò mormorando semplicemente
    -Capitano undici, gradirei mi chiamaste con il mio grado, sarebbe buona educazione
    Hagane si lascio sfuggire un ghigno divertito, e avvicinatosi a meno di trenta centimetri dal suo commilitone sollevò la testa e sibilò cercando di provocarlo
    -Huh e altrimenti cosa fai? Vuoi combattere eh?
    La voce di Kurotsuchi risuonò, gradevole come una mattonata su un piede, rivolta all' indirizzo del quattordicesimo Kempachi mentre lo scienziato roteava gli occhi in tutte le direzioni quasi non fossero i suoi.
    -Rieccolo che ricomincia, cielo che animale barbarico e primitivo, scommetto che a sezionarti troverei il cervello di una scimmia sotto tutti quei muscoli.
    Una grossa vena iniziò a pulsare sulla fronte del capitano undici,mentre le sue nocche diventavano bianche stringendosi sull'elsa della zampakuto
    -Cosa? Se non fossi cosi delicatuccio ti farei a pezzi così potresti anche divertirti a rimetterti insieme!
    La voce delicata di Aya Misono eruppe con tono autoritario e li fermò entrambi gelandoli sul posto.
    -Adesso basta, fatela finita!
    Kurotsuchi si limitò a smuovere la mano in aria e a replicare insofferente
    -D'accordo, d'accordo capitano tredici, non sia mai che possa danneggiare materiale così prezioso
    Hagane invece era troppo furioso per accorgersi che qualcuno gli stava parlando
    -Materiale a chi scienziato da strapazzo!
    Il capitano della tredicesima parlò di nuovo, stavolta sicura di essere sentita dal brutale shinigami.
    -Capitano Hagane!
    Come Tetsunosuke si rese conto di chi gli stava parlando arrossì in pochi istanti, cercando di scusarsi, ma come al solito le sue labbra si erano sigillate e il suo cervello pareva diventato una brodaglia assolutamente incapace di formulare pensieri coerenti....
    Ah, le donne, cosa non riuscivano a fare in certi frangenti.
    -Ah...mi-mi-mis..on...ghk...
    Byakuya interruppe quel teatrino imbarazzante, quella farsa era durata anche troppo.
    -Bah, il vostro ciarlare mi è estremamente fastidioso
    Evidenziò estremamente indispettito dalla piega che stavano prendendo gli eventi.
    -Suvvia capitano Kuchiki, non siate così rigido....
    Intervenne il capitano Unohana, cercando di riportare una parvenza di ordine in quella che si stava avviando a diventare l' ennesima rissa tra capitani nella storia del Gotei XIII, a quanto pareva non era possibile che tre o più haori stessero nella stessa stanza senza litigare.
    Una voce autoriaria irruppe nella sala gelando sul posto tutti i presenti, che immediatamente si misero ai loro posti ai lati della porta in piedi.
    -Basta! Fate silenzio in questa stanza!
    Tuonò il Capitano generale delle tredici squadre di protezione Shigekuni Yamamoto Genryuusai, la sua sola presenzaaveva immediatamente riportato tutti all' ordine, e non si sentiva volare una mosca.
    -Siete capitani, non giovani reclute alla loro prima esperienza, quindi comportatevi di conseguenza
    Un richiamo questo che ebbe il potere di imbarazzare tutti a parte Kurotsuchi, ma c'era poco o nulla che potesse indispettire l'irritazione personificata.
    -Bene, adesso possiamo iniziare,fate entrare il candidato Felio Sanada... e si dia inizio all' esame!
    E le porte lentamente si aprirono mostrando a tutti i presenti quello che forse sarebbe diventato il nuovo capitano della Terza divisione

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    Sala di riunione dei capitani
    Ora quinta del meriggio


    Seduto sul suo scranno il comandante generale osservava il giovane neo-capitano.
    -Sotto raccomandazione di tre dei capitani delle tredici squadre di protezione e dopo aver assistito assieme alla supervisione di cinque dei presenti capitani all' esame del candidato Felio Sanada...
    Disse senza muovere neppure un muscolo eccetto quelli della bocca, immobile come solo un esperienza millenaria poteva insegnare.
    -Avendo accertato la sua abilita e competenza nel formare ed utilizzare il Bankai
    Socchiuse leggermente un occhio
    -Nomino ufficialmente lo shinigami Felio Sanada nuovo capitano della terza divisione!
    Quelle parole riempirono la sala, mentre tutti gli altri ufficiali superiori rimasero in silenzio, senza muovere neppure un muscolo.
    Il capitano Unohana si fece avanti portando un panno bianco, e in qualità di capitano più anziano aiutò il giovane ad indossare l' haori.
    Si trattava di un capo di vestiario che si sarebbe messo solo per le riunioni fondamentali, per tutti gli altri momenti gli sarebbero stati recapitati altri haori di rappresentanza, anche se era implicito che sporcarli sarebbe stato impossibile.
    Questo poichè significava essere feriti, e per un capitano era impossibile, tutto ciò che al massimo poteva rappresentare un pericolo per la pulizia di quei bianchi indumenti era il sangue dei nemici...e alcune delle "cose" nell' ufficio del capitano Hagane.
    Ma questa è un' altra storia
    Il suo Haori...capitano Sanada
    Quelle parole suonavano strane al momento, ma presto sarebbero entrate a far parte del lessico comune, e sarebbero entrate di prepotenza nel linguaggio, mescolandosi alle altre come se ci fossero sempre state.
    Infine toccò al capitano generale concludere, con un ultimo avvertimento.
    -Capitano Sanada,da questo momento in poi su di voi sono puntati tutti gli occhi dei suoi sottoposti e dei suoi pari, non deluda il glorioso corpo del Gotei XIII, poichè da adesso in poi il fallimento non e piu tollerato.
    Continuò imperterrito
    -Dalle sue azioni e dalle decisioni che prender・dipenderanno le vite dei suoi subordinati e degli uomini sotto il suo comando, lei da adesso e un simbolo per ogni shinigami, un ideale,un obbiettivo da raggiungere.
    E infine aggiunse
    -Lo porti con onore...a differenza dei suoi predecessori.
    Poi fu tutto finito e i capitani tornarono tutti alle loro divisioni di appartenenza
    Tra di loro, ve ne era uno nuovo.


    Quartieri della prima divisione
    Sala di riunione dei capitani, esterno.
    Ora quinta del meriggio



    Poco lontano, appollaiata sopra un tetto una piccola figura vestita di uno shihakusho osservava interessata i capitani che fuoriuscivano dal portone.
    Nel vederne uno in paricolare sorrise, prima di sussurrare allegramente.

    image



    Chissà se sarebbe rimasto sorpreso, si chiese, nel vedere che tutto il lavoro della giornata era stato già fatto e archiviato.



    CITAZIONE
    Lo shinigami Felio Sanada ottiene con questa prova brillantemente superata

    - l'energia Viola

    -Il grado di capitano del Gotei III

    -Inoltre avendo conseguito il grado di capitano ottiene i seguenti benefici
    ° Possibilità di trasferire la sua abitazione all' interno dei quartieri della divisione
    ° Possibilità di gestire i membri della sua divisione come PNG (se non gestiti da un utente) nelle scene GDR-ON
    ° Ottiene il seguente oggetto

    CITAZIONE

    Haori

    image

    Costo: Nessuno
    Descrizione: Un soprabito che giunge fino all'anca o alla coscia, da mettere sopra il kimono. Solo i Capitani dei Gotei ne possiedono uno totalmente bianco, dagli interni violacei e con il numero della Brigata che comandano sulla schiena, distinguendosi così dal resto degli shinigami.


     
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