Bleach Soul Society

[Event Quest] Into the storm

Assalto: Squadra Kurenai (Ian Kon-Matt Kurosaki-Christopher Valkyrie )

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    Into The Storm
    Act I - March to glory



    -Dove diavolo si è cacciata Rosarita proprio ora che ho bisogno di lei?-
    Boris Ivanovich aveva un pessimo presentimento, ed in genere ogni suo pessimo presentimento era foriero di grossi guai.
    Percorrendo il freddo ed asettico corridoio, il ricco magnate russo strinse nervosamente le dita della mano destra. La base, i suoi preziosi laboratori erano protetti contro ogni genere di minaccia sia terrena che spirituale. Cosa avrebbe potuto temere?
    In realtà di incognite in quel progetto ce ne erano fin troppe, a partire dal reale potere che i suoi, i loro avversari in quello e nell'altro mondo avevano fino a quel momento evitato di rivelare.
    Accendendo una sigaretta, il vecchio ex membro del Kgb scosse la testa. Soul Society, Hueco Mundo... E perfino l'Ordine dei distruttori spirituali erano contro l'Organizzazione. Nemici potenti, contro cui non poteva che opporre improbabili -per quanto indiscutibilmente forti- alleati.
    Anche loro erano un pericolo non indifferente.
    Per quanto ciecamente convinto della possibile riusita del piano, e degli utili che ne sarebbero derivati, aveva più di un motivo per dubitare delle loro buone intenzioni.
    Hollows, Quincy e Shinigami potenti come e più di lui... uniti sotto la guida che una creatura che ancora stentava a riconoscere come tale.
    Forse un tempo lo era stata. Ora era soltanto una "entità" pericolosa ed altamente instabile.
    Di questo passo avrebbe finito per perderli, quei corti e candidi capelli che ancora possedeva: sarebbe bastato un minimo errore e la mostruosità che in quel momento stava subendo gli ultimi ritocchi sfruttando i dati che i numeri II e III avevano procurato a Leavenworth avrebbe provocato la fine sua, della base... E forse persino di una generosa porzione della Siberia!
    Aveva scommesso molto su quel piano, anzi, sarebbe stato più corretto dire che aveva investito tutto ciò che possedeva: strutture, ricchezze... E le vite dei suoi sottoposti.
    Giunto davanti ad una porta chiusa la cui targhetta indicava appartenere al suo ufficio, Ivanovich entrò nella stanza: Rosarita non poteva essere che lì.
    La strega dai capelli verdi, l'Arrancar che la sua famiglia braccava senza successo da quattro generazioni: Boris si chiedeva cosa -alla fine- lo avesse spinto a tradire gli ideali della propria casata, a voltare le spalle al suo paese e all'Ordine che rappresentava... Ma la risposta era sempre la stessa.
    Ricchezza e potere.
    Era stato educato in quel modo dopotutto, e se per ottenere entrambi aveva letteralmente dovuto stringere un patto col diavolo... Beh, pensarci sopra non sarebbe sarvito a nulla, non più almeno.

    -Sei in ritardo, Ivanovich.-
    La voce che lo accolse non era certo quella ben della sua alleata, simile più alle fusa di un gatto.
    Maschile, sicura di sé fino a sfiorare la tracotanza e che Boris conosceva bene.
    Il Numero I in persona, capo supremo dell'Organizzazione a cui aveva votato anima e corpo ra comodamente seduto sulla sua poltrona, e -Alejandra Cervantes al fianco, sorridente come sempre- giocherellava con il modellino di MIG che il ricco imprenditore teneva sulla scrivania.
    Indossava il solito completo: giacca e pantaloni neri, camicia bianca senza cravatta... Costoso e trasandato al tempo stesso. Come sempre.
    Ivanovich non si chiese neppure come quei due avessero fatto ad entrare l', quando l'intera base era protetta da una barriera specificatamente progettata per impedire ogni genere di apparizione indesiderata.
    Le risorse a disposizione di quell'uomo sfioravano l'illogicità.

    -Hai perso la parola, Boris?- chiese una voce dietro di lui, stavolta riconoscibile.
    -Non dirmi che non ti avevo avvisato dell'arrivo di...- sorrise Rosarita, reclinando il capo con aria maliziosa: i lunghi capelli di un verde innaturale nascondevano solo in parte la placca ossea sul volto.
    Arrancar.
    Non sarebbe mai riuscito ad abituarsi alla loro presenza.

    -Temo ti sia sfuggito di mente... cara- sibilò l'uomo, che se solo avesse avuto lo stesso vigore di un tempo l'avrebbe annichilita seduta stante.
    Brutta cosa la vecchiaia, già. Quanti anni aveva ormai? I sessanta erano un lontano dicordo, ed ora la strada era tutta in discesa...

    -Tranquilli, tranquilli...- li interruppe la voce pacata del Numero I -La nostra è... come dire, una visita di piacere, sbaglio?-
    La risposta era ovvia: erano lì per vedere con i propri occhi il risultato del lavoro che per la prima volta in quindici anni poteva dirsi essere arrivato alla conclusione.
    Già tanto era trascorso, da quando per la prima volta i due si erano presentati alla sua porta, sorridenti... E pronti ad annichilire la VII Divisione se Ivanovich non avesse collaborato.
    Ma in breve quella che era apparsa come una relazione a senso unico si era dimostrata fruttuosa, oltre ogni più rosea previsione del magnate russo: collaborare con loro aveva i suoi numerosi, notevoli vantaggi.

    -Non resterà deluso, signore. Glielo assicuro- promise Ivanovich, ringraziando l'addestramento militare ricevuto. Chiunque altro si sarebbe lasciato sfuggire quantomeno un lamento, un balbettio o comunque un qualche segno di timore difronte alla possanza spirituale delle figura che gli stava davanti.
    Ma non lui. E neppure coloro che stavano assistendo alla scena, alcuni vecchi di secoli.

    -Me lo auguro Boris, altrimenti...- sorrise l'uomo, schioccando le dita -...potrei considerare la nostra collaborazione conclusa.-
    Non vi fu un cambiamento d'aria, di pressione o di energia spiritica nella stanza. Eppure Boris Ivanovich che qualcosa era apparso ove prima non c'era nulla.
    Dietro di lui, all'angolo della stanza era comparso un portale circolare totalmente nero dal quale uscirono una, due, quattro ed infine cinque figure.
    Tutte e tre indossavano pesanti vesti dello stesso colore, mantelli logori e stracciati sul cui retro compariva in parte sbiadito e in parte lacero il simbolo del Gotei XIII.
    Quattro di loro si erano fermati un passo indietro, ma uno -in un certo modo più imponente degli altri- si avvicinl ad ivanovich, squadrandolo da sotto il mantello con due occhi di topazio.
    Era più basso del russo di almeno una testa, eppure l'industriale capì di trovarsi di fronte ad un essere forte quanto e più della sua antica nemica ed ora alleata.
    Un volto umano ed apparentemente giovane, che nulla aveva a che fare con Hollows o Arrancar.. ma ugualmente pericoloso.
    Conosceva gli individui nerovestiti appena apparsi, Rosarita gliene aveva parlato un tempo. Aveva combattuto gli Shinigami per una vita, e sapeva riconoscere un Ufficiale di Seggio quando ne vedeva uno.
    Lo sguardo determinato, i lunghi capelli neri non facevano riaffiorare alcun volto dalla sua memoria sebbene Rosarita fosse stata prodiga di informazioni sulle Tredici Squadre di protezione che costituivano le forze della Soul Society.
    Di quanti e quali mostri si era circondato il Numero Uno???

    -Non ci saranno... Contrattempi, signore.- si sforzò di dire il vecchio proprietario del complesso, che senza remore aveva fatto scendere in campo le prime -reali- forze a disposizione.
    -Il capo non vuole correre rischi, quindi i Numeri XVI, XVII e XIX affiancheranno i tuoi uomini per tutta la durata dell'esperimento- annunciò la ragazza conosciuta come Alejandra in tono leggero, ma che non ammetteva repliche.
    Quattro su cinque. La figura restante -quella che si era posizionata un passo avanti agli altri- scivolò dietro la scrivania, in posizione speculare ad Alejandra a fianco del Numero I.

    -Ai vostri ordini, milady- miagolò Rosarita, impassibile.
    Boris Ivanovich ruotò di mezzo giro, fino a guardare l'uomo da cui ora dipendeva la sua vita e che ora sembrava aver perso interesse per l'ambiente circostante al di fuori del minuscolo simulacro di aereo.
    Mentre il tacco sinistro batteva con un rumore sordo contro quello destro, la mano guantata di bianco -ciò che ora sostituiva la vecchia Croce- scattò verso la fronte in un rigido ma impeccabile saluto militare.

    -La VII Divisione Russa dell'Ordine dei Quincy è ai suoi ordini signore. Quale capitano in carica io, Boris Ivanovich, le garantisco che nulla potrà interrompere questo esperimento- disse, scandendo parola per parola.
    Nonostante gli anni, l'un tempo membro del Consiglio dei Maestri Distruttori ed ora al comando di quasi un centinaio di arcieri spirituali, possedeva ancora un fisico temprato ed una mente elastica.
    Le forze della struttura erano perfettamente funzionanti... E grazie ai Numeri giunti come rinforzo nulla avrebbe potuto ostacolare l'ambizioso piano: se tutto fosse filato liscio... Il potere e l'influenza derivatigli lo avrebbero reso l'uomo più potente del continente.
    Non poteva fallire.

    [...]


    L'attacco è cominciato, nell'unico modo che ci si potesse aspettare.
    Con una colossale esplosione.
    A causarla sembra essere stato nientemeno che il Quincy più anziano, almeno a giudicare dal fatto che solo tra tutti voi si è esposto ai riflettori della struttura... Prima che essi esplodessero uno dopo l'altro.
    Ma si tratta davvero di un Maestro Distruttore? Nessuno degli Dei della Morte ha visto il suo arco, tuttavia l'aura che lo permea è inconfondibile e simile ai tre ragazzi umani che lo hanno accompagnato: evidentemente deve stare sfruttando chissà quale arcana tecnica.
    L'ingresso della struttura è stato letteralmente sparato a svariati metri di distanza, la parte centrale curvata verso l'interno quasi avesse ricevuto in pieno un colpo di cannone... che però non sembra essere stato neanche esploso!

    -Muoviamoci! Entità spirituali avanti, Quincy sotto copertura!!!- esclama il Quincy a tutti voi, esortandovi a raggiungere l'ingresso della struttura approfittando della mancanza di illuminazione da parte delle torrette.
    Mentre i proiettili sibilano dal muro senza offendere i vostri corpi spirituali , gli ordini dell'uomo biancovestito risuonano secchi e precisi.
    Una strategia semplice e forse banale... Che però ora capite essere tutt'altro che contrastabile, almeno a giudicare dalla semplicità con cui i primi di voi riescono a penetrare nel cancello.
    Ciechi e assordati dalle loro stesse armi, cosa possono fare semplici esseri umani contro creature spirituali come voi, già morti da tempo? Le vostre lame invece possono far loro del male, eccome!
    Uccidere o stordire, la scelta spetta soltanto a voi: i due Ufficiali presenti al briefing si sono mossi già da tempo all'interno della struttura, ed ogni traccia della loro presenza sembra essere svanita nel nulla. Ci sono riusciti? O forse sono stati scoperti?
    Poi un sibilo alto e penetrante attira i vostri sensi, qualcosa si schianta vicino a voi sollevando nuvole di polvere e reishi crisallizzate
    Frecce spirituali.
    Sbucanoda dietro l'angolo.
    Soldati apparentemente uguali agli altri, eppure facilmente riconoscibili per gli archi azzurri e luminosi che imbracciano.
    Il loro capo, distinguibile per i gradi da sergente che brillano sulla sua giacca indica verso di voi e urla un paio di frasi secche e scostanti inrusso stretto.
    Ora la battaglia può finalmente entrare nel vivo.

    [...]


    Le pareti perimetrali del complesso si sbriciolano davanti a voi sotto colpi invisibili,mentre apparentemente immuni dalle pallottole toccate cautamente la soffice neve antistante i confini della fortezza che untempo erano i laboratori Ivanovich .
    Le vostre narici vengono assalite dall' acre profumo della polvere da sparo, mentre il sordo rombo delle esplosioni fa tremare il terreno sotto i vostri piedi, cirri di fumo nerastro tingono il cielo mescolandosi ai bagliori delle canne dei fucili...
    E'guerra, l' inferno sulla terra.
    I pesanti lamenti di una mitragliatrice di grosso calibro riempiono l'aria mentre una sventagliata di proiettili stacca grossi pezzi di corteccia dagli abeti alle vostre spalle.
    Colpi che vi attraversano innocui.
    Sbuffi di neve vaporizzata tracciano un perimetro di morte attorno allepareti di cemento del complesso,impedendo ai mortali quincy di avvicinarsi.
    Una casamatta sui bastioni crolla a terra con un rombo brutale rivelando una prima breccia.
    Da qualche parte giunge l'ordine di avanzare


    SPOILER (click to view)
    Regolamento:

    - Si gioca a turnazione libera: non importa postare prima o dopo qualcuno, purché entro la fine della settimana tutti abbiano postato.
    - Ogni turno durerà una settimana, al termine della quale il QM posterà.
    - Se tutti i PG avranno postato, il QM potrà anticipare il giro, fornendo ai giocatori giorni in più per il turno seguente.
    - Randomicamente i post dei QM potranno essere modificati dagli admin inserendo narrazioni di cosa stà avvenendo altrove: questo avverrà per non rovinare ai QM (anche giocatori) l'effetto sorpresa.
    - Nel primo post potrete descrivere la partenza e l'arrivo in Siberia sino al punto in cui entrerete nel complesso: potete descrivere liberamente, stando però attenti a non prendervi troppe libertà. Qui si rischia davvero, ragazzi...

    image
    Legenda:

    L - Laboratori
    U - Uffici
    T - Torrette
    W - Deposito acqua industriale
    M - Magazzini
    H - Eliporto
    ? - Spiazzo circolare di grandi dimensioni... cosa potrebbe essere?

    Il vostro obiettivo è quello di raggiungere il laboratorio più vicino (quello al centro della mappa). Nell'atrio troverete -secondo i piani- gli ascensori che vi condurranno nei piani sotterranei prestabiliti.

     
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  2. .Alu ~
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    ~ The Undead
    Laboratori Ivanovich, Siberia.





    ♠ ♥ ♣ ♦


    Era nervoso come non gli capitava da tempo.
    Poco dopo il Briefing a Karakura Town, era tornato alla Seireitei senza aprire più bocca. Aveva attraversato le strade silenti e giunto nella sua abitazione.
    Difficile riuscire a trovarla accogliente in un momento del genere.
    Era entrato direttamente nella palestra, senza neanche togliersi le calzature ed aveva iniziato ad eseguire movimenti armoniosi che ad un osservatore esterno potevano sembrare arcani passi di danza insieme alla sua compagna inseparabile. Chihiro.
    Cercava di ritrovare la calma e la compostezza che certe situazioni richiedono per riuscire a trovare la via della vittoria.
    O semplicemente perché sapeva che non sarebbe mai riuscito a dormire.
    Fece l’inventario di quello che gli sarebbe servito il giorno dopo e lo mise appunto.
    Coltelli, fasciature, cauterizzatore e wakizashi.
    Lasciò tutto sul tavolo ed entrò nella sua stanza, chiudendo la porta scorrevole con un tonfo secco.
    Il silenzio era assoluto.
    Si sedette e prese un panno, iniziando a pulire con cura la sua zampakuto.
    Forse fu un semplice abbaglio, ma gli parve di intravedere, riflesso sulla lama, il bellissimo volto della donna che aveva iniziato ad abitare i suoi sogni.
    Ritrovò un po’ di fiducia e si decise ad andare sotto le coperte.
    Una decina di minuti e si rassegnò all’idea di passare la notte insonne.
    Rimase sdraiato a contemplare l’oscurità, mentre volti familiari si affacciavano nel buio della sua stanza e mentre la sua mente riviveva gli ultimi suoi mesi di non-morte.
    Mesi che avevano radicalmente cambiato la sua vita.
    Leavenworth il Cairo Honoka e i suoi occhi azzurri. Chihiro e le sue parole di speranza lo strano orgoglio nelle parole secche e gelide della figura senza nome. Il patto con Takeo.
    Troppe cose erano accadute.
    Poco dopo riuscì ad abbandonarsi ad un sonno agitato.
    Sognò il labirinto del suo mondo interiore, ma con suo sconforto Chihiro era scomparsa. Al suo posto, al centro del labirinto, una figura vestita di nero e dai tratti del viso irriconoscibili continuava a guardarlo.
    Non mi raggiungerai mai.. non mi raggiungerai mai..
    Si svegliò sconvolto mentre una lama di luce attraversava la sua stanza.
    Il giorno era arrivato.

    ♠ ♥ ♣ ♦

    Quando si dice la calma prima della tempesta.
    Si trovavano lì, le stesse persone che aveva visto poche ore prima a Karakura Town.
    La stessa tesa attesa.
    Erano piuttosto compatti ed era impossibile dire chi mancasse all’appello, eppure non riusciva a scorgere le familiari presenze di Takeo e Felio.
    Tra i primi, invece, fin troppo evidenti in mezzo alle masse corvine, si trovava il gruppo dei Quincy.
    Bianchi come la neve che ricopriva quel posto.
    Il freddo era intenso e gli arti intirizziti.
    Ad ogni respiro l’aria si condensava in piccoli sbuffi bianchi.
    Guardava dritto davanti a sé. Il cancello.
    Oltre la vista era occlusa.
    Ma sapeva bene che vi avrebbe trovato solo morte e confusione.
    La tempesta.
    Il vento turbinava nelle sue orecchie, unico suono udibile.
    Minaccioso. Sembrava avvertire tutti a non compiere quel passo.
    Poco ma sicuro, qualcuno si sarebbe pentito di essere entrato lì dentro.
    Forse sarebbe toccato a lui. Forse no.
    Non aveva mai partecipato ad azioni simili.
    Le missioni a cui aveva partecipato comprendevano sempre un ristretto gruppo di persone.
    Ma la massa lì davanti significava solo una cosa.
    Quella sarebbe stata la missione più pericolosa.
    Eppure era certo delle sue motivazioni.
    Ne sarebbe uscito vivo e sperava con lui anche i suoi compagni.
    Nessun brusìo. Era come anestetizzato.
    Non provava nulla se non neutrale attesa e un pizzico di nervosismo.
    Contrasse le mascelle, in attesa di qualche segnale.
    In attesa dell’inizio.
    Non tardò molto ad arrivare e per un attimo, quando la Siberia si riempì del fragore di un esplosione, pensò di non essere pronto.
    Un solo secondo. E poi fu preso dalla foga.
    Il cancello venne sbalzato parecchi metri più avanti, come colpito da un enorme pugno invisibile.
    Ricadde con fragore, alzando una nuvola di neve bianchissima.
    Come se non aspettassero altro i muscoli scattarono in avanti.
    Christopher, Matt, seguitemi!
    Urlò, cercando di farsi udire dagli Shinigami del suo gruppo, oltre il rumore di passi affrettati.
    Non si voltò indietro a guardarli però.
    Dovevano capire che erano loro a dover difendere loro stessi e il gruppo.
    Superò alcune figure con la sua corsa veloce e ritmata, e penetrò all’interno.
    Si fermò un istante.
    Come uno sciame le figure iniziarono a dividersi per invadere la struttura.
    L’alone di forza e compattezza scomparve.
    Ora erano soli.


    Dalle torrette si alzano le prime urla.
    Paura.
    Gli spari di alcuni proiettili iniziano a diventare sempre più insistenti.
    Ma è tutto inutile.I proiettili attraversano i corpi illesi per conficcarsi inutilmente sul suolo candido con un sibilo.
    Il giovane Ian inizia a guardarsi intorno.
    La mappa della struttura stampata nella mente, cerca ed identifica il suo obbiettivo.
    Esattamente di fronte a lui. I laboratori.
    Non c’era tempo da perdere.
    Non avrebbero continuato a sparare inutili proiettili ancora per molto.
    Dai, dai, dai. Muoviamoci!
    Continua ad avanzare, continuando a sentire voci concitate di cui non riesce a capire il senso.
    E’ come se per lui, in quel momento, non ci fosse altro che l’edificio di fronte.
    Tra di loro solo alcuni metri di distanza.
    Si guarda indietro un secondo cercando di identificare i capelli argentei di Christopher.
    Li aveva visti? O era solo un abbaglio?
    Non riesce ad accertarsene.
    Perché nello stesso istante un sibilo, più minaccioso e lento di quello istantaneo e rapido dei proiettili inizia a diffondersi. Un unico suono, come un sussurro di morte.
    Solo quando un dardo fiocamente illuminato cade a pochi metri da lui capisce che i rinforzi sono già arrivati.
    Quincy.
    Sperava di avere più tempo.
    Provenivano dalle torrette più vicine.
    Continua a correre infondendo forza negli arti infreddoliti e affondando i piedi nella neve pesante.
    Spera solo che il suo gruppo sia un bersaglio sufficientemente difficile da colpire.
    Arrivare illesi sarebbe stato fondamentale.
    Non sente ancora urla di dolore ma ha la sgradevolissima sensazione di essere braccato ed inseguito. Si costringe a non guardare ancora una volta le torrette.
    Il dolore sembra essere sempre sul punto di arrivare, ma senza giungere mai.
    I dardi sembrano essere deviati da una forza invisibile.
    Fortuna, buona sorte, o inettitudine.
    Ringrazia queste tre componenti.
    Ora ha una sola certezza.
    Se stai fermo muori.
    E lui riprende a correre, seguito e braccato, mentre Chihiro può finalmente venire alla luce e riflettere il candore della neve.


    CITAZIONE
    Stato
    Reiatsu: 56/56 (In marginali).
    Ferite: 48/48 (In marginali)
    Stato Fisico: Illeso, sensibile al freddo.
    Stato Psicologico: Nervoso.
    Difesa:
    Attacco:

    Equipaggiamento
    Zanpakotou [Impugnata Mano Dx]
    Wakizashi
    Coltelli da lancio x8
    Bende di cura x2 [Una avvolta al braccio destro]
    Cauterizzatore x2


    Statistiche
    Forza 200
    Velocità 225*
    Resistenza 200
    Zanjutsu 200
    Kidou 200
    * Comprendente del bonus di divisione


     
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  3. Blackman
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    SPOILER (click to view)
    -parlato-
    "pensato"


    Concluso il Briefing e fatto la conoscenza del mio caposquadra, ritornai al Seiretei con gli altri shinigami per i preparativi per la missione più importante che io abbia mai intrapreso... la riunione a Karakura non durò molto, infatti, era ancora buio nella Soul Society, il mio alloggio nel quartiere del Gotei III era debolmente illuminato da una timida luna... non riuscivo a rilassarmi, da lì a qualche ora dopo saremo scesi in campo contro la più grande minaccia che il nostro mondo abbia mai affrontato, ero nervoso... le ore passarono lentamente ma alla fine arrivò il momento di partire...
    All'inizio vidi tutto bianco, sentendo solamente rumore di spari, esplosioni e urla di dolore. Le numerose folate di vento gelido stordivano i miei sensi tanto da essere costretto a ripararmi col cappuccio del mio shikakusho. Ora la vista si fa più nitida... il cancello principale del complesso era saltato in aria da qual che strana tecnica che ebbe un effetto notevole...

    CITAZIONE
    Christopher, Matt, seguitemi!

    Era l'ufficiale a capo del mio gruppo a parlare... leggermente nervoso, comprensibile per la sua posizione... obbedii agli ordini correndo dietro al X seggio penetrando così nel complesso nemico... era facile individuarci: tre macchie nere su un terreno candido... per nostra fortuna però il piombo dei proiettili non era in grado di ferire i nostri corpo spirituali, oltrepassandoci così come fossimo aria...

    "E' una fortuna essere già morti... un problema in meno di cui preoccuparci..."

    Il tragitto però non fu privo di pericoli come pensavo io... dopo alcuni istanti dall'inizio dell'attacco erano giunti sulla scena numerosi traditori quincy, con archi spirituali che potevano ferire i nostri corpi... se fino a quel momento ero stato relativamente tranquillo, considerato il fatto di essere immune alle armi nemiche, ora un brivido freddo mi corse lungo la schiena... non era il gelo della Siberia, ma l'agitazione...

    "Calmati! Pensa solo a correre!"

    Ordinai a me stesso di tranquillizzarmi e, non so come, funzionò... ora l'unica cosa che m'importava era portare a termine la missione costi quel che costi. Distinsi allora l'imponente laboratorio, dove avremmo dovuto addentrarci, Ian puntava dritto in quella direzione, sapevamo tutti che l'accoglienza all'interno non sarebbe stata gentile, ma non potevamo tirarci indietro, per il nostro onore e per la sicurezza del nostro mondo...

    CITAZIONE
    Reiatsu rimanente: 14/14 Energia Verde
    Condizioni fisiche: Illeso.
    Condizioni psichiche: Lucido anche se leggermente agitato.
    Difesa: //
    Attacco: //
    ARMI:
    Zanpakuto (fodero)
    Tirapugni (tasca sinistra)
    Pugnale da Lancio x12
    Nanas Bomb
    EQUIPAGGIAMENTO:
    Bende di Cura x3

    CITAZIONE
    Caratteristiche:
    Forza: 200
    Velocità: 225*
    Resistenza: 200
    Zanjutsu: 200
    Kidou: 200
    *Bonus brigata

     
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  4. Dexo999
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    Capitolo Primo:
    Breakthrough


    SPOILER (click to view)
    -Parlato-
    "Pensato"
    Parlato altri

    Non fu questione di minuti ma bensì di ore, così nell’attesa ci rimandarono nella Soul Society: solo il mattino dopo saremmo entrati in azione. Mi domandai perchè cavolo attendere così tanto se si erano presi la briga di convocarci nel bel mezzo della notte, ma poi riflettei che se a noi Shinigami bastava un minuto per raggiungere qualunque parte del mondo, i Quincy dovevano usare mezzi di trasporto normale. Una vera seccatura: di tornare a dormire non se ne parlava neanche, così decisi di spendere il mio tempo controllando accuratamente l’equipaggiamento.
    Tornato in camera aprii il cassetto inferiore dell’armadio e tirai fuori nell’ordine: bende, cauterizzatore, wakizashi e pugnali. Roba classica che avevano praticamente tutti, ma funzionale e pratica. Ero comunque sicuro che sarebbero serviti a ben poco in un compito di così alto livello: l’unica arma su cui avrei potuto davvero contare sarebbe stata la mia zampakuto. Così, dopo aver fissato la wakizashi sul lato destro della cintura e inserito il resto in un piccolo astuccio fissato sul lato posteriore della medesima, mi sedetti sul letto ed estrassi la mia spada. La lama alla luce rifletteva bagliori rossastri, che le conferivano un’aria sinistra. Del resto, e ne ero abbastanza sicuro, era l’unica Falciatrice di Anime mai esistita che fosse nata dal sangue coagulato del possessore: di solito comparivano e basta.
    Nata dal sangue. Come se conoscesse perfettamente i miei desideri più oscuri e profondi, come se fosse uno specchio della mia anima, aveva deciso di mostrarsi a me tingendosi del colore che più amavo: il cremisi generato dal sangue che scorre nelle vene, una tonalità più profonda delle tenebre e più intensa del nero. Più importante, aveva salvato la mia vita.
    Il minimo che potevo fare per ripagarla era intingerla ancora di più in quel sangue rosso, il sangue dei miei nemici.

    -Ha...Haha...HaHahAhAHAHAHAHhaHAHAHAH!!!!-

    Scoppiai a ridere sguaiatamente, mentre, in un luogo che ancora non potevo raggiungere, un’alta figura faceva lo stesso.

    [*]

    La prima cosa che mi assalì, non appena varcato il Senkaimon, prima ancora del freddo polare, fu la primordiale bellezza del paesaggio siberiano. Le foto erano una cosa, ma dal vivo era tutta un’altra storia. Sfregandomi le braccia per riscaldarle un pò mi posizionai con Ian e Matt nella postazione assegnatoci, il cancello dei Laboratori che svettava minaccioso alcuni metri più avanti, i coni di luce dei riflettori che si muovevano avanti e indietro. Sì, ricordava fin troppo una prigione.

    -Piuttosto organizzati gli amici eh? Siamo sicuri che non hanno anche delle testate nucleari?-

    Dissi in modo scherzoso ai miei compagni, anche se era l’ultima cosa che mi auguravo. Ian dal canto suo non sembrò nemmeno avermi sentito, era sembrava assorto in chissà quale meditazione, o forse era così concentrato da non reagire agli stimoli che non venissero da davanti a lui.
    Non ci comunque bisogno di aspettare molto: il Quincy Takahata, che contrariamente a quanto pensavo ci aveva seguiti, uscì all’improvviso da solo allo scoperto e innalzò la sua energia spirituale, diversa dalla nostra ma molto potente.
    Ciò che successe dopo fu che tutti i riflettori esplosero uno dopo l’altro, mentre il grosso cancello veniva sradicato da una forza misteriosa e sparato a svariati metri di distanza, la parte centrale curvata verso l'interno quasi avesse ricevuto in pieno un colpo di cannone.

    -Forte!-

    Non avevo mai visto nulla di simile: il tizio non impugnava nè il famoso arco nè qualche altra strana arma, ma lo stesso era riuscito a sfruttare una forza distruttrice simile senza che nessuno, non io almeno, potesse capire come caspita ci fosse riuscito. Decisi in quel momento che i Maestri Distruttori meritavano il mio rispetto.
    CITAZIONE
    Christopher, Matt, seguitemi!

    Gridò Ian scattando in avanti, e io naturalmente lo imitai correndo alla massima velocità possibile. Quasi subito venimmo investiti dalla raffica di proiettili di una mitragliatrice, ma ci attraversarono come se fossimo intangibili: gli alberi dietro di noi furono meno fortunati.
    Confesso che per un istante trovai piacevole non dover temere più le armi da fuoco, dopo che proprio una pallottola mi aveva mandato all’altro mondo. E il rumore assordante, l’odore acre della polvere da sparo e il fumo della distruzione, invece di terrorizzarmi, mi mandavano in visibilio.
    Avevamo però appena messo piede all’interno che un dardo luminoso piove vicino a noi, esplodendo e rilasciando quella che era senza dubbio energia spirituale. Era chiaro che stavolta si trattava a tutti gli effetti di una vera minaccia.

    -Ah, ecco i rinforzi!-

    Era sbucato un plotone di soldati, che però tenevano in mano archi fatti di luce azzurra: nessun dubbio che si trattasse dei famosi Quincy traditori menzionati nel briefing. Quello che sembrava il capo sbraitò qualcosa in una lingua assurda, forse russo, ma era ovvio che ordinava ai suoi di farci fuori. Fui tentato di fermarmi e dargli quello che si meritavano, ma l’obbiettivo del mio gruppo aveva la priorità. E poi in fondo erano pesci piccoli, che sarebbero stati spazzati via dal grosso delle nostre truppe: quelli grossi invece stavano dentro, ed era lì che dovevo andare.
    Così continuai a correre verso la nostra destinazione, il laboratorio, stando bene attento a schivare le frecce spirituali e a non perdere di vista Ian e Matt.
    CITAZIONE
    Reiatsu rimanente: 56/56
    Condizioni fisiche: Illeso (48/48)
    Condizioni psichiche: Eccitato dalla battaglia ma perfettamente razionale.
    Difesa: //
    Attacco: //

    CITAZIONE
    Armi
    Zampakuto
    Wakizashi
    6 pugnali da lancio
    Equipaggiamento
    2 Bende di Cura
    1 Cauterizzatore

    CITAZIONE
    Forza 225
    Velocità 225
    Resistenza 175
    Zanjutsu 200
    Kidou 200

     
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    Into The Storm
    Act II -Rush Hour




    Una serie di boati sconvolge il complesso:le urla dei feriti, il ruggire dei fucili e il secco sibilo delle frecce spirituali lacerano l' aria mentre il basso e penetrante ululato della battaglia riempie il piazzale dissestato dove vi trovate.
    La guerra si è abbattuta sui laboratori Ivanovich simile all'ira di un dio spietato.
    Come corvi cinque figuresimuovevano rapide, sfrecciando tra i detriti ed incuranti delle deflagrazioni che sconvolgevano il terreno attorno a loro sollevando fontane di terra e cemento, dardi di luce azzurrina sibilano mentre si conficcano nella neve attorno a voi scavando profondi fori nel terreno.
    Uno di essi cade a pochi centimetri dal piede di Christopher, lasciando un foro perfettamente circolare che per alcuni istanti gli fa perdere l'equilibrio.
    Lo shinigami rabbrividisce mentre il suo tabi cade in una piccola pozza di acqua tiepida, cirri di vapore si sollevano dalla neve, disciolta dall' intenso caloreperpoi raffreddarsi, serrando l' alluce del membro dell' undicesima compagnia in una gelida morsa, niente di più di un mero fastidio,ma più che sufficiente ad insegnargli una importante lezione, in Russia anche il climati è nemico.
    Altri sibili riempiono il cielo mentre decine di dardi si schiantano sulla terra e nei muri attorno a voi.
    Contate uno,due,cinque,otto arcieri spirituali,avvolti nei loro pesanti impermeabili, ela loro riserva di energia sembra pressochè infinita.
    Le loro frecce sono letali, tuttavia hanno un problema, la loro traiettoriaè facilmente prevedibile.
    La lezione migliore e il consiglio più utile è sempre quello, un bersaglio in movimento offre un obiettivo più difficile da colpire.
    E così avanzate nelle fauci dell'inferno.

    Il vostro compito è relativamente semplice, superare le difese ed introdurvi nel complesso evitando o rendendo inoffensive le guardie e i quincy a protezione degli edifici, una volta dentro eseguire il piano di sabotaggio e fuoriuscire fino alla zona di estrazione entro il tempo limite. Un piano facileda realizzare,almeno sulla carta.
    Peccato che tra il dire e il fare ci sia di mezzo il mare, o in questo caso circa 25 metri di territorio perfettamente pianeggiante e allo scoperto: si tratta di quello che pare essere uno spiazzo adibito al carico e scarico di materiali e rifornimenti adiacente al misterioso pianorocircolare illustrato nella mappa.Tuttavia adesso si è trasformato in una trappola mortale, è chiaro che chiunque provi a passare da lì verrà ridotto ad un puntaspilli e falciato da un micidiale fuoco incrociato.
    Si dice che la fortuna aiuti gli audaci, e anche stavolta non si smentisce, state già per lasciar perdere quando una immensa nube di polvere e neve semisciolta si solleva dal muro alle spalle dell'edificio che ospita il laboratorio oscurando l'atmosfera circostante e ricoprendo di caligine lo spiazzo.
    Cogliete l'occasione al volo.
    Entrambe le squadre d'assalto sono già a pochi metri dal portone di ingresso Quando una esplosione scuote il complesso una nube di polvere vorticante e neve nebulizzata invadono la piazza sollevando una improvvisata cortina fumogena.
    Siete circa a 3/4 del percorso quando un gelido refolo di vento disperde i sedimenti attorno a voi...
    Con orrore realizzate che adesso siete allo scoperto.
    E in un attimo si scatena l'inferno.
    Scie di luce solcano l'aria da sei punti diversi, e l'obiettivo siete voi.
    Alle vostre spalle la porta del laboratorio, un ingresso girevole, luccica all' approssimarsi degli strali di energia.
    Lo sfrigolare dei dardi riempie i vostri cuori di determinazione

    Adesso si tratta di vivere o morire....

    [...]



    SPOILER (click to view)
    Numero I
    Alejandra Cervantes
    Numero ???
    Numero XV
    Rosarita



    Nell'ufficio di Ivanovich la tensione era palpabile, come sempre accadeva quando più Numeri si trovavano a convivere uno spazio troppo stretto con il grande capo... Era una sensazione indescrivibile, eppure la sola presenza della figura elegante davanti a individui di comprovata esperienza e forza spirituale era sufficiente a renderli inquieti per non dire di peggio.
    Distogliendo l'attenzione dal modello di aereo che fino a quel momento lo aveva intrattenuto, il Numero I alzò lo sguardo in direzione del soffitto e ancora più in là verso qualcosa che lui solo era in grado di percepire: i presenti non dissero nulla, limitandosi a registrare l'evento.
    Quanto estese erano le sue capacità precognitive? Nessuno di loro era riuscito ad avvertire alcunché a quella profondità, non con il massiccio Kekkai che ricopriva l'intera base, sotterranei compresi.

    -...Come previsto, sono arrivati.- mormorò con una leggera punta di disappunto, mentre coloro che gli erano vicini si allontanavano impercettibilmente. Nessuno aveva mai avuto il sentore che la figura comodamente seduta potesse leggere nei loro pensieri... Ma come dirsi sicuri?
    Coloro di cui era possibile scorgere l'espressione -Alejandra e Rosarita- chiusero gli occhi all'unisono, reclinando leggermente il capo ed espandendo i propri sensi: se per loro era impossibile percepire quel che stava avvenendo con la precisione del loro signore, era però possibile rendersi conto dell'identità degli invasori.
    Shinigami. E Quincy.

    -Preparatevi ad interv...- esclamò Alejandra stendendo una mano verso il quintetto di figure ammantate di nero, volendo anticipare le intenzioni dell'uomo accanto a lei. Se il Numero I li aveva convocati non era certo per assistere al suo trionfo, bensì per costituire una seconda e più efficace muraglia contro ciò che il Gotei XIII e l'Ordine dei Quincy avrebbero potuto mandargli contro.
    Tuttavia la voce del suo capo la interruppe, senza perdere un briciolo del proverbiale aplomb.

    -No, non occorre. Non ancora almeno.-
    -Cosa intendi dire?- ribatté lei, cui non era mai piaciuto venire contraddetta. nemmeno da lui.
    Fu l'individuo incappucciato a parlare stavolta, parlando con il consueto timbro freddo ma non ostile. Era un timbro che Alejandra aveva sempre odiato, troppo serioso e controllato per i suoi gusti.

    -Numeri XVI, XVII e XIX, prendete posizione al piano superiore. Sapete come agire.-
    All'ordine rivolto a quelli che sembravano essere dei suoi diretti sottoposti, tre delle quattro figure risposero con un più o meno accentuato movimento dl capo in segno di assenso.
    -...- Senza che una sola parola fosse scambiata, i tre individui -differenti notevolmente per corporatura l'uno dall'altro- uscirono dalla stanza.
    -Numero XV, resta qui per il momento.- proseguì quindi la figura, rivolgendosi a quarto e ultimo manto, il quale rispose prontamente.
    -Come desidera.- Una voce femminile tutt'altro che dolce si levò da sotto il cappuccio mentre la donna sotto di esso arretrava rispettosamente di qualche passo portandosi all'angolo della stanza in attesa.
    -Posso raggiungere Boris, signore?- domandò a quel punto Rosarita, incerta sul da farsi. Non era mai prudente irritare il Numero I (molti erano stati i suoi provvisori colleghi che avevano pagato cara una simile arroganza), ma altrettanto sciocco poteva rivelarsi il dimotrarsi codardi... O quantomeno non a difendere gli ideali del gruppo da loro formato.
    Scioccandole uno sguardo annoiato e disinteressato la figura declinò l'iniziativa con un cenno della mano impedendole di allontanarsi: non nutriva abbastanza simpatia per Ivanovich da volerlo aiutare per puro spirito caritatevole (chi mai le era stato caro in fondo?), ma andarsene da lì non sarebbe stato certo un peccato. Restare vicina ad Alejandra e al suo "protetto", se così si poteva definire era qualcosa che si sarebbe volentieri risparmiata...

    -Tu servi qui Rosarita. Sono certo che Ivanovich e i suoi sapranno cavarsela anche da soli.-
    In quel momento qualcosa nella tasca della giacca dell'uomo attirò la sua attenzione: estraendo quello che sembrava un minuscolo comunicatore, l'individuo rimirò con soddisfazione il piccolo led rosso sulla sua superficie lampeggiare per qualche istante prima di accendersi definitivamente.
    Tutti coloro che erano in quella stanza erano consapevoli di quel che significava.
    Le entità spirituali che in superficie stavano combattendo... Avevano già perso.

    -Ah, perfetto. Possiamo andare.- commentò deliziato, alzandosi dalla poltrona e dirigendosi a passi leggeri verso verso chissà dove.
    -Stà per iniziare?- chiese l'arrancar dai capelli color del petrolio con la voce che tradiva tutta la sua aspettativa. Aveva atteso per molto, molto tempo qualcosa che potesse scuoterla dalla noia cui ormai si era rassegnata.
    -Lo spettacolo? Ah, certamente. Gli scocciatori potranno arrivare qui il più in fretta possibile... ma sarà comunque troppo tardi.- rispose il Numero I -poco più alto di lei- fermandosi ad un passo dalla porta e -tornando indietro- recuperando il modellino che tanto a lungo lo aveva trattenuto.
    Ivanovich non si sarebbe offeso se al ritorno non lo avesse trovato.
    Presto avrebbe avuto ben altro a cui pensare.

    SPOILER (click to view)
    Venite bersagliati da: [1,1,2,2 e 3 dardi], Quando postate mettete in spoiler in alto il numero di frecce che avete deciso vi si dirigono contro, potete scegliere qualsiasi numero non sia già stato preso, ergo... chi primo arriva meglio alloggia^^
    Le frecce sono tirate con Forza,Velocità e Yumijusu 200
    CITAZIONE
    *descrizione breve: questo ingresso è costituito da una porta a vetri che dà nell'atrio, ove potrete trovare gli ascensori.

    NOTA del QM In questo momento la squadra di Ian e quella di Shin sono considerate come un unica unità, se volete fare una qualche azione combinata o interagire tra di voi ricordatevi di controllare i post dell' altro gruppo

    CITAZIONE
    Regolamento:

    - Si gioca a turnazione libera: non importa postare prima o dopo qualcuno, purché entro la fine della settimana tutti abbiano postato.
    - Ogni turno durerà una settimana, al termine della quale il QM posterà.
    - Se tutti i PG avranno postato, il QM potrà anticipare il giro, fornendo ai giocatori giorni in più per il turno seguente.
    - Randomicamente i post dei QM potranno essere modificati dagli admin inserendo narrazioni di cosa stà avvenendo altrove: questo avverrà per non rovinare ai QM (anche giocatori) l'effetto sorpresa.



    Edited by Allen92 - 16/10/2009, 16:24
     
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  6. Dexo999
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    Capitolo Secondo:
    Annoying Bugs


    SPOILER (click to view)
    2 dardi

    Il campo di battaglia era ormai l’inferno in terra, ammesso che l’immaginazione umana potesse avvicinarsi almeno in parte all’idea reale di inferno, e ammesso pure che quest’ultimo esistesse davvero. E se non esisteva era nato in quel momento.

    Il Quincy continuava a bombardare l’area con i suoi colpi invisibili, causando esplosioni a destra e a manca intorno a noi in modo da nasconderci alla vista degli squadroni di Quincy nemici, che non potevano fare altro che lanciare alla cieca.
    Una freccia spirituale, forse baciata dalla fortuna, mi atterrò a pochi centimetri di distanza dal piede destro, sciogliendo all’istante la neve. Quasi scivolai, tanto che fui costretto ad appoggiare mano e ginocchio sinistri a terra per non stramazzare di lato. Come se non bastasse anche il clima ci mise il suo zampino, raffreddando altrettanto rapidamente l’acqua tiepida fino a una temperatura prossima al congelamento, facendomi rabbrividire.

    -Tsk! Colpo fortunato, maledetti str*nzi!-

    Il freddo, per quanto pesante, fu nulla più che un fastidio: avevo sperimentato sensazioni simili a lungo durante gli inverni Newyorkesi, costretto a dormire in una stanza senza riscaldamento. Il segreto era continuare a muoversi senza fermarsi. Con rabbia mi rimisi in piedi e scalciai con forza il terreno per riprendere la corsa, ancora più veloce per recuperare il ritardo della sosta. Dedicai però qualche decimo di secondo ad osservare lungo la direzione da cui era arrivata la freccia: sette, anzi otto arcieri spirituali in pesanti impermeabili, che continuavano senza sosta a bersagliarci.

    ”Uff, ho sempre più voglia di ammazzarli, ma non vale la pena mandare tutto all’aria per tipi simili. Ringraziate il cielo, russi del ca*zo!”

    In breve io, Ian e Matt superammo il cancello e ci ritrovammo nell’area interna, dove finalmente scorsi la nostra destinazione, il laboratorio centrale.
    Peccato che la strada fin lì consistesse in ben 25-26 metri di puro terreno scoperto perfettamente pianeggiante. Tradotto nella nostra situazione, un poligono di tiro con noi come bersagli. Il mio viso si contorse in una smorfia.

    -Ma bene! Un passo lì fuori e diventiamo tutti porcospini!-

    Mormorando a bassa voce le peggiori imprecazioni del mio repertorio mi voltai da una parte all’altra in cerca di un percorso alternativo, quando all’improvviso un muro poco lontano crollò, scosso da una deflagrazione, ricoprendo lo spiazzo con una cortina fumogena di polvere vorticante e neve nebulizzata. Afferrai al volo l’occasione.

    -Approfittiamone ora ragazzi! Correte sempre dritto e non fermatevi per nessun motivo al mondo!-

    Senza attendere la risposta di Ian e Matt mi lanciai in mezzo alla nube, riparandomi gli occhi con l’avambraccio sinistro e stando bene attento a non inalare la polvere.
    Funzionò: in sottofondo sentivo il sibilo dei dardi spirituali perforare l’aria, ma senza che nessuno si avvicinasse anche solo a me.

    Continuai la mia corsa, ma dopo aver percorso un buon tratto si alzò un forte vento gelido, che disperse in pochi secondi la nostra copertura di fortuna. Ci ritrovammo così di nuovo allo scoperto, la porta a vetri dell’edificio a pochi metri da noi. Digrignando i denti e afferrando l’elsa della mia zampakuto mi voltai di scatto, giusto in tempo per vedere le scie di luce dei dardi mortali attraversare il cielo e puntare su di noi.

    -Occhio! Dietro di voi!-

    Gridai ai miei compagni, preparandomi a difendermi. C’erano ben due frecce che puntavano su di me: concentrai 1 marginale nelle gambe per aumentare la velocità e scattai a sinistra, lasciando che la prima si schiantasse a terra, mentre contemporaneamente sfoderavo la mia zampakuto e con un tondo rivolto verso l’alto colpivo a mezz’aria la seconda, spezzandola in una miriade di particelle luminose.

    -Ora! Mentre ricaricano!-

    Il punto debole degli archi è che necessitano di un tempo aggiuntivo rispetto alle spade per incoccare la freccia e mirare: sapendolo ne approfittai e mi voltai di nuovo verso il laboratorio, riprendendo a correre verso l’ingresso, che in quel frangente significava salvezza.
    CITAZIONE
    Reiatsu rimanente: 55/56 (1 Marginale per Velocità)
    Condizioni fisiche: Illeso (48/48)
    Condizioni psichiche: Scocciato per non poter reagire agli attacchi, ma sempre concentrato sugli obbiettivi della missione e sulle priorità del momento
    Difesa: schivato, parato
    Attacco: //

    CITAZIONE
    Armi
    Zampakuto
    Wakizashi
    6 pugnali da lancio
    Equipaggiamento
    2 Bende di Cura
    1 Cauterizzatore

    CITAZIONE
    Forza 225
    Velocità 225 >> 250
    Resistenza 175
    Zanjutsu 200
    Kidou 200

     
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  7. .Alu ~
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    ~ The Undead
    Into The Storm
    Laboratori Ivanovich, Siberia.





    ♠ ♥ ♣ ♦

    La morte aveva avvolto il terreno con il suo lugubre manto.
    A testimoniarlo, le numerose urla disperate, in cui si poteva capire tutto.
    Se gli avessero chiesto di descrivere la guerra, avrebbe usato lo stesso urlo.
    Rabbia, sconcerto, paura. Consapevolezza della morte.
    Alla fine è solo una lunga battaglia dove vince chi semplicemente ha più forza di sopravvivenza degli altri. Dove vince chi non si fa sopraffare dalle leggi divine, così spietatamente umane.
    Dove vince chi non si ferma mai, e chi è più egoista.
    L’eroismo non esiste. La stupidità sì.
    Ne avrebbe avuto dimostrazione di lì a poco.

    Si ritrovarono insieme, per un fortuito patto del caso.
    Per morire o vincere.
    Cinque Shinigami, avvolti nei loro manti corvini che avanzavano in mezzo alla disperazione, come se non fosse un problema loro.
    Ma li animava semplicemente un obbiettivo diverso.
    Si guardò indietro e riuscì a scorgere Shin, casualmente compagno di sventura anche in quell’ambito.
    Erano in cinque e la loro destinazione era la stessa.
    Varcate le mura, si concesse un secondo per riflettere e per riprendere fiato, mentre dalla bocca uscivano ampie volute d’ossigeno.
    L’aria era rarefatta e ciò rendeva la corsa più impegnativa.
    L’obbiettivo era esattamente davanti a loro, separato da una distesa priva di difese di 25-26 metri, ad occhio e croce.
    Merda..
    Niente lasciava presupporre che gli avrebbero lasciati passare tranquillamente, magari con una bottiglietta d’acqua e un premio per il vincitore di quella dannata gara di sopravvivenza.
    Con i loro abiti scuri erano fin troppo visibili in mezzo a quel perfetto candore, mentre le vesti bianche dei Quincy gli celavano alla perfezione.
    Solo un colpo di fortuna li avrebbe potuti aiutare. E così accadde.
    Uno dei muri del complesso si sgretolò e l’aria venne ricoperta da una nebbia di polvere, mattoni e aria.
    Prima ancora di riuscire a muovere un passo Christopher era saltato in avanti, approfittando del momento propizio.
    Razza di idiota..
    Non ebbe il tempo di terminare i suoi pensieri, perché sarebbe stato ancora più stupido perdere tempo in quel modo.
    Lo seguì suo malgrado, appuntandosi un promemoria nel cervello.
    Come al solito non pensava alle conseguenze del caso.
    La polvere li avrebbe celati solamente per un periodo di tempo piuttosto breve, prima di dissolversi e lasciarli alla mercè di tutti.
    Mai abbandonarsi completamente alla fortuna o al fato.
    Mai.
    Sperava solo di sbagliarsi.
    Si lanciò all’inseguimento, inoltrandosi in mezzo alla fitta nube.
    La polvere gli irritava gli occhi e fu costretto a socchiuderli, cercando al contempo di respirare la minor quantità possibile di polvere.
    Ti prego, ti prego, ti prego.
    Riusciva a malapena a vedere i corpi degli altri in mezzo alla grigiore che li circondava, e per un attimo riuscì a provare fiducia per quel piano.
    Purtroppo al destino piace scherzare. E anche al vento.
    Una folata investì il gruppo e la nebbia si diradò subito. Dannatamente troppo in fretta.
    La visuale si liberò e i suoi sensi captarono diverse informazioni nello stesso istante.
    Primo: mancavano ancora circa 6 o 7 metri. Decisamente troppi.
    Secondo: il minaccioso sibilo mortifero delle frecce dei Quincy che inondò l’aria nel giro di pochi istanti.
    Terzo: uccidere Christopher.
    Grazie all’udito riuscì a capire con buona approssimazione il luogo dal quale erano state lanciate.
    Lanciò ogni sorta di maledizione contro il gruppo di Quincy che intravedevo a stento e alzai gli occhi verso l’alto.
    Due frecce si dirigevano verso di lui, descrivendo una parabola nel cielo azzurro.
    Fortunatamente erano luminose e facilmente distinguibili.
    Non ci voleva un genio per capire il loro bersaglio.
    Per puro istinto evitò la prima spostandosi lateralmente verso sinistra. Mentre con un tonfo sordo affondava in diversi centimetri di neve le iridi azzurre erano già fisse sull’altra.
    Pararla era troppo rischioso, dato che potevano cambiare traiettoria alla minima folata di vento, per cui decise nella frazione di un secondo di evitare anche questa scattando in avanti e concentrando reiatsu nelle gambe.
    [1 Marginale -> Vel: 250]

    -Ora! Mentre ricaricano!-
    Aveva ragione. Era quello il punto debole dei loro archi.
    Resistette all’impulso di vendicarmi sulle candide figure e continuai a correre verso il laboratorio, con le ali ai piedi.
    Una volta dentro avrebbe provveduto a ristabilire le gerarchia.
    Forza ragazzi, ci siamo quasi! Dai!
    Urlò agli altri, con gli occhi sempre fissi sullo stesso obbiettivo.
    La porta del laboratorio, ormai relativamente vicina.




    CITAZIONE
    Stato
    Reiatsu: 55/56 (In marginali).
    Ferite: 48/48 (In marginali)
    Stato Fisico: Illeso, sensibile al freddo.
    Stato Psicologico: Nervoso.
    Difesa:
    Attacco:

    Equipaggiamento
    Zanpakotou [Impugnata Mano Dx]
    Wakizashi
    Coltelli da lancio x8
    Bende di cura x2 [Una avvolta al braccio destro]
    Cauterizzatore x2


    Statistiche
    Forza 200
    Velocità 225*
    Resistenza 200
    Zanjutsu 200
    Kidou 200
    * Comprendente del bonus di divisione

    Note: 2 Dardi.

     
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  8. Blackman
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    SPOILER (click to view)
    1 dardo


    In quei minuti si era scatenato una piccola guerra attorno a noi cinque shinigami, gli unici a potersi considerare distanti dall'insieme di morti, urla e dolore che ormai aveva invaso quel luogo poco tempo prima tranquillo... il nostro tragitto verso il laboratorio non fu però privo di rischi, infatti, numerose squadre di quincy traditori continuavano a bersagliarci con una quantità pressochè infinita di dardi che al contrario dei proiettili delle alte armi da fuoco, erano in grado di ferirci seriamente... inoltre né il tempo né la loro distanza ci permetteva di rispondere all'attacco, di conseguenza l'unica soluzione che rimaneva era correre.
    Il nostro obiettivo era di fronte a noi. L'unico problema era lo spazio che ci separava da esso, una vasta area pianeggiante che attendeva solo di essere colorata col nostro sangue...

    "Dannazione, se procediamo è un suicidio!"

    Mentre la mia mente cercava qualche altro modo per raggiungere l'edificio evitando quella zona, mi accorsi con orrore che non c'era altra strada... trassi allora un profondo respiro e mi preparai al peggio. Per una fortunata coincidenza però un muro crollò sotto i colpi della battaglia sollevando una gran nube di polvere e neve che in poco tempo nascose la vasta area che ci separava dal laboratorio... la sorte ci aveva fatto un grosso favore, non potevamo non approfittarne.
    Cristopher non attese neanche l'ordine di procedere che subito si era immerso nella nube, l'ufficiale Ian era visivamente contrariato, io sorrisi.

    -Che si aspettava? Dopotutto fa parte dell'undicesima divisione...-

    Subito dopo ci lanciammo verso la nube, nascosti alla vista dei nostri nemici... percorremmo gran parte del percorso avvolti dalla nebbia protetti dalle frecce quincy, poi la fortuna ci abbandonò... una folata gelida spazzò completamente via la nostra protezione, lasciandoci scoperti agli avversari... mancava poco all'ingresso del laboratorio ma non così poco da essere fuori pericolo...

    CITAZIONE
    -Occhio! Dietro di voi!-

    I quicy traditori non avevano atteso molto per prendere la mira e in quella vallata eravamo bersagli fin troppo facili... alcuni lucenti dardi azzurri, infatti, sfrecciavano verso di noi ad alta velocità, per nostra fortuna, però avevano una traiettoria facilmente prevedibile.
    Mentre correvo, vidi con la coda dell'occhio solo una freccia diretta contro di me, il colpo mirava alla testa... non mi aspettavo un colpo così preciso, allora preoccupato, mi spostai a destra per essere sicuro di evitare il danno, aumentando la mia velocità con un consumo marginale di reiatsu... evitai così la freccia che si andò a conficcare nella neve più avanti creando un piccolo filo di vapore.
    Guardai di fronte a me e le porte del laboratorio non sembravano così distanti... non ci restava che entrare e procedere con la missione... i nemici non avrebbero avuto tempo sufficiente per tentare un altro attacco e con le gambe che correvano al ritmo dei battiti del cuore, non gli avremmo dato occasione di provarci...

    CITAZIONE
    Reiatsu rimanente: 14/14 Energia Verde
    Condizioni fisiche: Illeso.
    Condizioni psichiche: Agitato ma pronto a ciò che li attende nel laboratorio.
    Difesa: Rapido spostamento a destra.
    Attacco: //
    ARMI:
    Zanpakuto (fodero)
    Tirapugni (tasca sinistra)
    Pugnale da Lancio x12
    Nanas Bomb
    EQUIPAGGIAMENTO:
    Bende di Cura x3

    CITAZIONE
    Caratteristiche:
    Forza: 200
    Velocità: 225* >> 250
    Resistenza: 200
    Zanjutsu: 200
    Kidou: 200
    *Bonus brigata

     
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    Into The Storm
    Act III -Rush Hour II







    Correte all' impazzata evitando le numerose frecce che impattano sul terreno come puntaspilli micidiali,riempiendo l'aria di vapore condensato.
    Urla in russo rimbalzano da un edificio all'altro, ordini secchi e concisi venati di rabbia e risentimento verso sottoposti che non si sono esercitati a sufficienza nel tiro al bersaglio.
    Eppure gli arceri spirituali sono una unità ben allenata,e conoscono la regola, non fermarsi se non è stato ordinato.
    Quindi la pioggia di dardi prosegue sulle altre unità in avvicinamento.
    Hollows appena giunti, shinigami e quincy vengono bersagliati dai dardi lucenti, che aprono voragini nei loro corpi,ma questo a voi non deve interessare.
    Il primo di voi che tenta di aprire la porta ha una pessima sorpresa, è chiusa.
    Il peso dei suoi compagni tuttavia lo aiuta a sfondarla, in modo poco gentile.
    Adesso siete all' interno.
    E ciò che si palesa davanti ai vostri occhi non è bello.
    All' interno della stanza, la reception di un ingresso secondario, si trovano sparsi alla rinfusa decine di cadaveri: quincy traditori ed hollows.
    Il tanfo di morte e sangue pervade l'aria colmandovi di disgusto, sotto i vostri tabi si trova un tappeto di corpi umani e mostruosi, differenti nell' aspetto, uguali nella morte.
    Fiocchi di neve filtrano da una apertura nel fianco dell' edificio che illumina la stanza di luce soffusa,rendendola se possibile ancora più irreale, i mostri devono essere entrati da lì facendo saltare la parete, come confermano i detriti dell' esplosione che si trovano all' interno del palazzo e nei corpi di alcuni soldati comuni.
    Pozze di sangue nerastro congelato tappezzano il pavimento in cemento coagulandosi attorno amaschere spezzate e ad arti abnormi.
    Schizzi di materia organica invece decorano imuri inzuppando le divise dal taglio marziale di alcuni dei quincy.
    A quanto sembra devono aver organizzato lì una ultima resistenza.
    Poi in fondo alla sala vedete quello per cui siete venuti, tre ascensori si aprono sul muro.
    Uno di essi, quello più a sinistra giace con i portelli semiaperti e divelti dalla furia di una creatura gorillesca che giace reclinata su un fianco pochi metri più in là, svariate lance di luce fuoriescono dal suo viso mascherato, ridotto ad una cruenta rovina.
    Gli altri due appaiono essere in condizioni migliori.
    A quanto pare vi dovete dividere qui.
    Il primo dei due montacarichi rimasti è semichiuso.
    Una luce soffusa brilla al suo interno, illuminando il corpo di un quincy ansimante, ed è strano come non sia morto a giudicare dall'enorme squarcio che lascia trasparire le sue viscere; si deve essere trascinato sin là vista la strisciata di sangue che porta all' interno del loculo.
    La sua mano è ancora appoggiataappena sotto all' interuttore, che tenta disperatamente di toccarlo, per attivarlo e scendere al piano inferiore alla disperata ricerca di aiuto.
    La sua mano trema mentre il suo dito indice mancante, evidentemente a causa dell' alto numero di frecce che ha scagliato, schizza di sangue i candidi tasti luminosi.
    Dall' auricolare che ancora porta all' orecchio si sentono provenire urla frammiste ad elettricità statica, miste a ruggiti disumani e feroci.
    Qualcosa si stà muovendo la fuori, dovete fare in fretta.
    Lacrime sgorgano dai suoi occhi offuscati mentre la morte si appresta a ghermirlo.
    Il terzo ascensore invece è aperto, in ottime condizioni a quanto sembra, ma può contenere solo una squadra, l'altra dovràsporcarsi le mani e perdere un po' di tempo.
    Poi udite dei rumori di passi provenineti dalle scale vicine....
    Non ne è rimasto più molto.

    [...]




    SPOILER (click to view)
    Numero I
    Alejandra Cervantes
    Rosarita


    -Tra quanto sarà raggiunta la soglia critica?- domandò il Numero I alla sua più fidata collaboratrice. La bella quanto inquietante fanciulla dai capelli color blu petrolio rispose con una luce poco rassicurante negli occhi: la fonte di energia impiegata era quantomeno... peculiare. Gli scienziati di Ivanovich avevano fatto un buon lavoro, eccezionale avrebbero detto in molti.
    Kaspar aveva dato il suo generoso contributo, ovviamente. La minuta figura biancovestita era consapevole che nulla di ciò che l'Arrancar aveva promesso loro sarebbe stato disinteressato... Ma di quello si sarebbero potuti occupare dopo.
    Avevano ancora altri impieghi, per quest'ultimo.

    -Il tempo per generare l'energia richiederà ancora qualche minuto. La reazione è irreversibile... Ma la qualità delle anime coinvolte potrebbe richiedere ancora qualche minuto.-
    Anime di Hollows. Una fonte di energia potente, ma ancora misteriosa... Non era cosa nuova sfruttarle per ottenere nuovo potere, e lei stessa in passato aveva divorato un numero incredibilmente alto di simili entità spirituali.
    Tuttavia c'era qualcosa di nuovo in questo esperimento, qualcosa a cui nessuno aveva mai pensato sino ad ora; ci erano voluti innumerevoli sacrifici nell'Hueco Mundo, e svariate decine a Leavenworth per carpirne anche solo un frammento.
    Più che sufficiente per iniziare, però.

    -Uff... Non mi piace aspettare. Non siamo riusciti a renderlo più stabile?-
    Alejandra Cervantes sospirò.
    Quanto era infantile... Nessuno lo avrebbe giudicato tale sentendolo parlare normalmente, o giudicandolo dal suo aspetto apparente. Tuttavia il suo "Capo" era fatto così: come i bambini poteva alternare stadi di immotivata felicità ad una rabbia cieca e distruttiva su chiunque, senza fare distinzione tra nemici e alleati.
    Non era un caso che lei -e pochi altri Numeri- riuscissero a stargli accanto e ad assisterlo nella vita di tutti i giorni.
    Erano i soli in grado di farlo.
    E di restare vivi.

    -Sai anche tu che non è possibile. Stiamo giocando con qualcosa di inesplorato... Se tutto finisse in una esplosione sarebbe un peccato.- provò a giustificarsi, con il tono di chi stà spiegando le addizioni ad un ragazzino: non c'era affetto in quella frase -non era di quello che aveva bisogno- né comprensione. Solo un forzato rispetto.
    Lei gli era utile quanto lui lo era a lei: arrabbiarsi o provare ad affrontarlo non avrebbe portato che ad una rapida fine. Odiava ammetterlo, ma il Numero I in quanto a semplice potere era su un'altro livello rispetto a tutti loro.
    Certo, se le cose si fossero messe male avrebbero potuto affrontarlo tutti assieme e -forse- avere ragione di lui... Ma anche in questo caso difficilmente la figura accanto a lei si sarebbe trovata priva di alleati.
    Non tutti nell'Organizzazione erano pragmatici quanto lei.
    In quel momento il soggetto dei suoi pensieri le rispose rassicurandola, mettendo al contempo in guardia l'altra figura femminile.

    -Hai ragione, Alejandra. Ah, Rosarita...- chiese avanzando verso l'ascensore che li avrebbe condotti al livello più basso e sicuro della struttura, rivolgendosi alla donna dai lunghi capelli verdi.
    Il volto dietro alla placca che ne ricopriva parzialmente la fronte non tradì la minima espressione. Con lui non poteva permetterselo.

    -Signore?- domandò la compagna di Boris Josef Ivanovich in tono neutro. Cosa poteva volere da lei? L'aria meditabonda dell'uomo doveva preoccuparla? Il suo arco vitale non poteva essere comparato con quello assai più lungo della più minuta "sorella", ciononostante poteva dirsi più che in grado di comprendere la natura umana, o almeno di chi le stava davanti.
    Il numero I era però un'eccezione. La sua poliedricità, i mille tratti della sua personalità tantto scostante lo rendevano per lei un vero e proprio mistero.

    -Non ho dubbi sulle capacità di Ivanovich... Ma non voglio comunque imprevisti. Da qui non entrerà nessuno fino alla conclusione del progetto.- ordinò lui, apparentemente contrastando il comando datole pochi minuti prima.
    Un comando che Rosarita fu ben lieta di adempiere.
    -Come desidera.- asserì, fermandosi un attimo a riflettere prima che una domanda le sorgesse spontanea, indicando le ultime due figure nerovestite. -E loro?-
    L'uomo che ogni Quincy, Shinigami ed Hollow dotato di senno avrebbe dovuto istintivamente temere restò in silenzio per qualche secondo, davanti alla porta dell'ascensore: il silenzio attorno a loro era quasi tangibile.
    Poi, quando il familiare campanello elettronico tintinnò e le porte si spalancarono davanti al quintetto, la figura maschile sorrise impercettibilmente.

    -Verranno con me. Per ora.-
    Senza dire altro, seguito da Alejandra e dalle restanti due figure ammantate, lasciando la longilinea Arrancar ai suoi pensieri.
    Le ultime parole dell'uomo, trasudanti febbrile eccitazione, ancora risuonavano nell'aria.

    -Ancora poco... E tutto sarà pronto.-


    CITAZIONE
    NOTA DEL QM: Scegliete quale dei due gruppi va per primo, il secondo liberi l'ascensore come gli pare e scenda a sua volta, date pure libero sfogo ai vostri pensieri ed emozioni, e siate prolissi.
    Terminate la vostra narrazione quando l'ascensore raggiunge il piano prefissato.

    Regolamento:

    - Si gioca a turnazione libera: non importa postare prima o dopo qualcuno, purché entro la fine della settimana tutti abbiano postato.
    - Ogni turno durerà una settimana, al termine della quale il QM posterà.
    - Se tutti i PG avranno postato, il QM potrà anticipare il giro, fornendo ai giocatori giorni in più per il turno seguente.
    - Randomicamente i post dei QM potranno essere modificati dagli admin inserendo narrazioni di cosa stà avvenendo altrove: questo avverrà per non rovinare ai QM (anche giocatori) l'effetto sorpresa.

     
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  10. Dexo999
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    Capitolo Terzo:
    Tears of Blood



    Nonostante il mio comportamento non propriamente prudente, anzi per essere sinceri totalmente suicida, tutti e tre riuscimmo ad arrivare illesi fino alla porta. Curiosamente non eravamo soli, altri due shinigami avevano come noi sfidato le frecce dei quincy e puntavano allo stesso obbiettivo. Non ne conoscevo nessuno, anche se i capelli bianchi di uno dei due, così simili ai miei, attirarono la mia attenzione. Il tipo in questione arrivò per primo, ma invece di spalancare subito la porta si fermò, armeggiando con la serratura.

    ”Ca*zo! E’ chiusa?”

    Un’altra scocciatura, ma almeno questa si poteva risolvere in fretta, magari frantumando i vetri a colpi di spada. E invece l’altro shinigami continuò la sua corsa, andando a finire addosso al suo compagno.

    -What the hell are you doing, you...Ehi!-

    Giunto in prossimità tentai di frenare, ma Ian e Matt mi spinsero da dietro, mandandomi addosso agli altri due cre*ini. Fu così che fu il nostro stesso peso combinato a sfondare l’ingresso, mandandoci tutti faccia a terra contro il pavimento gelido. Mi rialzai di scatto, pronto a dar sfogo alla peggior parte del mio repertorio di oscenità, quando qualcosa mi fermò.
    Sangue. Un tremendo odore di sangue e di interiora, per non parlare del fatto che la camicia e le mie mani, che avevano toccato terra, erano bagnate dello stesso liquido. Alzai lentamente gli occhi, osservando quasi stupito la devastazione intorno a me.

    Un...mattatoio. Una massa di carne e ossa senza più forma, un insieme di cadaveri che ormai non si poteva più definire tali. Hollow e Quincy, fatti a pezzi e sparsi per tutta la superficie della stanza. Se dove stavo io il sangue era appena qualche macchia, poco più avanti formava un vero e proprio lago. Ma non era il solo: pezzi di materia cerebrale, se possibile ancora più repellenti, ossa e interiora costituivano il corollario finale di una scena da film di serie Z, ma reale.
    Su un muro spiccava un passaggio simile a quella che il quincy all’ingresso aveva aperto distruggendo il cancello: opera degli Hollow probabilmente, che una volta entrati avevano dato battaglia ai Quincy lì riuniti, uccidendosi tutti a vicenda. In un certo senso ci avevano fatto un favore. Feci per tirare fuori un chewing-gum dalla tasca, ma poi pensai che probabilmente mi avrebbe causato un conato di vomito, così lascia stare. Meglio andarsene da lì il prima possibile.

    -Avanti, procediamo: se restiamo ancora qui finiremo per vomitare anche la cena dell’altro ieri.-

    Calpestando senza la minima esitazione i cadaveri attraversai la sala fino alla parte opposta, dove si trovavano gli ascensori descritti nella mappa. Erano tre, e non trattenei una smorfia nel constatare che uno era inutilizzabile, i portelli fracassati e divelti da una forza immane, di certo appartenente a qualche Hollow. Forse il responsabile era proprio la creatura scimmiesca che giaceva lì vicino: il corpo, bianco e senza peli ma liscio come l’avorio, presentava numerose ferite, anche se non tante come quelle nella testa, dove frecce spirituali ancora attive spuntavano da quello che rimaneva della sua faccia, cioè davvero poco.
    Gli altri due invece sembravano funzionanti, e fu lì che mi accorsi che c’è n’era ancora uno vivo, o quasi: un quincy si era trascinato fino al secondo montacarichi, la pancia aperta da cui buttava un fiume di sangue e la mano mutilata che cercava inutilmente di premere il pannello di controllo. Era la sua gamba che impediva all’ascensore di chiudersi, e a giudicare da come restasse immobile nonostante i ritmici tocchi delle porte doveva aver perso la sensibilità. Conclusione: avrebbe tirato presto le cuoia.

    L’ultimo invece era libero e in perfette condizioni, e quando vidi che lo shinigami dai capelli bianchi si dirigeva verso quello con il quincy non esitai a dirigermi verso il primo, dove schiacciai il pulsante lì di fianco aprendo le porte.

    -Che ne dici Ian-san? Prendiamo questo?-

    Domandai al mio caposquadra nonostante l’ovvietà della risposta, poi mi rivolsi all’altra squadra.

    -In bocca al lupo ragazzi. Spero che non troviate niente di pericoloso, perchè vorrebbe dire che lo troveremo noi. Hi hi hi!-

    Ridacchiando come uno scemo nonostante la battuta completamente fuori luogo entrai nell’ascensore e mi appoggiai con la schiena al muro, aspettando Ian e Matt e lasciando che fosse uno di loro ad attivare la consolle e a mettere in moto il tutto.

    Alla fine le porte si chiusero e con un ronzio cominciammo la nostra discesa. In quel momento sbuffai e mi feci improvvisamente serio, poi afferrai l’elsa della mia zampakuto e la estrassi dal fodero, tenendo la punta rivolta verso il basso per evitare di ferire i miei amici in quello spazio ristretto.

    -Ok, basta giocare. Ragazzi, è inutile sottolineare che è adesso che inizia la vera incognita. Come è inutile che io faccia delle raccomandazioni o dia dei consigli, perchè sono sicuro che sapete già perfettamente tutto quello che c’è da sapere. Oltretutto non sono neanche il tipo.
    Quindi mi limiterò a precisare una cosa sola.

    Io non sono qui per morire. E voi?-


    Discorsetto abbastanza tosto da un certo punto di vista, considerata l’improvvisazione. E, mentre ascoltavo le loro eventuali risposte, finalmente un sonoro “Ding!” ci avvertì che eravamo arrivati, mentre le porte si aprivano su quella che sarebbe stata la prima, vera sfida di quella giornata.
    CITAZIONE
    Reiatsu rimanente: 55/56
    Condizioni fisiche: Illeso (48/48)
    Condizioni psichiche: Concentrato al massimo per prepararsi a reagire tempestivamente a qualunque tipo di pericolo e di ostacolo
    Difesa: //
    Attacco: //

    CITAZIONE
    Armi
    Zampakuto
    Wakizashi
    6 pugnali da lancio
    Equipaggiamento
    2 Bende di Cura
    1 Cauterizzatore

    CITAZIONE
    Forza 225
    Velocità 225
    Resistenza 175
    Zanjutsu 200
    Kidou 200

     
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  11. .Alu ~
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    ~ The Undead
    Into The Storm
    Laboratori Ivanovich, Siberia.





    ♠ ♥ ♣ ♦

    Si sarebbe potuta dire anche una scena comica se non si fosse tenuto conto del contesto in cui era avvenuta. Evitate le frecce senza complicazioni, i due gruppi andarono ad ammassarsi addosso alla porta, per riuscire ad aprirla solo grazie alla spinta involontaria.
    Non aveva per nulla voglia di ridere, però.
    Con una smorfia di stizza sentendo il corpo di qualcuno premere contro il suo si divincolò all’istante non appena fu dentro.
    Dimentico della presenza degli altri iniziò ad esplorare la zona con i sensi.
    Il freddo si era lievemente mitigato, ma un'altra morsa, un gelo intenso che non aveva nulla a che fare con la temperatura, gli serrò le viscere.
    La stanza sembrava essere una normalissima reception, una sorta di stanza di attesa arredata semplicemente e dall’aria asettica tipica dei laboratori.
    Purtroppo non si poteva dire altrettanto per l’odore, solitamente quello di un disinfettante.
    Nella stanza infatti il colore che prevaleva era sicuramente il rosso scuro, cremisi. Il colore del sangue.
    Ovunque cadaveri di Hollow e Quincy giacevano scompostamente, a testimoniare la loro battaglia senza un vincitore. L’odore era quello nauseante del sangue. Se riuscì a trattenere il conato di vomito che aveva pericolosamente risalito la gola, fu solo grazie alla sua esperienza.
    Cercò di ispirare il meno possibile e di evitare ciò che era fin troppo evidente in quel luogo.
    Una strage.
    Merda..
    Nonostante ciò non riuscì a provare pena per quelle anime sconosciute.
    Per lui non erano nulla.
    Provava solo un’irrazionale rabbia verso la figura che si trovava dietro a quella strage. Il cui corpo non si trovava sicuramente ammassato lì in mezzo. Difficile che vi avesse partecipato.
    Sputò per terra e si dedicò a ciò che doveva fare.
    Vide Christopher muoversi senza la minima cura sui cadaveri.
    Si mosse con più velocità e agilità, cercando al contrario dell’altro Shinigami di evitare le membra distrutte per quanto possibile.
    Gli si pose davanti con un’aria neutra sul volto e, per tale, all’apparenza minacciosa.
    Il suo obbiettivo era semplicemente non essere preso sottogamba.
    Avvicinò le labbra all’orecchio del ragazzo.
    Vedi il simbolo che porto al braccio? Non è per bellezza, ma ha un significato ben preciso e tu lo sai. Ti chiedo solo di rispettarlo. Sei un ragazzo in gamba ma decisamente troppo impulsivo. Ti sei lanciato con foga verso la nebbia senza pensare alle conseguenze che sarebbero potute essere ben peggiori. Non ti puoi affidare semplicemente ai colpi di fortuna ed io non ho intenzione di prendermi una freccia per la tua incoscienza. Ci siamo capiti?
    Forse era stato troppo duro. Forse avrebbe dovuto utilizzare altre parole. Forse..
    O forse no.
    Si allontanò senza ulteriori parole, comprendendo che per uno spirito ribelle come il suo sarebbe stato arduo accettare il suo rimprovero. Gli diede una pacca sulla spalla e passò oltre.
    Si dedicò a quello che era il loro vero obbiettivo lì.
    Aveva ancora in mente il briefing dei giorni prima.
    L’ascensore per raggiungere il piano sotterraneo, dove sarebbe iniziata la loro missione vera e propria.
    Erano tre in tutto, ma uno evidentemente fuori uso. Ripensò al fatto che le squadre adibite a quel compito erano tre.
    Temeva che qualcosa fosse andato storto eppure sapeva perfettamente che i loro tre gruppi agivano indipendentemente l’uno dall’altro. Doveva andare avanti senza porsi troppe domande.
    Quello al centro era funzionante mentre l’altro sulla destra era spiacevolmente occupato.
    Un Quincy esanime si trovava sul pavimento, la corda dell’arco ricoperta del sangue delle sue stesse dita, mentre il vestito era squarciato da una ferita mortale.
    Strano che fosse ancora vivo.
    Fissò i suoi occhi duri sull’uomo e perse per un attimo il senso del tempo. Come da un altro mondo percepì la voce di Shin da qualche parte.
    Al di là di ogni logica che non fosse il mettersi in mostra voleva prendere lui quell’ascensore e liberarsi del cadavere.
    Non aveva intenzione di ribattere.
    Fece un cenno di assenso al suo parigrado e si rivolse agli altri membri del suo gruppo.
    Avanti, noi prendiamo questo.
    Li lasciò passare per primi poi rivolse lo sguardo all’Ufficiale.
    Ci rivedremo alla fine di tutto questo. Buona fortuna.
    Entrò nell’ascensore e le porte si chiusero dietro di lui.
    Sospirò rumorosamente e fece schioccare le ossa del collo mentre premeva il pulsante.
    -Ok, basta giocare. Ragazzi, è inutile sottolineare che è adesso che inizia la vera incognita. Come è inutile che io faccia delle raccomandazioni o dia dei consigli, perchè sono sicuro che sapete già perfettamente tutto quello che c’è da sapere. Oltretutto non sono neanche il tipo.
    Quindi mi limiterò a precisare una cosa sola.
    Io non sono qui per morire. E voi?-

    Era stato Christopher a parlare.
    Guardò prima l’uno e poi l’altro con decisione.
    Mi sembrava che questo fosse abbastanza chiaro. Porteremo a termine la missione e torneremo indietro sani e salvi. Tutti.
    Ho fiducia in voi e so che possiamo farcela. Liberate i vostri cuori dal timore e sguainate le Zampakuto perché dovrete immergerle nel sangue oggi.

    Fece lo stesso, mentre l’ascensore continuava placidamente la sua discesa.
    Non riuscì a non paragonarla ad una discesa agli inferi.
    Ma non sarebbe stata quella la sua tomba.
    Mettetevi in posizione di difesa. Io proverò a celarmi nel caso qualcuno non ci stia tenendo un agguato.
    Appoggiò la schiena lungo il muro ed iniziò a far affluire il reiatsu. Era una tecnica che utilizzava raramente, perché raramente risultava essere utile.
    Poteva essere quello il momento.
    Sentì una sensazione di calore mentre avvertiva con la coda dell’occhio il cambiamento di colore.
    Rimase perfettamente immobile mentre l’ascensore continuava implacabile la sua corsa.

    CITAZIONE
    ~ Mimetic Body ~
    Formula di attivazione: Nessuna
    Divisione: Tutte
    Descrizione: Per attivare questa tecnica bisogna entrare in contatto con un oggetto. Facendo fluire in esso il proprio Reiatsu si è in grado di rendere la propria pelle uguale all'oggetto interessato. In questo modo si risulterà invisibili agli occhi dell'avversario. Per mantenere attiva questa tecnica non bisogna muoversi. Per un piccolo spostamento il proprio corpo ritorna pienamente visibile. Anche i propri indumenti sono coinvolti nel processo di mimetizzazione.
    Restrizioni: L'oggetto con cui si entra in contatto deve essere abbastanza grande da poter coprire tutto il corpo (es. Un albero, un muro, ...)
    Consumo: Marginale

    CITAZIONE
    Stato
    Reiatsu: 54/56 (In marginali).
    Ferite: 48/48 (In marginali)
    Stato Fisico: Illeso, sensibile al freddo.
    Stato Psicologico: Nervoso.
    Difesa:
    Attacco:

    Equipaggiamento
    Zanpakotou [Impugnata Mano Dx]
    Wakizashi
    Coltelli da lancio x8
    Bende di cura x2 [Una avvolta al braccio destro]
    Cauterizzatore x2


    Statistiche
    Forza 200
    Velocità 225*
    Resistenza 200
    Zanjutsu 200
    Kidou 200
    * Comprendente del bonus di divisione

    Note: 2 Dardi.

     
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    Act IV -Princess of desert I: Encounter




    L' ascensore discende rapidamente verso il basso macinando metri su metri verso il basso, ogni secondo vi porta sempre piùvicini alla vostra destinazione, il secondo piano sotterraneo, dove si trova il generatore energetico numero 3, quello responsabile della generazione del kekkai attorno alla struttura.
    Sopra di voi risuonano i botti e le esplosioni della battaglia che infuria con tutta l' ira di un dio spietato, fuori stanno morendo a decine, e il loro sacrificio è stato necessario a permettervi di giungere fin dove siete arrivati e stà a voi non renderlo vano.
    L' aroma dell' olio bruciato si spande nel loculo che occupate quando i freni del montacarichi stridono fermando la rotazione delle carrucole.
    Il pulsante luminoso che indica -2 si illumina rivelando che siete giunti a destinazione.
    Le pesanti porte di acciaio si spalancano su un lungo corridoio di cementeo, illuminato fiocamente da una luce bluastra che sembra provenire dal fondo.
    I vostri passi felpati, attutiti dai tabi che portatecome calzature si spandono nell' aria mentre vi avvicinate al vostro bersaglio, e siete preparati a tutto tranne a quello che si presenta davanti ai vostri occhi stupefatti.
    Infatti nella sala che vi si para di fronte, larga almeno trenta metri si stende un piccolo deserto, svariate tonnellate di sabbia finissima e brillante, bianca come solo le reishi possono essere.
    E la stessa sabbia che si può trovare nell' Hueco mundo, tuttavia vedete che proviene da una porta a vetri spalancata sul muro opposto a voi.
    Sottili volute di rena pallida filtrano dalle ante semichiuse mentre la temperatura notate che si è alzata di svariati gradi.
    La stanza è pregna di reiatsu, una energia priva di qualsiasi tratto distintivo, come solo un prodotto meccanico può essere, un prodotto di scarto a giudicare dalla quantità inutilizzata di esso.
    Compite i primi passi e fate per avvicinarvi quando un vento etereo sconvolge la stanza sollevando una piccola tempesta di sabbia.
    Un reiatsu sconosciuto a due di voi si diffonde perle quattro mura, mentre il terzo shinigami, il vostro caposquadra non è per niente sorpreso quando sente una voce a lui familiare provenire da una figura incappucciata seduta su una duna vicina.
    image
    Ohayo Ian-kun, non avrei mai immaginato che le nostre strade si sarebbero incrociate di nuovo così presto,sebbene ti avessi predetto che sarebbe successo.
    Una risata argentina e allegra proviene dalla piccola sagoma incappucciata, cosa che invece non si può attribuire al suo reiatsu, che appare gonfio e agitato, come un vento ruggente.
    Certo,avrei preferito che ciò accadesse in un tempo ed in un luogo diverso, ma a quanto sembra pare che non ci sia proprio scelta, dovremo affrontarci qui, e adesso, una volta per tutte.
    So che a te è inutile chiederlo, ma almeno agli altri due tuoi compagni vorrei chiedere di andarsene, almeno con loro non ho desiderio di combattere.
    Tuttavia la particolare importanza della mia missione mi impone di chiedere anche a te un ultima volta di andartene, oggi non mi sarà possibile trattenermi, dovrò combattere con tutte le mie forze, perchè l' entità del mio incarico e il suo fallimento comportano conseguenze che tu nemmeno puoi immaginare.

    Il suo sguardo pensoso si sposta sui tuoi due sottoposti.
    Però con loro due non sò proprio come comportarmi...
    Prima che possa aggiungere qualcos'altro un bagliore luminoso si inarca alle spalle dei due shinigami abbattendosi su Matt come un fulmine.
    CITAZIONE
    1ferita media da lacerazione

    Un fiotto di sangue rosso schizza dalla sua spalla ricadendo in tante piccole gocce cremisi sulla sabbia prima immacolata.



    image


    Alle esternazioni di dolore di Matt fa da contrappunto una voce femminile, carica di perfidia e di piacere.
    Se permette a loro ci pensiamo noi.
    Chi ha parlato è una ragazzina di non più di tredici anni, i suoi capelli biondi sono increspati dal vento nella stanza, tuttavia non pare assolutamente preoccupata dalla presenza dei tre dei della morte.
    Al suo fianco una sua coetanea silenziosa dai lunghi capelli rossicci fa schioccare con perizia una frusta di luce, che al contatto con la sabbia pallida sfrigola corrodendo il materiale spirituale.
    Miss Honoka,la prego, lasci che ci occupiamo noi di questi insetti.
    Dopotutto questa è casa nostra e dovrebbe essere compito nostro intrattenere gli ospiti; lei continui pure la sua rimpatriata, noi elimineremo questi due piccoli inconvenienti

    Detto questo un sorriso perfido le si dipinge sul viso,si tratta di una persona che adora fare del male agli altri, una sadica in poche parole, e questo è preoccupante, così come i due piccoli oggetti che estrae dalla sua cintura e ripone nei suoi pugni delicati ma estremamente letali.
    Honoka però appare piuttosto seccata dall' arrivo di queste nuove apparizioni
    E voi sareste?
    Chiede con un tono di voce a metà tra l'arrabbiato e il furioso.
    La fanciulla risponde con fare strafottente
    Io sono Misaka e la mia silenziosa compagna qui si chiama Ayako, apparteniamo alla squadra Epyon alle dirette dipendenze del Colonnello Ivanovich, il nostro superiore ci ha mandato qui a...
    Ghigna malignamente
    sorvegliare il vostro operato, miss Honoka.
    Gli occhi azzurri della ex-shinigami si fissano su Ian, e sussurrando per non essere udita mormora
    Scusami Ian-kun, non immaginavo sarebbe successo questo,e di certo non volevo accadesse così, cercherò di finire il duello in fretta e vedrò cosa posso fare per aiutare i tuoi ragazzi. Ora sfodera la tua zampakuto, e mostrami se hai imparato qualcosa.
    Stavolta però non ci sarà il sensei a salvarti la vita.

    Detto questo getta il mantello di lato, rivelando il solito completo da combattimento che portava al vostro ultimo incontro.
    Nella sua mano appare poi più rapida di un fulmine Fuutsuna, mentre le due quincy ridacchiano, preparandosi ad un altro attacco.
    Ora inizia la partita finale.


    [...]




    SPOILER (click to view)
    Numero I
    Alejandra Cervantes
    Numero ???
    Numero XV



    -Si, devo dire che Boris ha fatto un ottimo lavoro con i lavori di ristrutturazione, non trovi amico mio?- commentò il Numero I appena oltrepassate le porte dell'ascensore. Il quarto piano sotterraneo era stato radicalmente modificato rispetto al progetto originale, ed ora le alte volte a croce, le lisce e monocromatiche pietre, le innumerevoli candele e l'arredamento quasi religioso rendevano il corridoio che portava all'area principale un mondo a sé stante.
    Ricostruito a spese del magnate russo, la zona in cui i quattro individui stavano addentrandosi ricordava più un monastero che una futuristica base in mezzo al nulla siberiano; colui che stava all'origine del progetto sviluppato nei laboratori Ivanovich aveva sempre avuto un gusto particolare nell'architettura... E nessuno -né Boris né alcuno all'interno del gruppo- si era opposto a questo suo costosissimo capriccio.
    la figura ammantata alla sua destra -l'uomo- annuì, il volto coperto dalla cappa color della notte.

    -Anche gli esseri umani possono essere utili.- rispose in tono carico di rispetto, sebbene il termine "umani" lasciasse trapelare una malcelata ironia.
    Esseri umani... Una volta anche lui lo era stato, sebbene fosse passato troppo tempo per potersene ricordare. Ora era qualcosa di completamente diverso, un'entità spirituale meglio conosciuta come Shinigami.
    Shinigami di fatto... ma non di nome. Non più almeno.
    Gli "Dei della Morte" erano ora suoi avversari. Li avrebbe affrontati senza piacere né tristezza: se il Numero I glielo avesse comandato lo avrebbe fatto, semplicemente.

    -Piuttosto... Perché voi due non vi togliete il mantello? Non avete caldo là sotto?- domandò improvvisamente il suo interlocutore, ricordando con questa frase all'uomo nerovestito quanto il proprio capo potesse essere lunatico e volubile. Un suo tipico comportamento, quello di saltare da un discorso all'altro... E del quale non era ancora riuscito a stabilirne l'intenzionalità.
    Glielo aveva detto almeno altre due volte prima di allora, ma pazientemente l'individuo ammantato placò la curiosità del suo interlocutore, sollevando il volto nascosto verso il soffitto. Molti metri più in alto -nello stesso momento- stava venendo combattuto un crudele corpo a corpo tra gli Shinigami e i Quincy a difesa della base.

    -Dobbiamo essere pronti ad intervenire in ogni momento: queste cappe sono simbolo di terrore per molti, là fuori.- asserì in tono neutro: lui ed i suoi sottoposti avevano seminato nel corso degli ultimi anni una scia di sangue e morte nel mondo reale, alla ricerca di qualcuno.
    Dei della Morte, Quincy... La razza non aveva importanza. Pochi candidati avevano superato la prova cui erano stati sottoposti, e lui conosceva nome e abitudini di ognuno di essi.

    -Ah, mio vecchio amico... Sempre troppo serio. Oggi è un giorno di festa, sii felice!- esclamò quindi il Numero I in tono quasi infantile. A sentirlo parlare, chiunque lo avrebbe scambiato per un ragazzino in procinto di andare ad uno spettacolo atteso da tempo... Ed il paragone non era poi poi così fuori luogo. Certo, in pochi avrebbero considerato ciò a cui i quattro si stavano preparando uno "spettacolo". Non quando innumerevoli vite -e forse qualcosa di più- erano in ballo.
    -Sarò più tranquillo quando tutto sarà finito.- replicò flemmatico l'uomo ammantato di nero: fino a quando la situazione non fosse stata normalizzata, pur volendolo non ne sarebbe stato in grado. Tale era la sua natura, almeno da quando i due si erano conosciuti.
    -Uff... Alejandra digli qualcosa per favore.-
    Il più potente dei quattro individui si rivolse alla giovane Arrancar, la quale si era tenuta in disparte non perché non avesse nulla da dire, quanto per manifesta ostilità nei confronti dell'uomo ammantato di nero. Costretta a prendere posizione, si trasse rapidamente d'impiccio in tono stizzito.
    -Perché dovrei?- disse acida -E' il suo carattere, lo sai anche meglio di me.-
    Ma il Numero I non rispose, né dette cenno di notare la stilettata della ragazzina assai più vecchia di lui. Un mugolio di allarme giunse dalla figura incappucciata, il quale sembrò realizzare qualcosa.
    -...Hm?- fu tutto quel che Alejandra Cervantes poté udire, una muta constatazione che -a quanto sembrava- il loro capo era riuscito a cogliere perfettamente.
    La sua espressione era cambiata.

    -E' tempo di inviare qualcuno anche nel Pozzo.- disse, fornendo all'aristocratica Arrancar sufficienti indizi per capire cosa i due intendessero.
    -Hai ragione, sono troppo vicini.- concordò, espandendo al massimo le proprie percezioni e trovando -al limitare dei suoi sensi- auree preoccupantemente vicine alla zona più sorvegliata e al contempo più vulnerabile della base in cui si trovavano.
    Il Pozzo. Una cavità conica per il trasporto materiali che permetteva di raggiungere tutti i piani della base -compreso quello in cui si trovavano- senza bisogno di ascensori, protetto da lastre metalliche e sorvegliato da una grossa parte delle forze di Ivanovich: Rosarita presidiava l'accesso dal Terzo piano, ma il Pozzo restava ancora incontrollato. Certo, per le forze degli Dei della Morte e dei Quincy era più pratico intervenire all'interno dell'edificio... Ma una irruzione da quell'area era ancora fattibile.
    Improbabile, ma fattibile. Prima non se ne era accorta per via delle interferenze dei piani superiori, tuttavia nel piano più basso dove ora si trovavano, poteva stabilire senz'ombra di dubbio ciò che stava avvenendo nella cavità collegata a questi ambienti.

    -Sono... Hollows?- mormorò il Numero I, in un modo tale da far rabbrividire tutti i presenti, nessuno escluso. Rosarite e l'uomo incappucciato sapevano il perché. Il loro signore nutriva un certo astio per i Divoratori di Anime di più infimo livello... e non a torto.
    -Numero XV, vai.- fu tutto quello che l'altra persona a conoscenza del fatto mormorò, rivolto alla propria compagna. Non vi fu bisogno di parole per capire dove.
    -...- Un impercettibile movimento del capo, e la seconda figura si separò dal gruppo in direzione del Pozzo.
    Accompagnata dalle sibilanti parole del primo tra loro, ognuna delle quali cariche di un odio che la donna non avrebbe mai potuto capire fino in fondo.

    -...Falli soffrire... poi uccidili. Lentamente..-


    CITAZIONE
    NOTA DEL QM: E il momento della verita ha inizio..
    Blackman è stato penalizzato per non aver postato in tempo.
    Vi aspetta una dura battaglia, mi aspetto degli ottimi post (soprattutto da Alu, visto che per lui questo è valido come test energia rossa).
    Detto questo, buona fortuna^^

    Regolamento:

    - Si gioca a turnazione libera: non importa postare prima o dopo qualcuno, purché entro la fine della settimana tutti abbiano postato.
    - Ogni turno durerà una settimana, al termine della quale il QM posterà.
    - Se tutti i PG avranno postato, il QM potrà anticipare il giro, fornendo ai giocatori giorni in più per il turno seguente.
    - Randomicamente i post dei QM potranno essere modificati dagli admin inserendo narrazioni di cosa stà avvenendo altrove: questo avverrà per non rovinare ai QM (anche giocatori) l'effetto sorpresa.

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  13. .Alu ~
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    ~ The Undead
    Into The Storm
    Laboratori Ivanovich, Siberia.





    ♠ ♥ ♣ ♦





    Per tutto esiste un limite. Una soglia. Qualcosa capace di delimitare un raggio d’azione. Oltre il quale è impossibile andare.
    Fin dall’inizio dei tempi l’uomo ha stabilito i suoi limiti, come criterio su cui basarsi per valutare la realtà. Vita e morte. Realtà e fantasia.
    Ora, mentre l’ascensore compiva placidamente il suo lavoro, incurante della loro fretta e trepidazione, i pensieri erano molteplici. Tutti avevano un punto in comune però. Il futuro. A lungo o a breve termine.
    In particolare il secondo. Possedeva un certo intuito. Era anche intelligente e perspicace. Eppure ciò che si trovò davanti lo trovò completamente spiazzato. Si sarebbe immaginato un lungo corridoio parzialmente illuminato da una fioca e sterile luce bianca. Si sarebbe immaginato una stanza da laboratorio. Si sarebbe immaginato un nugolo di Quincy ad attenderlo. Il bianco. Si sarebbe presentato ai suoi occhi, ma in panni inimmaginabili per lui.
    E invece, non appena la luce illuminò la loro destinazione, le porte di ferro si aprirono pacatamente con un cigolio metallico e vagamente sinistro rivelando, sì, angusto corridoio, che portava però verso una sola direzione. Una stanza piuttosto grande, completamente avvolta e ricoperta da granelli che sembravano costituire un deserto improvvisato.
    Sembrava come se la sabbia di un’intera clessidra si fosse rotta e riversata completamente lì dentro, abbandonando il suo compito dare un corso al tempo, che aveva deciso quindi di prendersi una pausa e fermarsi. Rimase bloccato. Immobile.
    Gli occhi vorticavano da una parte all’altra, disadattati, la bocca sembrava arida come se quella stessa sabbia regnasse anche nella sua cavità orale, senza che lui lo sapesse. Avvertì anche il repentino cambiamento di temperatura. Difficile credere che pochi metri più in alto si celasse il freddo della Siberia. Anche se la neve e quel tipo particolare di sabbia da lontano non sembravano così differenti. Dopo soli pochi, timidi passi decise di rivelarsi. Lei, che nel suo subconscio era sicuro d’incontrare. Lei, che temeva e stimava al tempo stesso.
    Lei, per la quale aveva ingoiato un’amarezza troppo profonda da dimenticare. Lei, a cui aveva giurato vendetta.
    La sua apparizione fu anticipata da inusuali quanto ubbidienti ancelle. Una folata di vento, secca e decisa, che alza un turbine di leggeri frammenti, e la sua energia spirituale, che non sarebbe mai stato capace di dimenticare.
    Avvolse l’aria e ne ebbe quasi primordiale timore.
    Non era pronto ad un regolamento di conti così rapido. Non aveva aspettato altro eppure.. ora che era arrivato si sentiva completamente fuori posto. Quanto il più insignificante di quei granelli di sabbia. Individuò subito la figura, seduta e celata alla vista da una veste dello stesso colore della sabbia.
    Avrebbe voluto dire qualcosa, la lingua e le labbra non rispondevano ai suoi ordini. Tanto meno il filo logico dei pensieri.
    Ohayo Ian-kun, non avrei mai immaginato che le nostre strade si sarebbero incrociate di nuovo così presto,sebbene ti avessi predetto che sarebbe successo.
    Quella voce, e la risata che seguì, involontariamente lo costrinsero ad un deja vù. Quella non era altro che la copia di un quadro, fin troppo vivo nella sua mente, fatta eccezione per piccoli dettagli, pedestri pennellate di un’artista.
    La sabbia..
    Ebbe un brivido, come un lungo e viscido serpente che risaliva la sua schiena, cercando di penetrare nelle membra e celarsi dentro le sue costole. Fissò i suoi occhi. Grandi, dall’azzurro al grigio. La stessa scintilla di divertimento negli occhi. Li fissò, imbambolato.
    E decise di reagire.
    Decise di diventare parte integrante degli avvenimenti, di non lasciarsi sommergere. Decise di diventare l’artista dell’opera che era il suo destino. Un fuoco rinacque dalle sue ceneri e riprese a soffiare. Il carburante, infinito, era la voglia, la necessità, di vincere. Il vento freddo che cercava di spegnere quel fuoco era la consapevolezza del divario di forze.
    Doveva solo superare i suoi limiti. Punto.
    Fortunatamente l’irrazionale è capace di vincere la razionalità.
    Certo,avrei preferito che ciò accadesse in un tempo ed in un luogo diverso, ma a quanto sembra pare che non ci sia proprio scelta, dovremo affrontarci qui, e adesso, una volta per tutte.
    So che a te è inutile chiederlo, ma almeno agli altri due tuoi compagni vorrei chiedere di andarsene, almeno con loro non ho desiderio di combattere.
    Tuttavia la particolare importanza della mia missione mi impone di chiedere anche a te un ultima volta di andartene, oggi non mi sarà possibile trattenermi, dovrò combattere con tutte le mie forze, perchè l' entità del mio incarico e il suo fallimento comportano conseguenze che tu nemmeno puoi immaginare.
    Sorrise.
    Alla fine erano così simili. Quasi costretti dagli eventi a scontrarsi. Provò una fitta dispiacere che allontanò subito dalla sua mente.
    Aprì, invece, la bocca.
    Le parole fecero fatica ad uscire, rintanate nella sua gola.
    Quasi sputò fuori le prime, le più ostiche.
    Immagino di doverti ringraziare per tutto questo.
    Disse, ironico, indicando la sabbia che gli circondava.
    Ti sei data da fare perché fosse tutto così.. uguale, no? Complimenti.. A quanto pare non sei cambiata per niente e ciò mi rende felice. Temevo ti fossi rammollita. Tutto ciò avrebbe reso meno onore alla mia vittoria, ma fortunatamente non è così..
    Si ricordò alcune parole udite molto tempo addietro.
    Se non credi nella tua vittoria, chi dovrebbe farlo? Il tuo avversario?
    Poi qualcosa entrò nella parte periferica della sua visuale.
    Un tacito suggerimento al dubbio palesato dall’ex dea della Morte sulla sorte dei suoi compagni. Un guizzo. Un lampo. A malapena visibile, una frazione di secondo. Molto più lentamente gocce cremisi scaturirono dal corpo di Matt, per ricadere a terra ed essere assorbite come acqua dagli aridi granelli bianchi. Non riuscì a capire che cosa fosse, ma il suo possessore non tardò a palesarsi. Erano due.. bambine? Ragazze.. Certamente non mostravano più di 15 anni.
    Il loro reiatsu era chiaro. Non erano dei della morte.
    Quincy?
    La prima, dall’aria strafottente tipica dei bambini della sua età, portava lunghi capelli biondi che ondeggiavano ritmicamente sospinti dal vento. Fu lei a parlare. L’altra, più silenziosa e dai capelli rossi, si limitò a ribadire le parole dell’amica facendo schioccare al suolo la frusta che teneva in mano. Ecco cosa doveva aver colpito Matt.
    La situazione era tragica. Difenderli da Honoka era già sufficientemente complesso.
    Sarebbero stati da soli, ora.
    Guardò preoccupato il ghigno sadico che non accennava a lasciare il volto di quella che si era presentata come Misaka. Lanciò uno sguardo ai due ragazzi.
    Matt stringi i denti. Dovrete combattere.
    Si rivolse poi verso Christopher.
    Cerca in ogni modo di evitare quella frusta. Nasconde sicuramente qualche potere, quindi cerca di non sperimentarlo. Schiva i suoi colpi. Per il resto affidatevi al gioco di squadra, o non avrete chance. Io vi aiuterò una volta concluso con lei.
    Fece qualche passo per allontanarsi dai due, con i piedi che affondavano nella sabbia calda.
    Muoversi sarebbe stato probabilmente più arduo del normale. Ne avrebbe dovuto tenere conto. Sentì un mormorio davanti.
    Honoka stava bisbigliando qualcosa verso di lui.
    Tese le orecchie per percepire con maggior chiarezza. Difficilmente un osservatore esterno avrebbe potuto capire che fossero nemici.
    Scusami Ian-kun, non immaginavo sarebbe successo questo,e di certo non volevo accadesse così, cercherò di finire il duello in fretta e vedrò cosa posso fare per aiutare i tuoi ragazzi. Ora sfodera la tua zampakuto, e mostrami se hai imparato qualcosa.
    Stavolta però non ci sarà il sensei a salvarti la vita.
    La guardò dritto negli occhi.
    Uno dei due non sarebbe sopravissuto quel giorno.
    Uno dei due sarebbe morto per mano dell’altro.
    In cuor suo non avrebbe preferito morte migliore. Ma sapeva anche di non potersela permettere.
    Non ti chiedo niente di più, Honoka-san. Uno dei due morirà qua. Ma io non posso permettermelo. A prescindere dall’esito so che sarà un grande combattimento, perché finalmente non ti porrai dei limiti. Buona fortuna.
    Il tono sembrava quello di una promessa.
    Si leggeva rispetto, orgoglio, volontà.
    Sicurezza.
    Perché ne era convinto.
    Non riusciva banalmente nemmeno ad immaginarsi la sua sconfitta lì. Come aveva detto, non poteva permetterselo.
    Fece un leggero inchino e poi sguainò Chihiro.
    La lama catturava e rifletteva una sola immagine.
    Honoka.
    Perché, alla fine, era cambiato tutto.


    CITAZIONE
    Stato
    Reiatsu: 54/56 (In marginali).
    Ferite: 48/48 (In marginali)
    Stato Fisico: Illeso, leggermente accaldato.
    Stato Psicologico: Deciso e determinato, nonostante la sorpresa di trovare la sua avversaria ad attenderlo.
    Difesa:
    Attacco:

    Equipaggiamento
    Zanpakotou [Impugnata Mano Dx]
    Wakizashi
    Coltelli da lancio x8
    Bende di cura x2 [Una avvolta al braccio destro]
    Cauterizzatore x2


    Statistiche
    Forza 200
    Velocità 225*
    Resistenza 200
    Zanjutsu 200
    Kidou 200
    * Comprendente del bonus di divisione

     
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  14. Dexo999
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    Capitolo Quarto:
    Lust for Blood


    CITAZIONE
    Attenzione: da qui in poi la lettura diventa vietata ai minori di anni 14!

    CITAZIONE
    Mi sembrava che questo fosse abbastanza chiaro. Porteremo a termine la missione e torneremo indietro sani e salvi. Tutti.
    Ho fiducia in voi e so che possiamo farcela. Liberate i vostri cuori dal timore e sguainate le Zampakuto perché dovrete immergerle nel sangue oggi.

    -Sangue altrui, giusto?-

    Replicai alle parole di Ian sorridendo sadicamente, il volto distorto dall’eccitazione al pensiero che avrei potuto ammazzare, ammazzare e ancora ammazzare senza freni di sorta.
    E mentre il sangue mi ribolliva nelle vene l’ascensore continuava la sua discesa, scosso costantemente da vibrazioni che arrivavano insieme al riverbero lontano di deflagrazioni e, ci avrei giurato, le urla dei morenti. In superficie la guerra aveva raggiunto un livello tale da essere ormai ingovernabile: era “uccidi o muori”. I guerrieri perdevano l’onore e si tramutavano in bestie sanguinarie, le spade affondavano nella carne, si alzavano e affondavano di nuovo, mentre l’aria si saturava di sangue e di odio.
    In futuro, qualunque fosse stato il risultato, questo luogo sarebbe rimasto inabitato dagli esseri viventi, marchiato come “maledetto”. Una moderna Hiroshima o Nagasaki.

    E noi c’è ne stavamo lì, sottoterra, al sicuro. Accidenti, proprio al sicuro no, ma sotto certi aspetti la nostra era una posizione decisamente più auspicabile. Lanciai solo una rapida occhiata in alto, unico segno di rispetto che volevo concedermi per i miei colleghi lassù, poi tornai a fissare le porte dell’ascensore. Poco prima che arrivassi Ian parlò di nuovo.
    CITAZIONE
    Mettetevi in posizione di difesa. Io proverò a celarmi nel caso qualcuno non ci stia tenendo un agguato.

    Si appoggiò alla parete, poi con un kidou cominciò ad assumere la stessa colorazione del rivestimento esterno, fino a scomparire del tutto. Interessante, e decisamente utile in quel frangente.

    -Ricevuto.-

    Strinsi ancora di più l’elsa della zampakuto, preparandomi a balzare fuori contro chiunque ci sarebbe stato ad aspettarci. Ma quando le pesanti porte di acciaio si spalancarono ciò che ci accolse fu un perfetto “nulla di fatto”.

    -Uh?-

    Con cautela mi sporsi per controllare anche ai lati, ma dopo due secondi di attesa la mia delusione trovò conferma.

    -...Esci pure Ian-san. Qua non c’è proprio un ca*zo.-

    L’ascensore si apriva su un lungo corridoio di cemento spoglio, dove l’unica fonte di illuminazione era una tenue luce bluastra che si irradiava dal fondo, esattamente dove doveva trovarsi il generatore.

    -Bene, e adesso?-

    Domandai a Ian, ma non c’era dubbio che la risposta sarebbe stata di proseguire. Comunque andasse cominciammo a percorrere con cautela ma decisi il passaggio, verso la fonte della luce. Confesso che ero davvero impaziente che qualcuno apparisse e tentasse di fermarci, a costo di mettere in pericolo la missione. Ma no, non era possibile che uno dei punti vitali della struttura non avesse protezione, solo uno stupido o troppo sicuro di sé avrebbe commesso una simile scemenza. E chi stavamo affrontando non era nessuno dei due. Il mio vortice di pensieri venne interrotto dalla meraviglia che si presentò davanti ai miei occhi quando finalmente giungemmo alla fine del corridoio, la luce ormai forte abbastanza da permetterci di vedere.
    Uno stanzone, più un magazzino, largo circa una trentina di metri, completamente ricoperto da quella che a prima vista sembra finissima sabbia bianca, che usciva lentamente da una porta a vetri spalancata sul muro dall’altra parte. In più la temperatura, prima glaciale, si era alzata di parecchio gradi, tanto che gocce di sudore cominciarono a formarsi sulla mia fronte e a colare lungo la guancia. Ma ciò che manteneva dannatamente serio il tutto era il gigantesco reiatsu che permeava l’aria: non appartenente a un’entità spirituale, ma semplice energia neutra dispersa che usciva insieme alla sabbia. Improvvisamente nella mia testa si materializzò l’immagine dell’interno del tubo di scarico di un grosso macchinario, e realizzai che era la metafora perfetta per il luogo in cui ci trovavamo. Il generatore, se è di quello che si trattava, come ogni macchina era soggetta a una dispersione dell’energia, ma al solo realizzare che la massa di reishi in cui eravamo immersi potesse essere semplice “materiale di scarto” non osai poi immaginare che razza di energia dovesse essere quella sfruttata con successo. Sinceramente, forse era meglio la testata nucleare.

    -...Ragazzi, qualunque cosa ci sia dall’altra parte, dobbiamo riuscire a disattivarla senza danneggiarla. Se per caso esplode...non noi ma l’intera regione sparirà dalle carte geografiche!-

    Curioso che proprio io pronunciassi quelle parole, quando avevo dichiarato chiaro e tondo la mia intenzione a fare a pezzi tutto: ma era prima che capissi con che razza di mostro avevamo a che fare. Lentamente cominciai ad avanzare, ma non avevo fatto nemmeno un metro che una folata di vento, proveniente da chissà dove, ci investì, sollevando nuvole di sabbia per tutta la stanza.

    -Ehi!-

    Mi riparai gli occhi coprendoli con il braccio sinistro, ma nel momento in cui il vento si placò una nuova fonte di reiatsu incominciò a increspare quello della stanza, una fonte di reishi nettamente più debole ma sempre al di sopra della nostra, fremente dell’inequivocabile sentimento dell’ostilità.
    CITAZIONE
    Ohayo Ian-kun, non avrei mai immaginato che le nostre strade si sarebbero incrociate di nuovo così presto,sebbene ti avessi predetto che sarebbe successo.

    ”What?”

    La voce, accompagnata da una risata femminile, arrivò da una duna davanti a noi, sopra la quale era comparsa una figura incappucciata e avvolta in un largo mantello.
    Tuttavia c’era qualcosa di singolare: sbaglio o aveva pronunciato il nome di Ian?

    -Oh? Una tua conoscente?-

    Domandai distrattamente al mio caposquadra. In realtà non me ne importava assolutamente nulla di che tipo di relazione avessero quei due, se Ian per qualche motivo avesse rifiutato di combattere contro di lei ci avrei pensato io a toglierla di mezzo.
    CITAZIONE
    Certo,avrei preferito che ciò accadesse in un tempo ed in un luogo diverso, ma a quanto sembra pare che non ci sia proprio scelta, dovremo affrontarci qui, e adesso, una volta per tutte.
    So che a te è inutile chiederlo, ma almeno agli altri due tuoi compagni vorrei chiedere di andarsene, almeno con loro non ho desiderio di combattere.
    Tuttavia la particolare importanza della mia missione mi impone di chiedere anche a te un ultima volta di andartene, oggi non mi sarà possibile trattenermi, dovrò combattere con tutte le mie forze, perchè l' entità del mio incarico e il suo fallimento comportano conseguenze che tu nemmeno puoi immaginare.

    Però con loro due non sò proprio come comportarmi...

    Cosa cosa cosa?!? Ma come si permetteva quella t*oia del ca*zo? Andarmene? Non sapere come comportarsi? Ma mi stava prendendo per il c*lo? Mai prima d’ora mi avevano offeso a tal punto. Ero sul punto di urlagli in faccia tutto il mio disprezzo e di digli di scendere e affrontarci, quando percepii un reiatsu minaccioso alle nostre spalle. D’istinto mi scansai di lato alla mia destra, ma Matt non fu altrettanto svelto: una luce guizzante lo colpì sulla spalla, lacerando la carne e macchiando di sangue la sua uniforme.
    CITAZIONE
    Se permette a loro ci pensiamo noi.

    Non so da dove ca*zo fossero sbucate, ma fatto sta che due mocciose sui tredici anni erano comparse alle nostre spalle, vestite con la stessa identica divisa dei quincy che avevo visto all’esterno. Quella che aveva parlato era bionda, i capelli a cassetto, mentre la sua coetanea dietro di lei li aveva rossi e lunghi sulle spalle, una sola piccola ciocca fissata a lato della testa. In mano teneva una frusta di luce, un’arma quincy a giudicare dal fatto che era fatta dello stesso materiale delle loro frecce. La qualità del loro reiatsu confermava la loro natura di arcieri spirituali, anche se non riuscivo bene a misurarne la quantità.
    CITAZIONE
    Miss Honoka,la prego, lasci che ci occupiamo noi di questi insetti.
    Dopotutto questa è casa nostra e dovrebbe essere compito nostro intrattenere gli ospiti; lei continui pure la sua rimpatriata, noi elimineremo questi due piccoli inconvenienti.


    E voi sareste?

    Io sono Misaka e la mia silenziosa compagna qui si chiama Ayako, apparteniamo alla squadra Epyon alle dirette dipendenze del Colonnello Ivanovich, il nostro superiore ci ha mandato qui a...sorvegliare il vostro operato, miss Honoka.

    Concluse Misaka ghignando perfidamente e con una chiara nota di perfidia nella voce, mentre estraeva due piccoli e indistinguibili oggetti e li stringeva nei palmi delle mani.
    Allora, dalla conversazione riuscii ad estrapolare diverse informazioni: che il nome dell’amica di Ian era Honoka; che quest’ultima non aveva previsto e non gradiva affatto la presenza delle quincy; che Ivanovich non doveva fidarsi tanto di Honoka, poichè aveva mandato due suoi diretti subordinati a farle da balia.

    -Inconvenienti?-

    Dopo, ogni tipo di pensiero coerente venne spazzato via da una rabbia terrificante, tanto che il mio reiatsu si mise ad agitarsi in maniera furibonda, circolando nel mio corpo con la stessa furia di un’inondazione.

    -Tu...tu hai osato chiamarmi inconveniente?-

    Di tutti gli insulti che mi erano stati rivolti quel giorno, quello era il peggiore. Potevo sopportare quasi di tutto, anche la mancanza di rispetto di Honoka.

    Ma...essere paragonato a un inconveniente, lo stesso livello di stringa di scarpa che si spezza...no, quella era una cosa che nessuno, in qualsiasi mondo, doveva permettersi di fare.

    Mossi un passo verso la ragazzina chiamata Misaka, la mano destra tanto stretta intorno all’elsa da far crepitare il legno e lo sguardo basso, la mia frangia ribelle che copriva del tutto gli occhi. Stavo per esplodere: con l’ultimo autocontrollo rimastomi ascoltai indifferente i consigli di Ian, per poi replicare prima a lui e poi a Matt con voce sorprendentemente calma, ma gelida come l’azoto liquido.

    -Understood. Ian-san, qui ci pensiamo noi, così che tu e la tua amica potete continuare la rimpatriata senza problemi.
    Matt, ritengo che sia la muta la colpevole del buco nella tua spalla: quindi è giusto che te la vedi tu con lei.

    In quanto a te...-


    Autocontrollo esaurito: alzai lo sguardo e fissai dritto in faccia Misaka, gli occhi iniettati di sangue e carichi di una furia omicida talmente intensa da far rabbrividire fin nel profondo l’anima. La temperatura delle mie parole successive scese di un’ulteriore decina di gradi.

    -La morte non è una punizione sufficiente per una pu*tana del tuo livello. Prima ti strappo tutte le dita, poi le braccia, le gambe, gli occhi le orecchie i capelli i denti la pelle e ogni altra parte corporea non vitale, e poi ti taglio la testa! E dopo che sei un’anima ricomincio da capo, solo che stavolta invece di tagliarti la testa cerco un Hollow e ti dò in pasto a lui!! E infine dopo che ti sei trasformata ripeto il tutto per la terza volta!!!

    Io sono Christopher Valkyrie. Ricorda questo nome nel tuo viaggio all’inferno!!!-


    Scattai verso di lei con tutta la forza che avevo in corpo, la mano destra con la zampakuto sollevata all’altezza della spalla, impastando 1/2 Basso di reiatsu e trasferendolo nelle gambe per aumentare la velocità con cui coprii la distanza tra noi due.
    Una volta che fossi stato a circa mezzo metro da lei avrei impastato un’altro 1/2 Basso nei muscoli del braccio destro aumentando la velocità, per poi sferrare un fendente leggermente inclinato verso sinistra mirando alla sua spalla sinistra, giusto all’attaccatura con il braccio, mentre caricavo il pugno sinistro leggermente all’indietro per poi sferrare un diretto cercando di colpirla dritta in mezzo alla faccia, impastando stavolta solo 1 Marginale per aumentare la forza d’attacco.

    Qualunque fosse stato l’esito avrei indietreggiato di mezzo passo abbassando contemporaneamente la zampakuto, per poi scagliarmi di nuovo contro di lei e tentare di colpirla alla bocca dello stomaco con una stoccata, il reiatsu pompato nei muscoli al massimo delle mie possibilità per rendere la mossa il più rapida possibile (1 Basso). E per concludere fintai un altro montante al viso con il pugno sinistro, salvo fermarmi a metà strada e sferrare con la zampakuto nella mano destra un ridoppio da destra verso sinistra mirando al petto, un’altro 1/2 Basso per aumentare la forza.

    Comunque fossero andate le cose non sarei indietreggiato per nessun motivo, nemmeno sotto ordini diretti, fino a quando non avrei spedito l’anima di quella st*onzetta all’altro mondo, dove avrei avuto cura di rintracciarla per completare la promessa fatta prima.
    CITAZIONE
    Reiatsu rimanente: 42/56 (1/2 Basso per Velocità, 1/2 Basso per Velocità, 1 Marginale per Forza, 1 Basso per Velocità, 1/2 Basso per la forza
    Condizioni fisiche: Illeso (48/48)
    Condizioni psichiche: La rabbia gli ha annebbiato la mente, ora riesce solo a concepire l’annientamento totale del suo avversario
    Difesa: //
    Attacco: fendente, pugno, stoccata, finta, ridoppio

    CITAZIONE
    Armi
    Zampakuto
    Wakizashi
    6 pugnali da lancio
    Equipaggiamento
    2 Bende di Cura
    1 Cauterizzatore

    CITAZIONE
    Forza 225 >> 250 >> 275
    Velocità 225 >> 275
    Resistenza 175
    Zanjutsu 200
    Kidou 200

     
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  15. Blackman
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    L'ascensore continuava a scendere ma l'odore del sangue avvertito nel salone d'ingresso non mi abbandonava... non avevo mai visto una tale carneficina, pensavo che non mi sarebbe mai successo di vedere una scena del genere... non sempre la vita va come uno se l'aspetta... come questa situazione: chi pensava che da quell'introverso bambino dell'orfanotrofio che ero, sarei stato coinvolto in una guerra per salvaguardare l'equilibrio dei due mondi?
    Continuavo a pensare sorridendo tra me e me protetto dalla rigida temperatura dal cappuccio che portavo ancora sulla testa. Mi appoggiai con le spalle al muro opposto alle porte con lo sguardo basso perso nel vuoto... nessuno di noi sapeva cosa avremmo affrontato una volta giunti al piano. Felio mi aveva parlato di questa Organizzazione, un gruppo di individui fuori dal comune per potenza e... perfidia: shinigami, quincy, persino hollow... come può esserci un rapporto pacifico tra queste fazioni? Possibile che una gerarchia basata sul terrore sia l'unica soluzione per una convivenza tra tutti?

    "Non voglio crederlo... ma finchè esisterà il male, persone come noi dovranno lottare per proteggere ciò che abbiamo a cuore!"

    Sulla pulsantiera s'illuminò un grosso -1 ma l'ascensore continuò la sua discesa senza rallentare...

    CITAZIONE
    -Ok, basta giocare. Ragazzi, è inutile sottolineare che è adesso che inizia la vera incognita. Come è inutile che io faccia delle raccomandazioni o dia dei consigli, perchè sono sicuro che sapete già perfettamente tutto quello che c’è da sapere. Oltretutto non sono neanche il tipo.
    Quindi mi limiterò a precisare una cosa sola.
    Io non sono qui per morire. E voi?-


    Mi sembrava che questo fosse abbastanza chiaro. Porteremo a termine la missione e torneremo indietro sani e salvi. Tutti.
    Ho fiducia in voi e so che possiamo farcela. Liberate i vostri cuori dal timore e sguainate le Zampakuto perché dovrete immergerle nel sangue oggi.

    Non aggiunsi altro, tra i miei pensieri e la mia preoccupazione, rimasi taciturno e mi limitai a fare un cenno col capo. Estrassi la zampakuto contemplandone la forma... era perfetta, completamente diversa da una wakizashi, non ha caso era il simbolo di noi shinigami.
    Eravamo ormai giunti al piano prescelto, dove doveva attenderci il generatore della barriera che era stata eretta attorno alla struttura... un punto decisamente vitale che non sarebbe stato privo di difese... le porte si aprirono mentre l'impugnatura dell'arma era stretta sempre più dalla mia mano.
    Nessuno, però, stava lì ad attenderci e risultarono non necessarie le precauzioni del nostro caposquadra che utilizzò una strana tecnica di mimetismo. Un lungo corridoio si apriva davanti a noi illuminato da una tenue luce bluastra situata in fondo ad esso... un chiaro invito a procedere. La temperatura continuava a salire mentre camminavamo attraverso il corridoio, poi l'inspiegabile: un'intera sala di una trentina di metri era ricoperta da sottile sabbia candida... era presente inoltre uno strano reiatsu... dovevamo essere vicini.
    Alcuni istanti dopo un vento anormale agitò il tappeto sabbioso e un'altra figura si presentò: una ragazza incappucciata salutò l'ufficiale come se lo conoscesse... avevo già visto il suo viso però, era una degli shingami che avevano abbandonato il Gotei XIII per unirsi all'Organizzazione, i registri della soul society che mi mostrò l'ufficiale Sanada mi avevano informato sui suoi componenti... a quanto pareva, i due, avevano un conto in sospeso che dovevano risolvere senza ovviamente l'intervento mio o di Cristopher.
    Per un attimo mi distrai cercando di capire come arrivare al generatore e non mi accorsi della minaccia dietro di me... quello che percepii fu solo un lampo e in seguito un dolore terrificante alla spalla destra, l'improvviso colpo mi lasciò per un secondo senza sensi e mi ritrovai in ginocchio con la mano sinistra che tamponava l'inarrestabile fuoriuscita di sangue mentre imprecavo contro un ignoto colpevole (1 ferita Media).

    CITAZIONE
    Se permette a loro ci pensiamo noi.
    Miss Honoka,la prego, lasci che ci occupiamo noi di questi insetti.
    Dopotutto questa è casa nostra e dovrebbe essere compito nostro intrattenere gli ospiti; lei continui pure la sua rimpatriata, noi elimineremo questi due piccoli inconvenienti

    Mi rialzai, sembrava che il sangue si fosse fermato e con la mano sinistra mi tolsi il cappuccio, macchiandolo di rosso... voltandomi vidi una coppia di ragazzine dall'aria poco rassicurante, una delle quali brandiva una lunga frusta lucente, fu solo una mia impressione ma la sua arma sembrava attratta dal mio sangue... strinsi maggiormente l'impugnatura della zampakuto rispondendo ai miei compagni preoccupati semplicemente:

    -Non è niente!-

    In realtà la ferita mi bruciava come su una torcia ma dovevo rimanere concentrato sulla mia avversaria, che non proferiva parola...

    CITAZIONE
    -Matt, ritengo che sia la muta la colpevole del buco nella tua spalla: quindi è giusto che te la vedi tu con lei.-

    -Grazie, Chris! Buon combattimento!-

    Il mio compagno, tutt'altro che calmo, si lanciò contro Misaka, lasciando Ayako a me. Lei mi fissava inespressiva mentre la sua frusta sfrigolava a contatto con la sabbia... un'arma del genere era sicuramente efficace sulla lunga distanza ma doveva risultare difficile da usare in un combattimento ravvicinato.
    Prima di tutto però dovevo rilassarmi. Scordarmi del dolore continuo provocato dalla ferita e concentrarmi unicamente sullo scontro e poi a disattivare il generatore.
    Ayako era distante alcuni metri così iniziai a correre verso lei cercando di capire le sue capacità e prepararmi allo scontro... ogni mio muscolo iniziava stranamente a rilassarsi e la presa sulla zampakuto passò da stretta e tremolante a rilassata e decisa... sapevo che mi sarebbe tornato utile ciò che ho appreso dalla terza brigata... il mio fisico grazie all'Ekiseiza era pronto al combattimento e la mia mente non poteva essere da meno.
    Dopo essermi avvicinato, inarcai le spalle, portando la lama della zampakuto parallela al suolo sabbioso, per portare un affondo allo stomaco dell'avversaria, ma mi arrestai all'ultimo e piegai le gambe per colpire il suo ginocchio destro, tenendo la katana con entrambe le mani, il mio fine era di amputare l'arto... in seguito, mi rialzai di scatto portando un affondo dal basso verso l'alto mirando nello spazio tra l'ascella e la cassa toracica, era uno spazio che non presentava a livello anatomico grandi difese come poteva essere l'ossatura, con un po' di fortuna avrei reciso qualche nervo essenziale all'utilizzo del braccio. Infine lasciai che la zampakuto scattasse contro il collo di Ayako con un tondo rovescio, incentivato da una rapida rotazione del busto e dall'aggiunta di un passo verso l'avversaria per scaricare tutta l'energia possibile contro di lei.
    Indietreggiai subito dopo con uno scivolamento che non ci distanziò molto... dovevo mantenere una breve distanza a causa della non convenzionale arma nemica ma sufficiente a non essere un bersaglio facile per la ragazzina...

    CITAZIONE
    Ekiseiza (Meditazione Combattiva)
    Formula: Nessuna
    Divisione: III
    Descrizione: Con un addestramento intenso e ripetuto di situazioni di combattimento, i membri di questa divisione stabiliscono “una condizione ideale di combattimento" unica sia nella mente che nel corpo. Durante una battaglia estesa, la mente dello Shinigami fornisce tranquillità interiore, grazie alla quale il corpo si muove più uniformemente e naturalmente. Grazie all'addestramento sono in grado di superare i loro limiti di forza più il combattimento è duraturo, in questo modo raggiungono una perfetta situazione di meditazione combattiva. Al livello fisico, tale meditazione rilassa e calma il corpo dell'utilizzatore permettendogli di liberare l'energia potenziale accumulata col progredire dello scontro. Per ogni turno che questa tecnica è attiva, lo Shinigami guadagna un bonus in forza, 1 tacca che si accumula col passare dei turni fino ad un massimo di tre tacche rispetto alla forza di base (1° Turno +1; 2° Turno +2; 3° Turno +3 ). La tecnica termina dopo 3 turni, dopo i quali il corpo e i muscoli devono recuperare lo sforzo e l'utilizzatore perde 2 tacche rispetto al valore di forza iniziale.
    Restrizioni: Nessuna
    Grado: Shinigami
    Consumo: Medio-Alto

    CITAZIONE
    Reiatsu rimanente: 9.75/14 Energia Verde (1 Medio-Alto per la tecnica)
    Condizioni fisiche: 1 Ferita/taglio Media alla spalla destra (totale= 8 marginali)
    Condizioni psichiche: Ayako si contrappone tra lui e il generatore, è deciso a sconfiggerla.
    Difesa: //
    Attacco: Attivazione tecnica, Tondo basso, Affondo, Tondo rovescio.
    ARMI:
    Zanpakuto (mano destra)
    Tirapugni (tasca sinistra)
    Pugnale da Lancio x12
    Nanas Bomb
    EQUIPAGGIAMENTO:
    Bende di Cura x3

    CITAZIONE
    Caratteristiche:
    Forza: 200 >> 225**
    Velocità: 225*
    Resistenza: 200
    Zanjutsu: 200
    Kidou: 200
    *Bonus brigata
    **Potenziamento derivante dall'Ekiseiza

     
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