Bleach Soul Society

Debts and Bounds

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  1. Zoro_03
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    Pt. 1: Debts and Bounds

    28 Settembre 2008, 22:51
    San Pietroburgo, Murmankoye Shosse
    [imboccatura autostrada KAD M-18, direzione Mosca]

    Sorpassò la BMW senza mettere la freccia, a 140 km/h. Non aveva tempo per preoccuparsi del codice della strada. Rientrò in carreggiata con una brusca sterzata che fece stridere le gomme sull'asfalto quasi già ghiacciato, e guardò con nervosismo lo specchietto retrovisore. La Mercedes era ancora lì. Cazzo. Premette più a fondo sull'acceleratore, e vide il casello autostradale. Gli occhi color del mare si socchiusero a due fessure, e il piede destro calò ulteriormente. 160 km/h. Spezzò le barriere, ammaccando vistosamente la sua Porsche rubata, ma non si curò tanto dei danni, quanto delle due -sì, erano diventate due- Mercedes nere che lo inseguivano a tutta velocità.
    L'aveva combinata grossa, quella volta.
    Uccidere il socio d'affari di Boris Ivanovic, un tal Rusklin, era stato un grave errore di valutazione. Avevano scoperto subito chi fosse il sicario...ed anche il mandante. La stessa persona: Dimitri Raskalov. Lui. Un ventunenne ambizioso ed ingrato, ma dotato di abbastanza palle per superare indenne un mezzo esercito di uomini della Mafia, suoi ex-colleghi ormai, e darsi alla fuga in direzione Mosca. Una mossa stupida dopo l'altra, e ne era consapevole anche lui, ma non riusciva a pensare, a trovare altre strade oltre quella ormai intrapresa. Non gli restava altro che sopravvivere e trovare il modo di sparire più in fretta e lontano possibile.
    Sterzò di scatto sulla destra, prendendo una scorciatoia prima del raccordo anulare e girando verso sud-est. Nel farlo, tagliò la strada ad un furgoncino della Coca-Cola, che sbandò e fece rallentare una delle due Mercedes. Dimitri sorrise, compiaciuto. Purtroppo però l'altra macchina lo tallonava da vicino. Dannazione agli autisti scelti dall'Organizatsya. Sembravano tutti dei fottutissimi Schumacher al soldo della Mafia.
    All'improvviso gli squillò il cellulare. Senza nemmeno distogliere lo sguardo dalla strada, afferrò il Nokia e lo portò davanti al volto con la mano destra.
    Il display lampeggiante mostrava un numero conosciuto, presente nella rubrica, il cui nome fece nascere un brivido lungo la schiena del giovane.

    Бориса Ивановича
    входящий вызов

    Deglutì, e premette il pulsante verde sul telefono.
    La voce di Boris era calda e profonda come sempre.

    «Dimitri»

    Non chiese. Non ne aveva bisogno.

    «Ho tua madre e tua sorella»

    Il tono era serio, fermo, calmo. Al giovane sicario non venne nemmeno un po' di paura. Solo tanta tristezza, e risentimento. Sapeva già che quello non era un negoziato, e che sia sua madre che Katrina sarebbero morte di lì a breve, qualunque azione lui avesse deciso di compiere. O, nel peggiore dei casi...erano già morte. Cercò di dire qualcosa, ma si bloccò, incapace di formulare anche solo una qualunque frase. Sterzò, reggendo ancora il telefono con la destra, in un modo o nell'altro. La Porsche sbandò leggermente, ma riuscì a tenerla in carreggiata. A quell'ora fortunatamente il traffico non era esagerato, e ringraziò la propria fortuna per la mancanza di neve. Era la sera ideale per scappare.

    «E fra poco avrò anche te. Addio Dimitri. Sei stato un utile strumento»

    La Mercedes apparve più vicina del previsto, alle sue spalle. I fari si rifletterono sullo specchietto retrovisore e lo accecarono per qualche istante.
    Poi sentì il sibilo.
    Fu come se il mondo avesse improvvisamente rallentato. Un momento, e tutto esplose. Il calore assorbì letteralmente il suo corpo, in una sensazione simile a quella provocata dalla vodka nelle sere più fredde, ma dall'esterno. La Porsche divenne una palla di fuoco sull'autostrada per Mosca, e bruciò, schiantandosi sui muraglioni laterali in un intrigo di lamiere e carne e fiamme.
    E le urla di Dimitri Raskalov sovrastavano tutto quell'inferno.



    Pt. 2: Bend in Chains

    29 Settembre 2008, 01:24
    San Pietroburgo, Murmankoye Shosse
    [autostrada KAD M-18, direzione Mosca]

    Aprì gli occhi.
    In un primo momento il suo cervello non si accese del tutto, rifiutandosi di fatto di riesumare i ricordi. Aveva la vista annebbiata, e qualcosa non andava per il verso giusto. Ad esempio...si sentiva più pesante e non riusciva a respirare bene. E, nonostante si trovasse disteso a carponi su un'autostrada, le macchine non sembravano voler rallentare. Nemmeno quel tir che gli veniva incontr...ma che diamine..?
    Si scansò in fretta e furia. Ma qualcosa lo trattenne, come se fosse legato da qualche parte. Una catena, che usciva dal suo sterno. Digrignò i denti, e cadde indietro. L'autotreno gli passò sopra, ma fortunatamente si trovò sdraiato nello spazio fra le ruote. Era salvo, per miracolo. Oppure..no? Cominciò a ricordare. La fuga, Katrina, la Porsche...poi l'autostrada, il telefono...l'esplosione.
    Boris Ivanovic.
    Quel nome, come un'ossessione, gli riecheggiava in testa.
    Poco più in là notò i resti accartocciati di un'auto, dalla quale spuntava la catena che aveva al petto. Ansimando e strisciando, Dimitri si portò alla Porsche carbonizzata. Ciò che vide lo lasciò senza fiato.
    Là dentro, ridotto ad un ammasso informe di carne e ossa, c'era lui.
    O meglio...c'era il suo cadavere.
     
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    29 Settembre 2008, 01:26
    San Pietroburgo, Murmankoye Shosse
    [autostrada KAD M-18, direzione Mosca]

    Osservi con stupore quello che fino a pochi minuti fa era il tuo corpo. Il calore avvolge tutto mentre il fuoco divora e corrode svariati milioni di dollari in auto; almeno non era tua, una ben magra consolazione. Il vento freddo del nord ulula mentre i mezzi dei soccorritori vengono inghiottiti dalla bufera. Eppure una mezza dozzina di uomini vestiti di nero ti osserva, o meglio guardaquello che resta di te.
    non puoi fare a meno di notare che uno di loro porta addirittura un lanciarazzi! Oviamente sono dei professionisti a giudicare da come si muovono.

    Ad un tratto un cellulare squilla, facilmente udibile nella tormenta: le note del Tema del Padrino risuonano nell'aria, vibranti note dal suono tecnologico.
    Pronto? Si capo, sono io, come? Sì sì l'abbiamo sistemato, per le altre due arriviamo subito. Dobbiamo prendere anche il corpo? Perfetto d'accordo.

    Poi si rivolge ad altri due

    Voi due, prendete il corpo e portatelo dentro l'auto il capo vuole vederlo con i suoi occhi.

    Purtroppo non puoi nemmeno reagire e vieni scaraventato nel bagagliaio: controvoglia sei costretto ad infilarti nello stretto vano, dopotutto nessuno vuole essere trascinato lungo tutta la strada fino a San Pietroburgo.
    Lentamente chiudi gli occhi e, quasi arrivato a destinazione, ti svegli, la tua catena si stà muovendo. Possibile?

    SPOILER (click to view)
    Post ineccepibile, veramente ottimo continua così, adesso descrivi la situazione fino al momento del risveglio inserendo i tuoi commenti le tue emozioni e i tuoi pensieri^^
     
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  3. Zoro_03
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    Bend in Chains 2 [Pain]

    29 Settembre 2008, 02:13
    San Pietroburgo, ulitsa Burenina
    [direzione Villa di Boris Ivanovic]

    Dapprima la confusione ebbe il sopravvento.
    Vedeva se stesso, i suoi abiti, il suo corpo bruciare fra le fiamme, accartocciato dentro alla Porsche che stava guidando fino a poco prima. Ricordava a malapena il calore dell'esplosione, ma non riusciva a capire come fosse possibile una cosa del genere. Era vivo! Riusciva a respirare, sentire, vedere! Eppure...ecco lì il suo cadavere abbrustolito.
    Cosa diavolo gli stava succedendo?
    Solo allora si avvide della catena. Non lo legava all'auto, bensì al cadavere stesso. Come una sorta di legame fra corpo ed...anima? Rabbrividì al solo pensiero. Significava dunque che era morto? Storse il naso, non essendo mai stato né credente, né interessato a cose come la trasmigrazione delle anime, un'ipotesi simile era per lui totalmente astrusa dalla realtà dei fatti. Si convinse che ci fosse dietro un'altra spiegazione, più sensata...più plausibile. Intanto, però, gli scagnozzi di Ivanovic circondavano l'auto, osservando quel falò macabro con dei mezzi sorrisi. L'aveva fatto anche lui in altre occasioni, ma vedere là in mezzo facce che aveva sempre considerato non amiche, ma quantomeno alleate, lo lasciò esterrefatto. Sentì una gran rabbia montargli in corpo -o in quel che fosse- e fu sul punto di alzarsi per ammazzare quei bastardi uno ad uno a mani nude. Però si accorse che, nonostante lui fosse lì, loro sembravano non vederlo. Fissavano il cadavere carbonizzato.
    Inarcò un sopracciglio, dubbioso.
    Fu allora che un telefono squillò, ancora.
    CITAZIONE
    "Pronto? Si capo, sono io, come? Sì sì l'abbiamo sistemato, per le altre due arriviamo subito. Dobbiamo prendere anche il corpo? Perfetto, d'accordo."

    Sempre più confuso, Dimitri rimase ad osservare la scena in silenzio.
    CITAZIONE
    "Voi due, prendete il corpo e portatelo dentro l'auto il capo vuole vederlo con i suoi occhi."

    Non attesero nemmeno che le fiamme si acquietassero. Afferrarono Dimitri -quello bruciato- e lo gettarono nel bagagliaio della Mercedes. Dimitri -quello incatenato- non poté far altro che seguire il proprio sosia defunto all'interno dell'angusto spazio. Sentiva la catena tirarlo verso quell'ammasso di carne cotta, ma continuava a non comprenderne il motivo.
    Era esausto.
    Troppi avvenimenti, quella sera. Troppe cose ammassatesi nella sua testa tutte in una volta, a pressare e a comprimere i suoi pensieri. Si lasciò cullare dall'andamento della silenziosa berlina tedesca, ed aiutato dall'oscurità del vano bagagli, chiuse gli occhi. Abbandonandosi al sonno, Dimitri spense il cervello. Fu una specie di liberazione: niente più preoccupazioni, niente più Boris, mamma, Katrina, Porsche, niente più Mosca, fuga, paura. Semplice libertà e serenità.
    Durò poco.
    Un dolore lancinante lo colpì al petto, come se una scarica di Ak-47 lo avesse preso in pieno. Sgranò gli occhi, e si svegliò urlando. Ansimava, e il dolore non sembrava in procinto di arrestarsi, anzi. Abbassò lo sguardo, senza capire. La catena aveva cominciato a muoversi da sola.
    Come se fosse stata...viva?
    Quella situazione stava raggiungendo l'apice dell'insensatezza. Anche se, in quel momento, il suo unico desiderio non era far luce su quanto gli stesse accadendo, ma piuttosto...far cessare il dolore.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Ok, spero di non aver commesso errori X°D
    Avrei due domande. =P
    -La meno importante riguarda il titolo di questo topic: se possibile vorrei che fosse modificato con questo codice:
    CODICE
    <font color=000000><i>Debts and Bounds</i></font>

    Grazie in anticipo. u_u
    -L'altra questione riguarda il regolamento. Ho scordato di inserire le tacche aggiuntive alle caratteristiche, per il bouns base dell'Hollow. E' un problema se le inserisco al termine di questa giocata? O le ho proprio ormai perse? =/

    Edit: modificato il titolo del post.
     
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    L'auto si ferma con uno stridere di freni davanti alla villa del tuo padrino mentre gli sgherri scaricano il tuo cadavere avvolto in un sacco mortuario e ti trascinano lungo i ben noti corridoidi villa Ivanovic. Infinite opere d'arte del valore di miliardi ti osservano con sdegno e altezzosità dall'alto delle loro cornici smaltate; malvolentieri segui il tuo corpo menomato fino ad arrivare a quella che comunemente è conosciuta come la stanza degli interrogatori: un enorme stanzone insonorizzato al cui centro vi è un rozzo tavolo di ferro.

    Lentamente adagiano i tuoi poveri resti sul lettino e se ne vanno lasciandoti solo con te stesso, nel vero termine della parola. Poi dopo alcuni minuti una parte del muro si ritrae lasciando passare uno schermo su cui appare il volto di Boris Ivanovich.

    Dimitri,Dimitri ragazzo mio come ti sei ridotto Mormora con fare triste rivolto verso di te
    Lo ricambi con uno sguardo di fuoco a cui lui incredibilmente risponde
    Non temere di dirmi quello che pensi ragazzo, io ti vedo . . . .

    SPOILER (click to view)
    Incredibile vero? Descrivi il tragitto, la villa se vuoi e le tue emozioni e reazioni oltre alla risposta (con dovizia di particolari mi raccomando^^)
     
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  5. Zoro_03
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    Bend in Chains 3 [Face2Face]

    29 Settembre 2008, 02:21
    San Pietroburgo, Villa di Boris Ivanovic
    [stanza degli interrogatori]

    Non avrebbe mai pensato che la notte della sua morte potesse essere tanto movimentata, oltre che strana. E dolorosa. Incredibilmente, stava infatti provando la sofferenza più grande della sua intera vita...dopo che questa era tragicamente terminata sul guardrail di un'autostrada di San Pietroburgo. La catena, irrequieta ormai da qualche minuto, occupava ogni suo pensiero. Gli faceva male, tanto da impedirgli di rivolgere la propria attenzione altrove, concentrandosi soltanto su un disperato modo per far cessare quell'agonia. Cercò di contorcersi, di strappare quel vincolo col suo cadavere distrutto, strattonò gli anelli viventi del suo macabro guinzaglio, ma nulla accadde. Oltre a generare altro dolore, ovviamente.
    Urlò, in preda all'esasperazione, ma nessuno parve sentirlo. Si accorse di avere le lacrime agli occhi, involontariamente scaturite dalla sofferenza stessa. Digrignando i denti, tentò ancora di liberarsi, senza esito. Solo allora l'auto si fermò, inchiodando e facendolo sbattere nell'angusto spazio del bagagliaio. Stranamente, nonostante fosse una sorta di "anima", era tangibile, concreto...come se fosse ancora vivo. Il portellone posteriore della Mercedes si spalancò, e gli scagnozzi di Ivanovic afferrarono il cadavere senza tanti complimenti, portandolo nella casa sorvegliata. Una dimora fin troppo familiare per Dimitri, che ci aveva passato anni interi alla corte del Signore di San Pietroburgo. Quel pensiero per un secondo lo distolse dal dolore, alimentando la sua rabbia ed il suo ardore.
    Ivanovic.
    Strinse la catena con la dritta, così forte da fermare le contorsioni dell'oggetto. Voleva vendetta, anche se non aveva la più pallida idea di come ottenerla, ridotto in quello stato. Seguì il proprio corpo all'interno della villa, camminando dietro i mafiosi che lo trasportavano. Nessuno si accorse della sua presenza, e ormai iniziò a fare l'abitudine a quella strana cosa. Era invisibile, e gli piaceva. Sembrava quasi che solo le opere d'arte di Boris potessero notarlo. Quadri rubati e mezzibusti greco-romani che lo osservavano dai loro occhi morti ed inanimati. C'era una inquietante severità nelle loro pupille immobili. Distolse il proprio, di sguardo, stringendo la catena con nervosismo. Il dolore si era attenuato, ma minacciava di tornare da un momento all'altro.
    Giunsero infine nella stanza degli interrogatori. Altro luogo assai familiare, visto sino ad allora da una prospettiva diversa, esterna. Entrarci, e dover rimanere là dentro da solo con il proprio cadavere a cui era legato da una catena vivente...non fu una bella esperienza. Per qualche istante si osservò. Vide un ragazzo morto, bruciato, orribilmente mutilato che giaceva sul tavolo di ferro per le autopsie e le torture di Villa Ivanovic. Vide la propria vita, sprecata e gettata al vento. Una gran rabbia si impadronì di lui, ed era ancora preda di essa quando il vecchio televisore Grundig si accese crepitando leggermente. Lanciò un'occhiata al volto sullo schermo, e nel riconoscerlo l'odio che covava nel suo animo crebbe, raggiungendo apici mai toccati prima.
    La voce di Boris Ivanovic rimbombò all'interno -e solo lì, visto che era insonorizzato- dello stanzino. Parlava da solo?

    CITAZIONE
    "Dimitri,Dimitri ragazzo mio come ti sei ridotto"

    Dapprima gli sembrò che il Boss stesse osservando e rivolgendosi al cadavere. Solo un attimo più tardi comprese che non era così, complici le parole dell'uomo dall'altra parte del tubo catodico.

    CITAZIONE
    "Non temere di dirmi quello che pensi ragazzo, io ti vedo . . . . "

    Sgranò gli occhi, a metà fra la paura e la sorpresa, con ancora una fiammella d'odio che non accennava a spegnersi. Gli ci vollero dei secondi molto lunghi per capire il senso di quella frase.

    «...»


    Fu difficile formulare qualcosa di sensato e pertinente, in quella situazione al limite del surreale. Si trovava in piedi, affianco al suo cadavere martoriato, a parlare con un uomo dentro una televisione. Fosse stata una barzelletta, avrebbe riso.
    Ma era la realtà, e non c'era nulla di divertente in quella notte di merda.

    «...cosa vuoi ancora, Ivanovic?»


    Il tono della sua voce era secco, freddo: un sussurro basso e roco. Strinse i pugni, fissando lo schermo. Non volle chiedere né della madre né della sorella. Sapeva già le risposte a quel genere di domande, e non aveva intenzione di sentirle. Tacque in attesa della replica, nel silenzio di quella fredda stanza, con il lezzo del suo cadavere che permeava l'aria.
    Una situazione ideale per il confronto che aveva atteso da una vita.
    Faccia a faccia con lui.
    L'uomo che l'aveva cresciuto...
    ...e ucciso.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Devo ammettere che mi sto divertendo parecchio =D
    Bel colpo di scena =)
     
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    «...cosa vuoi ancora, Ivanovic?»

    La figura sul monitor si chiude per alcuni istanti nel silenzio, poi con voce pacata ti risponde,mentre la luce si riflette per alcuni istanti sulla superficie di una catenina che sporge dal suo collo e su alcuni anelli.

    Figliolo, ti ho chiamato qui per tre ragioni
    Tace ancora per alcuni secondi come per riordinare pensieri sparsi

    Primo: voglio risposte, perchè mi hai tradito, perchè hai disobbedito ai miei ordini, cosa ti ha mai spinto a farlo: ti ho mai fatto mancare qualcosa? Ti ho raccolto dalla strada, ti ho dato un nome, un lavoro, soldi, potere perfino l'amore di un genitore; eppure mi hai deluso, hai deluso il tuo padre adottivo, me.

    Senti che la sua voce ha assunto un tono dispiaciuto, quasi triste: solamente non piange, Boris Ivanovich non l'ha mai fatto.

    SPOILER (click to view)
    Allora, questa è la tua occasione per raccontare quelle cose ancora non chiare del tuo background, sii estensivo (non come me ^^) e buona fortuna; complimenti ancora per il post
     
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  7. Zoro_03
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    Russia's Number One

    29 Settembre 2008, 02:22
    San Pietroburgo, Villa di Boris Ivanovic
    [stanza degli interrogatori]

    Il ritorno alla realtà fu molto brusco.
    Dimenticò all'istante la catena, la morte, il suo cadavere. Persino l'olezzo terribile della decomposizione che aleggiava nella stanza e che lui -inspiegabilmente- riusciva ancora a percepire, passò in secondo piano. Non era più il defunto Dimitri Raskalov, non era il corpo bruciato sul tavolo né la figura in piedi accanto ad esso. Era il numero uno. Il più pericoloso dei killer di Ivanovic, una pedina importante nelle mani della Mafia russa, in quella partita a scacchi con il mondo che l'organizzazione criminale stava senza dubbio vincendo. Era l'alfiere, il cavallo e la torre assieme. Un versatile strumento del Re. E gli era sempre piaciuto.

    CITAZIONE
    "Figliolo, ti ho chiamato qui per tre ragioni"

    Figliolo.
    Aveva la faccia tosta di chiamarlo ancora così dopo...quello che aveva fatto a lui, Katrina...e la mamma? Bastardo arrogante. Si soffermò ad osservare la catenina del Boss. Come dimenticarla? Gliel'aveva regalata lui, per lo scorso compleanno. Il 24 di Settembre. Nemmeno una settimana prima. Splendeva ancora come fosse nuova, intatta. Una croce al termine delle sottili maglie dorate, simbolo di una fede che non apparteneva ad Ivanovic. Ma ultimo "bacio di Giuda" dell'assassino ventunenne.

    CITAZIONE
    "Primo: voglio risposte, perchè mi hai tradito, perchè hai disobbedito ai miei ordini, cosa ti ha mai spinto a farlo: ti ho mai fatto mancare qualcosa? Ti ho raccolto dalla strada, ti ho dato un nome, un lavoro, soldi, potere perfino l'amore di un genitore; eppure mi hai deluso, hai deluso il tuo padre adottivo, me."

    Ogni debolezza lo abbandonò. Lasciò che rabbia, odio e fredda arroganza prendessero il sopravvento. Donò loro il suo animo per qualche minuto. Ritrovò se stesso, il crudele e strafottente omicida che tutta San Pietroburgo temeva. Fanculo mamma. Fanculo Katrina.
    Sorrise, incrociando lo sguardo di Ivanovic, con un'espressione di sfida e colma di malignità.

    «...non prendermi per il culo, Boris Ivanovic...»


    Chiamarlo per nome e cognome era diventata un'abitudine cui non riuscì a sottrarsi. Gli veniva naturale, come a tutti gli altri membri dell'Organizzazione, anche se a lui sarebbe stata concessa ben altra confidenza. La freddezza di Dimitri era famosa, fra le fila dei mafiosi, così come la sua passionale crudeltà.

    «...me l'hai insegnato tu, no?» Una pausa. Un passo in avanti, la mano sollevata e il palmo aperto verso l'alto. «Divide et impera»


    Sospirando, abbassò leggermente il capo e lo scosse sempre sorridendo.

    «Prima quel tuo compare...Sergej...com'era il cognome?...Petrov? Sì, Sergej Petrov. Sono queste le ultime parole che ha gridato prima che lo sgozzassi


    Non cercò lo sguardo del padrino, ben sapendo di aver con quella frase calpestato un terreno minato e pericoloso. Ma d'altronde ormai era morto. Non poteva importargli niente di niente.

    «Poi gli altri idioti del совет...avremmo messo in ginocchio l'организации in pochi giorni, Boris!»


    Era nel bel mezzo di un delirio di onnipotenza. Nei suoi occhi si poteva leggere chiaramente la follia, tintasi di un luccichio oscuro inquietante. La catena dal suo petto tintinnò mentre lui gesticolava preda della propria brama di potere.

    «Санкт-Петербург sarebbe stata nostra! Nostra! Niente più concorrenti, niente più perdite, e io sarei stato il più grande! Il Numero Uno dei sicari. Senza più...rivali»


    Abbassò lo sguardo, fissando con occhi persi lo schermo della tv. Una patina di lacrime copriva le retine, ma era rabbia e non tristezza la sua. Si passò la mano destra sul viso, tacendo per qualche istante. Inspirò, espirò.
    Sbuffando, cominciò a ridere. Sommessamente, e con sarcasmo.

    «Volevo solo prendermi ciò che mi spetta. Ma ormai sono morto, pare» Lanciò un rapido sguardo al cadavere, sollevando con la mancina la catena ed esaminandola stancamente «...ora spiegami tu una cosa, Boris Ivanovic. Cos'è questa roba?»


    Gli mostrò il suo strano guinzaglio, alzandolo ben in vista. Gli anelli tintinnarono nell'accompagnare il gesto del ragazzo morto.

    «E come fai tu a vedermi?»



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    -совет = "Consiglio"
    организации = "Organizzazione"
    Санкт-Петербург = "San Pietroburgo"

    Perdona l'abuso -sicuramente improprio- di termini russi XD E' solo per amor dell'interpretazione.
    Spero di aver soddisfatto la richiesta sufficientemente, in caso contrario provvederò più avanti se possibile =)
     
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    Ti guarda sconsolato poi solleva un sopracciglio in tono interrogativo, dal suo sguardo capasci che non era quello che si aspettava rispondessi....poi il suo corpo viene colto da un accesso di riso

    Ahahahah....tutto qui? E tu hai ucciso uno dei miei più fidati luogotenenti, dopo te beninteso, solo per avere più potere? Solo per...
    Si interrompe mentre la sua voce diventa tagliente come un rasoio
    Avidità? Mi deludi Dimitri,mi deludi davvero....

    Lentamente si china fino a sfiorare il terreno e da dietro la scrivania si alza tenendo in mano un accendino d'argento che mai hai visto prima; quindi con un rapido cenno della mano lo accende e se lo porta alla bocca per accendere una sigaretta.

    Comunque la seconda ragione per cui ti ho chiamato quà e per raccontarti cosa stà succedendo nel mondo parallelo al nostro...dimmi,ti è mai capitato di vedere dei fantasmi?

    SPOILER (click to view)
    Splendido post, davvero complimenti
    Sentiti libero di rispondere come ti pare
     
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  9. Zoro_03
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    Tell your children the truth

    29 Settembre 2008, 02:24
    San Pietroburgo, Villa di Boris Ivanovic
    [stanza degli interrogatori]

    Fra tutte le risposte che avrebbe potuto tollerare, non figurava certamente quella che Boris Ivanovic gli fornì. Si aspettava furia, rabbia, persino sarcasmo, dal Boss della malavita locale. Avrebbe potuto predire anche arroganza e qualche commento saccente. Eppure no, il suo "padre" adottivo si divertì a spiazzarlo, per l'ennesima volta in quella notte di merda.

    CITAZIONE
    "Ahahahah....tutto qui? E tu hai ucciso uno dei miei più fidati luogotenenti, dopo te beninteso, solo per avere più potere? Solo per..."

    Quella risata lo investì con forza, un urto paragonabile a quello -meno figurato e ben più reale- provato qualche ora prima, nell'abitacolo della sua Porsche. Digrignò i denti, incazzato.

    CITAZIONE
    "Avidità? Mi deludi Dimitri,mi deludi davvero...."

    Non rispose a quella sfida da ipocrita. Proprio lui gli veniva a fare la morale sull'avidità? Disgustoso. Parole simili, proferite da un uomo che aveva speso tutta la sua esistenza ad accumulare ricchezze inutili e a racimolare potere...suonavano come lo schifoso grugnito di un porco mai sazio, ed ancora lontano dal macello. Baldanzoso ed al tempo stesso arrogante. Lo odiò. Come mai l'aveva odiato prima d'allora.
    Poi però fu costretto a fermarsi, e riflettere.
    Lo vide accendersi una sigaretta -cosa che non accadeva spesso, considerata la predilezione di Boris Ivanovic per i sigari- e farlo con l'uso di un accendino argenteo che Dimitri non aveva mai visto. Lo scatto metallico fece trasalire il ragazzo, e la fiamma lentamente avvolse la punta della sigaretta. Quella si accese non appena il Boss ebbe inspirato leggermente.

    CITAZIONE
    "Comunque la seconda ragione per cui ti ho chiamato quà e per raccontarti cosa stà succedendo nel mondo parallelo al nostro...dimmi,ti è mai capitato di vedere dei fantasmi?"

    Inaspettatamente, la domanda non lo sconvolse. Aggrottando la fronte, abbassò lo sguardo per qualche istante. Osservò la catena che gli spuntava dal petto, e di sottecchi anche il suo cadavere, ormai prossimo cibo per i vermi. Si ritrovò a pensare, e vide quella situazione sotto una luce completamente nuova. Non aveva considerato l'ipotesi di essere diventato un fantasma, nemmeno per un attimo. E si diede dello stupido per quella mancata considerazione: un individuo esperto come lui avrebbe dovuto tener conto di ogni possibilità, e di ogni impossibilità. Gli era stato insegnato così: ragionare oltre quelle schematiche logiche tanto restrittive, sfruttare la mente in modi superiori per trovare sempre soluzioni ad ogni problema. Spesso, per crearle, quelle soluzioni.

    «...fantasmi? Non...» Rifletté ancora, prendendosi una pausa. «...di recente.»


    Sospirò, chiudendo gli occhi e riaprendoli un secondo dopo, fissando il proprio sguardo su quello di Boris Ivanovic. Un mezzo sorriso di sfida gli attraversava il volto, come un taglio arrogante sotto forma di labbra distorte.

    «Una bambina, un vecchio, una volta persino un ragazzo che conoscevo. Altri, probabilmente. Li ho sempre visti, e loro lo sapevano. Ma non mi sono mai fermato a parlarci. Erano solo persone. Morte o vive, non facevano differenza.»


    Scosse impercettibilmente il capo.

    «Erano inutili per i miei scopi. Nient'altro.»


    Ora nei suoi occhi poteva leggersi chiaramente una noia crescente. Mista ad una luce di curiosità latente che nacque dall'accenno di Boris a quel "mondo parallelo". Comprese di non doversi più preoccupare di molte cose, quale per esempio l'incolumità del suo cadavere, e si sedette comodamente sul freddo -ebbene sì, anche la sua percezione termica era ancora attiva- lettino, con le gambe a penzoloni e la schiena ricurva in avanti. Lanciò un'occhiata glaciale e ferma all'uomo nella televisione.

    «E tu, старый? Che ne sai di fantasmi e mondi paralleli


    Dimitri Raskalov iniziò a considerare quella notte non più come una macabra fine.
    Bensì come un nuovo, particolarissimo, inizio.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    старый = "vecchio"
     
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    Beh ragazzo,quando sei morto la tua anima, o konpaku come dicono i nostri compari d'oltreoceano, si è separata dal corpo ed è trattenuta insieme al corpo dalla catena dell'anima. Mi segui?

    Dice in tono condiscendente

    Adesso hai due possibilità, o la tua anima viene purificata da un dio della morte, o diventerai un mostro divoratore di anime, un hollow.

    Si quieta per lasciarti afferrare il senso delle sue parole, cosa non difficile da digerire tra l'altro; poi prosegue:

    Comunque sappi una cosa, tu non hai diritto di scelta....aspetta, dovrebbe essere quasi l'ora
    Sorride guardando l'orologio, anch'esso d'argento, legato al polso.

    Ah,la terza ragione per cui ti ho chiamato qui è per assistere alla tua punizione finale.

    Prima che tu possa dire qualcosa la catena sul tuo petto si anima ed inizia ad autodivorarsi con foga, nello stesso istante un dolore atroce ti colpisce al petto facendoti quasi svenire.

    E' iniziata la corrosione; le ultime parole che senti sono le beffarde punzecchiature di Ivanovich
    Buon divertimento Tovarish....

    SPOILER (click to view)
    Descrivi la tua corrosione, fin quasi al termine della catena^^

    Tovarish...detto giusto?
     
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  11. Zoro_03
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    Debts and Bounds 2 [Hunger for the Angrier]

    29 Settembre 2008, 02:27
    San Pietroburgo, Villa di Boris Ivanovic
    [stanza degli interrogatori]

    Fu un inizio sempre più confuso e doloroso.
    Anche se alcuni piccoli tasselli andavano a comporre con precisione quel mosaico di eventi bizzarri che l'aveva visto protagonista nelle ultime ore, Dimitri non riusciva a credere a quanto stava apprendendo. Per di più, la sorpresa vera e propria era scoprire che Boris Ivanovic sembrava essere a conoscenza di ogni minimo dettaglio di quella strana, incredibile storia.

    CITAZIONE
    "Beh ragazzo,quando sei morto la tua anima, o konpaku come dicono i nostri compari d'oltreoceano, si è separata dal corpo ed è trattenuta insieme al corpo dalla catena dell'anima. Mi segui?"

    Effettivamente faticò a seguire il Boss della malavita. Anima? Konpaku? Aveva senso, ma era comunque difficile da credere e realizzare. Abbassò lo sguardo, osservando con attenzione la catena che lo legava al corpo. Come spiegazione, non faceva una piega. Era sufficiente a dare un perché a quel suo legame forzato, e anche alla sua presunta invisibilità ai più.

    CITAZIONE
    "Adesso hai due possibilità, o la tua anima viene purificata da un dio della morte, o diventerai un mostro divoratore di anime, un hollow."

    Diventare un dio? Cosa voleva dire, con quella frase? L'altra parola, poi...hollow. Non l'aveva mai sentita prima d'ora. L'idea di divenire un divoratore di anime, tuttavia, lo solleticò per qualche istante. Prima che ovviamente Boris Ivanovic si impadronisse ancora della scena, dal suo ufficio oltre il tubo catodico della tv.

    CITAZIONE
    "Comunque sappi una cosa, tu non hai diritto di scelta....aspetta, dovrebbe essere quasi l'ora"

    Lo vide scrutare l'orologio d'argento che portava al polso, altro pezzo d'antiquariato rubato chissà dove, chissà quando.

    CITAZIONE
    "Ah,la terza ragione per cui ti ho chiamato qui è per assistere alla tua punizione finale."

    Il mondo parve esplodere nella sua testa, comprimendola e pressando sulle tempie come una pressa potente. Lanciò un urlo improvviso che coprì le parole del suo "padre adottivo", crollando in ginocchio improvvisamente, preda di un dolore mai provato fino ad allora, nemmeno durante le contorsioni della sua bizzarra catena. Manco a dirlo, la causa di tutta quella sofferenza era di nuovo l'oggetto di metallo che gli spuntava dal petto. Tuttavia, questa volta ci furono delle differenze che Dimitri, suo malgrado, non mancò di notare. Se precedentemente, infatti, gli anelli del suo guinzaglio si limitarono a muoversi come animati da una forza propria, in quell'apoteosi di dolore si distaccarono dal cadavere bruciato di se stesso.
    Sembravano intenti a...mangiarsi l'un l'altro.
    Con le lacrime agli occhi per colpa dell'incredibile calvario, il russo si scoprì ad aver afferrato la catena con forza, tirandola, cercando in qualche modo di alleviare le sue pene. Nulla fu d'aiuto, quelle piccole bocche fameliche apparse sulla catena azzannavano l'aria e se stesse, in una bramosa ricerca di cibo. Il ragazzo cadde in posizione fetale, scalciando, contorcendosi in convulsioni disumane, e pian piano sentì il dolore attenuarsi. Strizzò gli occhi, cercando con lo sguardo i resti del suo vincolo terreno. Li vide acquietarsi lentamente, come se avessero deliberatamente deciso di prendere una piccola pausa.
    Ansimando, si rimise carponi.
    Tossì sangue, e lanciò un'occhiataccia allo schermo della tv, in cui Boris Ivanovic spiccava ancora, solo e maligno.

    «Tu...» Scattò in piedi, furioso. Si scagliò sulla televisione, afferrandola e gettandola al suolo. «...lurido Bastardo!!»


    Il Grudnig si distrusse in mille pezzi al contatto con il pavimento. Uno sfrigolio elettrostatico accompagnò la morte dell'elettrodomestico, mentre il furioso killer defunto ne guardava i cocci ansimando. Si voltò, e vedendo la porta della stanza corse in quella direzione. Afferrò la maniglia, fece per girarla...
    ...e in quel momento la corrosione riprese. Colpito come da una scarica di cento AK47 dritto al cuore, fu costretto a lasciare la presa, cadendo di schiena sulle fredde mattonelle, stringendo ancora una volta la causa di tutto il suo male. Non riusciva a strapparla, come avrebbe voluto, né a fermare il suo auto-nutrirsi. Urlava, ma la corrosione stessa rumoreggiò oltre le sue grida, riempendo la stanza di rumori e suoni strazianti.
    Ancora una volta parve fermarsi, con calma.
    Boccheggiante, Dimitri si alzò tremando. Gli era completamente sconosciuta la motivazione di tanta sofferenza, e anche le eventuali soluzioni per farla finita. Sapeva soltanto che la catena era ormai oltre la metà, e che l'ultima parte di corrosione appena subita era stata dieci volte più dolorosa della precedente. Non osò immaginare dunque come sarebbe stata la successiva. O le successive.
    Un brivido gli attraversò la schiena, e mentre ancora si chiedeva quanto male avrebbe ancora dovuto sopportare, fu assalito da una sensazione familiare, che in quel momento e con quell'intensità lo sorprese notevolmente.
    Aveva fame.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Chiedo scusa per il ritardo ^^
     
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    Con uno scatto metallico la gabbia si aprì rilasciando il suo carico letale: una creatura di dimensioni abnormi avanzò stisciando lasciando sul suo cammino una scia di liquido verdastro. Pian piano avanzò lentamente, metro dopo metro, verso la luce.

    [stanza degli interrogatori]

    La corrosione continua, inarrestabile, dolorosa. Gli anelli si staccano sonoramente, uno dopo l'altro fino ad esaurirsi. Poi il tuo corpo spirituale esplode lasciando posto ad una nuova creatura, le cui fattezze si rivelano poco a poco: prima il ghigno di un teschio glabro, poi....

    SPOILER (click to view)
    Descrivi il momento del termine della corrosione, e poi le tue nuove bestiali fattezze con estrema precisione
    (mi sei mancato, mi annoiavo^^)
     
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  13. Zoro_03
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    Debts and Bounds 3 [Black and White]

    29 Settembre 2008, 02:30
    San Pietroburgo, Villa di Boris Ivanovic
    [stanza degli interrogatori]

    Per quanto si fosse preparato psicologicamente a qualsiasi dolore, per quanto avesse sopportato in silenzio quel che la vita gli aveva riservato, non fu affatto pronto alla prova finale, quella della morte. L'ultima corrosione. Un evento che avrebbe fatto vacillare chiunque. Persino lui, persino Boris Ivanovic non avrebbe saputo superare la prova senza un grido.
    Sopraggiunse all'improvviso, avviluppando nuovamente Dimitri nella morsa di dolore che tanto bene stava conoscendo negli ultimi minuti. Fu più forte della fame, delle urla, dello stesso freddo glaciale di San Pietroburgo. Sovrastò ogni altra sensazione, sbaragliando emozioni, pensieri, spegnendo il cervello del ragazzo e costringendolo ad una sorta di allarme rosso nervoso costante. Riuscì a stento a osservare in basso, e vedere cosa stesse succedendo. Se nelle precedenti corrosioni erano stati solo gli anelli più distanti della catena a mostrare delle bocche fameliche ed inquietanti, ora l'intero guinzaglio metallico si animò, contorcendosi su se stesso con violenza. Il killer della mafia russa, costretto a terra dall'immane sofferenza, urlava. E più urlava, più soffriva. Era un circolo vizioso devastante che non lasciava scampo. Solo, anche se in quel momento non si soffermò troppo a pensarci, Dimitri si chiese come si potesse sopravvivere a qualcosa...pur essendo già morti. In quella situazione paradossale, finalmente l'agonia cessò. Pochi istanti, che durarono più a lungo per effetto dell'improvvisa calma ritrovata, durante i quali il giovane mafioso riuscì a scorgere un buco là dove era ancorata precedentemente la catena. Un foro sul suo petto, ampio, che si apriva lentamente, lasciando cadere l'ultimo anello del suo vincolo terreno.
    E mentre Dimitri Raskalov perdeva ogni contatto con la vita e la ragione, sentì qualcosa di forte impadronirsi del suo corpo -o konpaku-. Fame, brama insaziabile e potente.

    «AaAaAH!!!»


    Una parte del suo viso fu invasa da una sostanza biancastra, della consistenza della porcellana più pregiata, dapprima liquida poi sempre più solida. Lo ricoprì, chiudendogli la bocca.
    Tacitando le sue grida.

    Era seduto su una panchina fredda, di marmo. Attorno a lui non c'era più la stanza degli interrogatori, solo una stazione della metropolitana. Gli sembrò familiare. Dai pannelli pubblicitari, alla spazzatura, ai fogli di giornale buttati per terra.
    Si trovava a San Pietroburgo, da qualche parte sottoterra.
    O almeno così credette.
    C'era però qualcosa che non andava. Era seduto dalla parte sbagliata della panchina, come se il mondo fosse sottosopra. Fece per alzarsi, ma d'improvviso quel mondo si rivoltò su se stesso, riacquistando la normale posizione. Di fatto, cadde al suolo come un sacco di patate. Non sentì tuttavia alcun dolore, e questo gli parve strano. Era vestito come poco prima, come nella stanza degli interrogatori, ma quando portò la mancina al petto non sentì né catena né foro.
    Ad un certo punto, senza preavviso, da uno dei tunnel della metro scaturì un potente ruggito. Allarmato, si sollevò in piedi, cercando un arma. L'istinto da assassino gli suggeriva infatti di doversi difendere...da qualcosa.
    Un altro ruggito, dal tunnel opposto, scosse la stazione.
    Si allontanò. Un passo dopo l'altro, prese ad indietreggiare, spaventato. Era una paura, la sua, mai provata prima di allora: terrore primordiale sconsiderato. Fu fermato da un ostacolo alle sue spalle -la panchina, ora rivolta per il verso giusto- e crollò seduto su di essa, trasalendo.

    «Hai paura, Dimitri?»

    La voce proveniva da una delle colonne della sporca fermata della metro. Dietro di essa fece capolino una figura, un ragazzo il cui aspetto lasciò di stucco Dimitri. Era...lui. Una copia di se stesso, dalla pigmentazione e dall'abbigliamento cromaticamente speculari ai suoi.
    Si fece avanti, sorridendo. Le mani in tasca, il passo sicuro, il ghigno malefico...ne facevano una versione del mafioso ancor più spaventosa.

    «Cos'è quella faccia? Temi persino te stesso

    Rise, ma il suono che scaturì dalle sue labbra fu come unghie che raschiavano su una lavagna, tanto era cacofonico.

    «Stai pure lì seduto, goditi lo spettacolo. Ora tocca a me andare in scena»

    Allargò il suo sorriso, mentre raggiungeva il suo clone "originale". Gli afferrò la spalla.
    Ed il mondo divenne un vortice di bianco e nero, governato dalla fame.



    Digrignò i denti, in un ringhio basso e roco.
    Battendo le palpebre, vide il mondo nuovamente come l'aveva lasciato. Fredde pareti di metallo, glaciale pavimento, un televisore rotto ed un cadavere. Il suo cadavere. Si sentiva strano. Più forte, più agile...persino più pericoloso. Un lieve mal di testa lo accompagnò mentre muoveva i suoi primi passi, come un bambino appena nato. Diresse la propria andatura caracollante verso lo specchio a due vie della stanza. Stranamente, non si sentì spaventato o preoccupato da ciò che vide. Sollevando una mano zampa toccò dolcemente il vetro, ed il suo gemello riflesso fece lo stesso.
    Era diventato una sorta di bestia.
    Il suo volto era sparito, per lasciar spazio ad una maschera ghignante dalle fattezze scheletriche. Denti aguzzi spuntavano dall'ossea bocca priva di labbra, ed una folta barba -o peluria, che dir si voglia- gli pendeva dal mento. Era come ricoperto da un carapace sottile sul capo e sulla nuca, che scendeva lungo tutta la spina dorsale...e proseguiva oltre! Schioccò istintivamente la coda, e la vide muoversi ampiamente dietro di sé nello specchio. Un'arma enorme e stupenda.
    Se ne compiacque, ormai dimentico della propria precedente esistenza.
    Sul petto striature bianche e nere orizzontali davano un colore a quella sua nuova forma, interrompendosi solo all'altezza dello sterno. Là dov'era situata prima la catena, ora sorgeva un buco che attraversava da parte a parte il fisico del mostro.
    Hollow.
    Era quello il nome che Ivanovic aveva usato?
    Nella sua mente i ricordi erano così confusi...sentiva solo la fame. Quella sì che era chiara.
    Si voltò, sollevando un esile, ma palesemente forte braccio. Non ci fece caso, ma poteva far conto su quattro dita, non più cinque. D'altro canto, in cambio di quella protuberanza perduta per ogni mano, aveva guadagnato artigli da predatore, degne conclusioni di appendici affusolate e acute. Notò di aver preservato delle parvenze umanoidi, ma ben presto si trovò a camminare a quattro zampe. Gli era più facile, come se fosse istintivo per lui muoversi a quel modo.
    Si arrestò solo dinnanzi alla porta, pronto a bussare con forza, per andare alla ricerca di cibo.



    SPOILER (click to view)
    CITAZIONE
    Chiedo scusa per il colore dei dialoghi del "Dimitri-Hollow", ma per una frivola questione estetica ho preferito mantenerli bianchi. ^^
    Spero non sia un problema.
     
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    Ancora avanzava, lentamente, ansimando di fatica; proseguiva, spinta dal desiderio di vendetta e di libertà. La scia proseguiva, la meta era vicina; e con essa la luce.

    [Studio di Boris Ivanovich, Mosca]

    Il boss della malavita russa ancora si divertiva ad osservare il suo nuovo gicattolo attraverso leinvisibili telecamere nascoste nel complesso della prigione.
    Il telefono squillò; le note nostalgiche dell'inno della marina russa si persero nel vuoto della sala.
    L'uomo afferrò un cellulare bianco decorato con una croce d'argento e aprì il fronte rispondendo scocciato.
    Pronto? Ah,sei tu. Si, ho capito, vieni pure quando vuoi, questo sembra promettente sai? Ci sarà da divertirsi..

    SPOILER (click to view)
    Perfetto, adesso apri pure la porta, ti troverai a percorrere un lungo corridoio, approfittane per testare le potenzialità del tuo nuovo corpo^^
    Fermati al momento dell'uscita dal corridoio.


     
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  15. Zoro_03
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    Door after door

    29 Settembre 2008, 02:30
    San Pietroburgo, Villa di Boris Ivanovic
    [stanza degli interrogatori]

    Ci sono porte che andrebbero lasciate chiuse, ed altre di cui nemmeno si dovrebbe venire a conoscenza. Una, Dimitri, l'aveva già varcata nel corso di quella notte. Era il collegamento fra il mondo reale -quello fatto da oggetti, cose tangibili, persone- e quello surreale in cui era stato gettato con forza, composto da parole sconosciute, creature mostruose e dolore. Tanto dolore. Il mondo della morte, che continuava con una nuova vita, ed un nuovo corpo. Più forte, più contorto e disgustoso.
    Mosse la mano artigliata ed afferrò la maniglia della porta. Nonostante fosse cambiato tanto, sentiva di poter fare qualsiasi cosa con quelle appendici, le avvertiva come versatili. Mentre girava il freddo pomello metallico, uno scatto annunciò l'apertura della porta. La trasse a sé, ringhiando sommessamente in un ghigno malevolo inquietante. Non aveva più molta possibilità di variare la sua espressività: la maschera di cui si fregiava era flessibile, ma fino ad un certo punto. Batté i denti come prova avanzando nel corridoio oscuro, illuminato solo da fioche luci alle pareti. La vastità di quello spazio familiare lo spinse a fare alcune rapide prove. Saltò improvvisamente sul muro alla sua sinistra, piantando saldamente gli artigli delle quattro zampe nell'intonaco. L'appiglio resse, e cominciò a camminare in verticale, scorticando calcinaccio ad ogni incerto passo, perforando con le dita quanto bastava per reggersi in equilibrio. La coda veniva gestita puramente da un rinnovato istinto, come una funzione di background del suo cervello. Gli riuscì facilmente di muoverla in modo che non risultasse d'impiccio nel suo incedere, falciando l'aria sinuosamente.
    Con un sorrisetto compiaciuto, si gettò nuovamente sul pavimento. Assunse una posizione eretta, camminando con le sole zampe posteriori. Leggermente ricurvo in avanti, dovette stavolta fare un piccolo sforzo per mantenere l'equilibrio, e sfruttò con sapienza inaspettata il quinto arto di cui era diventato padrone da pochi istanti. La sua vita da giovane assassino era già un ricordo, del quale non si curava ormai più. Era mosso da fame, rinata dopo la mutazione e attimo dopo attimo sempre crescente. L'avvertiva con chiarezza, quella sensazione di vuoto nello stomaco, intervallata da fitte irregolari ed intense, che lo avvertivano della carenza di cibo. E tuttavia non era nutrimento materiale quel di cui sentiva il bisogno, ma qualcosa di più complesso, raro, appagante. Ancora non capiva, solo l'istinto gli diceva dove andare e cosa cercare: era a caccia di un'anima.
    Il corridoio piegava a sinistra con un angolo di 90°, senza alternative. Riconobbe quella parte della casa, fermandosi prima della svolta. Acquattatosi, annusò l'aria per verificare che fosse libero dall'altra parte. Non riuscì a comprendere nell'immediato, e la furia della belva che era divenuto prese il sopravvento. Dalla posizione accovacciata che aveva assunto, scattò in alto ed in avanti, verso la parte alta del muro dinnanzi a lui. In un rapidissimo movimento, impattò sulla parete con le quattro zampe e subito si diede un'altra spinta verso la parete opposta. Girò così l'angolo rapidamente e con movimenti inaspettati, in modo che se qualcuno avesse voluto sparargli addosso avrebbe avuto vita difficile. E nel frattempo si affidava ad un senso più sicuro dell'olfatto: la vista. Notò con dispiacere di essere solo nell'andito delle opere d'arte. Si lasciò dunque cadere ancora a terra, carponi, con un ringhio flebile. Fece scattare la coda con uno schiocco verso un mezzobusto di origine romana. Lo frantumò in mille pezzi per sfogarsi, passando oltre senza arrestare i propri passi.
    L'elasticità innaturale dei suoi nuovi muscoli comunque lo sorprese positivamente. Scoprì di avere un vero e proprio arsenale fisico a disposizione, cosa che non poteva che far piacere ad un assassino come Dimitri. E mentre la fame aumentava, il mostro percorreva ancora il lungo corridoio, senza intravederne la fine.
    Era sempre stata così estesa, quella parte della villa? Oppure era semplicemente l'insaziabile brama che lo colpiva a far apparire l'andito tanto immenso? Cominciò a non poterne più.
    Svoltava persino gli angoli senza curarsi delle eventualità, mosso soltanto da fame e desiderio. Fortuna volle che finalmente giungesse presso una fine. All'altro capo della sezione di corridoio in cui si trovava ora riuscì a vedere una porta. La distanza e la poca luce gli impedivano di vedere se il varco fosse aperto o chiuso. Non ricordava neppure dell'esistenza di quell'uscio, ma ogni pensiero era subordinato alla bramosia di cibo, quindi non si preoccupò di nulla.
    Accelerò la camminata a quattro zampe, come un lupo che finalmente ha fiutato la preda.
     
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